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    Atalanta, Carnesecchi: 'Io alla Lazio? Non tutti i mali vengono per nuocere... Ho firmato il rinnovo'

    Atalanta, Carnesecchi: 'Io alla Lazio? Non tutti i mali vengono per nuocere... Ho firmato il rinnovo'

    Il portiere dell'Atalanta, Marco Carnesecchi ha dichiarato in un'intervista alla Gazzetta dello Sport: "Sono felice e orgoglioso di far parte di una squadra che se la sta giocando con le big, vuol dire che sto lavorando bene. La parata di domenica a Genova su Gudmundsson? Finora è stata la più importante e per dirla tutta sono stato anche un po' fortunato, la più bella l'avevo fatta su Pereyra a Udine". 

    SUL MERCATO - "Se a giugno 2022 non mi fossi operato alla spalla, forse oggi sarei alla Lazio? Non lo so, ma non tutti i mali vengono per nuocere. Quell'imprevisto mi ha fatto capire quanto è necessario essere professionisti: per giocare ad alti livelli riducendo al minimo il rischio di infortuni bisogna avere pazienza e un metodo di lavoro importante. Il direttore D'Amico è venuto a cena a Cremona, abbiamo chiarito un po' di cosette del passato e mi ha fatto sentire quanto l'Atalanta voleva che tornassi. Il rinnovo del contratto fino al 2028 è un grande segnale di fiducia del club, ma in realtà me l'ha sempre fatta sentire. Il giorno che ho firmato, mi è tornata in mente quella telefonata del mio procuratore, gennaio 2017, ero un ragazzo del Cesena: 'Domani andiamo a Bergamo, ti prende l'Atalanta'. E sono stato felice non solo per me, ma anche per i miei genitori che mi hanno sempre aiutato: un premio per me, ma pure per loro". 

    CHAMPIONS - "A marzo ci aspetta un tour de force complicatissimo: più pensiamo lontano e peggio è, perdiamo energie invece di utilizzarle per crescere ancora, visto che non abbiamo ancora toccato il nostro punto più alto. Non è che non ne vogliamo parlare, anzi, ma è meglio farlo più in là, tipo ad aprile". 

    LA NAZIONALE - "Da quando sono piccolo è un obiettivo. Il sogno, adesso, è essere convocato per l’Europeo". 

    GASPERINI - "Mi ha detto di giocarmi bene le mie carte. Se il mister ti dà una maglia non è per sempre, se non lavori bene e sempre. Non ti fa mai accontentare: mi sento un giovane molto fortunato ad essere allenato da lui. A Cremona uscivo tanto, forse anche troppo: ho ritrovato la fiducia di andare sulle palle alte, e fa la differenza. E poi il mister cerca di modernizzarmi, vuole che migliori soprattutto nel gioco da fondo campo con i piedi, per trovare l'uscita migliore, e a questo invece non ero granché abituato". 

    MUSSO - "Non ero abituato all'alternanza, ma era giusto: Musso è un grande portiere e stava facendo bene. Facciamo un mestiere complicato, è un ruolo che ha bisogno di misure, certezze: non è stato semplice, ma ora ho un'esperienza importante in più nel mio bagaglio". 

    LA SVOLTA - "Quel rinvio sbagliato con il Napoli, che ha portato al gol di Elmas e alla nostra sconfitta, mi ha fatto bene, mi ha scosso. Erano ancora i tempi dell'alternanza, potevo cadere in pensieri negativi e invece mi dissi: no, Marco, questo non sei tu. O ti vuoi nascondere ancora dietro all'alibi del 'gioco poco'? Poi la sconfitta di Bologna, eravamo tutti incavolati neri, e io non mi sono più fatto la domanda 'Sono pronto? Non sono pronto?'. No, mi sono chiesto: 'Cavolo, Marco: cosa puoi fare ancora di più?' L'età non deve essere una scusa. Oggi nel calcio il giovane è ben visto, non deve trovarne. I giocatori più maturi possono essere più lucidi e sicuramente io non mi sento al top della maturità, anche se un po' della gavetta che serve a sapere come comportarsi ho avuto la fortuna di farla. Ma se arrivi a giocare a un certo livello, avere 20 anni o 30 conta fino ad un certo punto: devi dimostrare di poterci stare e basta". 

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