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  • La rabbia, le occasioni e pure gli assist. Questo Vlahovic può bastare alla Juventus?

    La rabbia, le occasioni e pure gli assist. Questo Vlahovic può bastare alla Juventus?

    • Cristiano Corbo, inviato a Torino
    In una serata in cui la Juventus ha scelto di parlare chiaro, rispondendo con voce ferma alle domande del campionato, Dusan Vlahovic ha deciso di cambiare tono. Non ha urlato, non ha cercato la ribalta a tutti i costi. Ha preferito scrivere sottovoce, ma con l’inchiostro indelebile dei gesti che contano. Quelli che fanno la differenza anche se non finiscono sulle copertine.

    ANCHE SENZA GOAL - Contro il Lecce non segna, è vero. Ma chi guarda solo ai goal rischia di perdersi una storia che merita di essere letta tra le righe: Vlahovic è stato protagonista nella maniera meno ovvia e forse proprio per questo più interessante. È stato il filo che ha cucito insieme le trame bianconere, l’uomo che ha trasformato palloni grezzi in opportunità lucide. Due assist, due lanci che hanno tracciato la strada di una vittoria che Tudor aveva immaginato nitidamente prima ancora di vederla accadere.

    COME TUDOR - Perché sì, questa Juventus somiglia già un po’ al suo nuovo allenatore. Diretta, verticale, intensa. Tudor non ha avuto paura di rimescolare, di osare. Ha rimesso al centro Koopmeiners, l’ha fatto segnare dopo appena due minuti. Ha ridato a Yildiz le chiavi della trequarti. Ma soprattutto ha tenuto Vlahovic dentro il cuore della manovra, rendendolo meno terminale e più trampolino. E DV9 ha risposto con maturità, consapevole che il peso di una partita si può misurare anche con i passaggi giusti, non solo con i goal.

    La rabbia, le occasioni e pure gli assist. Questo Vlahovic può bastare alla Juventus?

    I NUMERI - In 67 minuti ha toccato 35 palloni, ne ha distribuiti con criterio 18 su 22, ha lottato (e vinto) due duelli a terra. Ma sono quei due assist — piccoli capolavori di tempismo e altruismo — a raccontare meglio la sua serata. E non è un caso che questo accada alla sua centesima presenza in Serie A con la Juventus: come se in questa cifra tonda ci fosse il simbolo di un’evoluzione. Non è più solo il centravanti che scalpita per segnare. È un attaccante che ha imparato a giocare con gli altri, a farli segnare. Un numero 9 che sa anche indossare il numero 10, almeno idealmente. Ecco perché, pur uscendo dal campo con un velo di amarezza sul volto — perché il gol manca, e per lui mancherà sempre finché non tornerà — Vlahovic può e deve sentirsi più ricco. Ha scoperto che c’è un’altra strada per lasciare il segno.

    RABBIA - La Juventus vince, convince e si ritrova. E tra le pieghe di una prestazione importante, c’è questo Vlahovic nuovo, forse più completo, sicuramente più utile. Meno affamato di gloria, ma più capace di generarla. Alla fine, può darsi che l’attore non protagonista abbia rubato la scena lo stesso. Con due passaggi perfetti. Con una partita silenziosa, ma intensa. Con la voglia di cambiare senza perdere se stesso.

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    GJ84
    GJ84

    Sinceramente l'ho spesso sostenuto, anche quando non faceva uno stop, così quando è stato messo i...

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