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    Lazio: tutti i meriti di Pioli

    Lazio: tutti i meriti di Pioli

    • Marco Anselmi
    Gli esperti di calcio si divertono a dividere in percentuale i meriti degli allenatori: c’è chi dice che non incidono più del 20%, del 30% e per i più trasgressivi si arriva ad un buon 50%. Nessuno però aveva mai visto la Lazio di Pioli, arrivato tra i mugugni di tutti e tra lo scetticismo generale il tecnico di Parma non si riteneva all’altezza del compito di una grande squadra e soprattutto di una piazza esigente che oltre allo sconforto per una stagione non di certo positiva - quella dello scorso anno - continua a combattere la propria dirigenza per una serie di motivi che andavano e vanno oltre le mere circostanze sportive. Si era pensato a Donadoni, poi ad Allegri ed alla fine è arrivato Stefano Pioli.

    Ad Auronzo di Cadore i primi segnali del buon lavoro si iniziavano a vedere, ma durante le preparazioni estive tutto sembra più bello: gol a valanga contro squadre inferiori per cifra tecnica e tanti sorrisi. Nessuno poteva aspettarsi che quei visi rilassati potessero essere il preludio a tutto quello che sta avvenendo ora nella Capitale. E pensare che Pioli, proprio lui, era stato ad un passo dalla Roma… Le sue modalità di lavoro hanno subito impressionato, anche il suo carattere sempre molto disponibile con i tifosi tra le tre cime di Lavaredo ed anche a Formello. Allenamenti intensi ma sempre studiati per far divertire e lavorare sodo i giocatori, creando una sana competitività tra tutti gli interpreti ed un mercato che, rispetto alle passate stagioni ha di certo aiutato a far sì che tutto questo riuscisse con maggiore facilità. 

    In Germania la prima composizione di fiori regalata ai tifosi: tutta la squadra abbracciata a cantare l’inno della Lazio, un video che è diventato poi virale tra tutti i laziali, una scena simile a quella vista ieri a fine gara contro il Napoli. Il campionato però non inizia nel migliore dei modi, qualche sconfitta di troppo ed una mentalità ancora non recepita da chi va in campo. La stessa mentalità che con il tempo però è diventata il punto di forza di questa squadra: gruppo unito, nessun singolo è più importante dell’obiettivo comune, tutti corrono per tutti e corrono tanto, pressing, predominio territoriale nella metà campo avversaria ed inserimenti dei centrocampisti. Otto attaccanti - i tre davanti, i tre centrocampisti ed i due terzini - ed altrettanti giocatori che aiutano in fase difensiva, un ingranaggio perfetto che ha funzionato praticamente sempre, nonostante gli infortuni, nonostante lo scetticismo.

    Per non parlare poi della gestione dei giocatori, alcuni in particolare: Felipe Anderson era un giocatore praticamente fuori da ogni tipo di formazione titolare, quasi etichettato come biodone girava per Formello alla ricerca di qualcuno che gli desse la fiducia che gli serviva e, complice anche l'infortunio di Candreva, ha iniziato con una serie di partite incredibili che lo hanno fatto diventare il giocatore più forte della Serie A. Il brasiliano più che ritrovato, si è trovato grazie alla continuità che gli ha datoil tecnico, alle motivazioni ed agli stimoli che Pioli ha saputo trasmettergli e lui per ingraziarlo è sbocciato. Chi invece si è ritrovato è stato Marchetti che nel girone di ritoro della scorsa stagione non ha quasi mai giocato ed ora invece è tornato ad essere decisivo come un paio di stagioni fa e si è riguadagnato anche la nazionale. Berisha dal canto suo invece ha risposto presente quando la Lazio aveva bisogno di lui ed ha giocato sempre discretamente. Infine Keita, il ragazzino terribile che l'anno scorso aveva fatto impazzire i tifosi quest'anno ha trovato meno spazio ma soprattutto nell'ultimo periodo è diventato decisivo. Anche a lui il mister ha dato qualcosa di importante, anche a lui ha fatto capire che l'io, viene dopo del "noi e si è meso a disposizione dei compagni, non ha ancora trovato la via del gol ma ha trovato la via del "far fare gol" che forse, è più importante. Il gol prima o dopo arriverà.

    Dire che Pioli è l’uomo in più di questa Lazio non è sbagliato, anzi forse è la definizione più esatta che ci possa essere perché altri allenatori in passato non sono riusciti a dare quello che sta dando lui - sicuramente con un mercato e in un contesto diverso - ma alle parole sono seguiti i fatti, si vedono in campo a prescindere da come finirà il campionato lui ha già raggiunto il suo obiettivo. Ora servono le percentuali della sua incidenza sui successi biancocelesti…fate voi!

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