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Lazio, l'ex ds Tare: 'Lotito fondamentale per me. Sarri un grande allenatore, ma fuori dal campo...'
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ADDIO ALLA LAZIO - "All’inizio è stato strano non dover più pensare alla Lazio. Poi mi sono abituato e oggi cerco di riempire le giornate con la possibilità di conoscere meglio tanti campionati europei, visitare stadi, club, per conoscere un po’ le diverse mentalità. Non ho rabbia per come è finita. Era un mio desiderio. La Lazio la porterò sempre dentro di me, ovunque; è stata la più bella esperienza della mia vita. In 18 anni ho vissuto momenti brutti e belli, ma avevo capito che il mio ciclo era terminato e ho cercato di trovare il momento giusto per andarmene. L’uscita è stata dolorosa i primi mesi, ma ora sono ricaricato. Sarò sempre un tifoso della Lazio. Negli ultimi anni vedevo la crescita della società e questo volevo come obiettivo. Capivo che le possibilità non erano più le stesse, le aspettative più grandi e ho capito che sarebbe arrivato anche per me la necessità di cercare altro. Ho parlato con Lotito e gliel’ho detto, per me era giunto il momento e volevo lasciare la società nel momento giusto, perché il mio legame era molto forte".
LOTITO E SARRI – "Lotito per me è stato fondamentale. Una persona che mi ha dato tanto, alla quale sarò sempre grato. In 15 anni ci sono state proposte di altri club, ma li rifiutai anche per riconoscenza verso di lui. Abbiamo un legame forte. Abbiamo avuto discussioni, ma lui aveva una capacità di scordarsi subito di un litigio e di andare avanti. La fine della nostra storia è come la fine di un rapporto consumato negli anni ma che rimane sempre un rapporto bellissimo. I nostri erano litigi per fargli capire il percorso che deve avere una società, soprattutto sul lato tecnico. Sarri sul campo è molto bravo, mentre fuori è difficile creare un rapporto e comunicare con lui. Non è una novità, ovunqnue è stato ha avuto questo carattere difficile da gestire. La scelta fatta 3 anni fa di puntare su di lui era perché si chiudeva l’era di Inzaghi e dovevamo creare un progetto completamente scioccante, opposto. Fu una scelta mia condivisa con Lotito. Non ho mai avuto problemi con Sarri, me lo confermò anche in una cena che ebbi con lui alla fine. Abbiamo due modi di vedere il calcio, ma le due visioni dovevano combaciare per il bene della società. I meriti del secondo posto dello scorso anno vanno a lui e alla squadra".
RETROSCENA DI MERCATO – "Quando fai questo mestiere pensi al primo colpo: Brocchi fu la mia prima scelta ed Hernanes fu il mio primo grande colpo. Tutti erano convinti che non lo avrei portato alla Lazio, perché aveva tante squadre su di lui, ma la mia esperienza fu bellissima perché in 8 giorni in Brasile conobbi il suo agente, che aveva un un modo di fare spettacolare, quasi da film. Su di lui c’era anche un’altra trattativa, con il Lione, Hernanes però ci preferì per la passione. Un colpo sfumato all’ultimo invece fu Cavani. E anche Kim, che poi andò al Fenerbache. Trattative nascoste non ce ne sono state. Lotito è una persona che si affeziona, non gli piace fare cessioni. Le cessioni sono state fatte per le richieste dei giocatori. Non abbiamo mai trattato la cessione di Ciro immobile, un club cinese ha offerto 50 milioni ma per cedere un giocatore come Ciro significa cedere un pezzo della storia di questo club. Lui sta soffrendo perché ha bisogno di sentire la fiducia addosso, ma non è ancora arrivato alla fine, perché è ancora in grado di essere un attaccante da doppia cifra. Immobile veniva da 2 esperienze non positive. Con lui non fu amore a prima vista, ma che crebbe nel tempo. La media dei gol fatti da lui è irreale, perchè è sempre stato un attaccante che ha sempre fatto circa 24-25 gol all’anno".