L'Inter e il 'rapimento' di Conti, reo di essere un 'professionista' e squalificato
Il calciatore in questione: Leopoldo Conti, e questa è la sua storia.
DA UN PAPA' ALL'ALTRO - Nei lunghi anni della Prima guerra mondiale, con il campionato sospeso e lo svolgimento dei vari tornei regionali e incontri militari è ben viva la voglia di sport e di football nella popolazione italiana. Tanto che nascono un po' ovunque squadre composte da ragazzini e amici senza nessuna particolare ambizione se non quella di giocare liberamente al pallone. Liberamente significa anche non doversi per forza legare alla F.I.G.C. e sottostare alle sue regole rigide. Così nel 1917 il medico socialista Luigi Maranelli – conosciuto come “Papà Half” – fonda l'Unione Libera Italiana del Calcio (ULIC), che si ispira ad una concezione umanitaria, solidaristica del calcio, apertamente libertaria, ma senza una precisa ispirazione politica. Sarà un successo clamoroso. Da quel mondo, da quei campi e da quei tornei viene Leopoldo “Poldo” Conti, che si mette in luce con i colori sociali dell'Ardita Ausonia. Bravo il ragazzino, ala veloce che sa giocare anche a centrocampo e come attaccante centrale. Dopo un'amichevole giocata contro la squadra riserve dell'Enotria Goliardo (la cui prima squadra è affiliata F.I.G.C.) i dirigenti di quest'ultima propongono a Conti di andare a giocare per loro in un torneo studentesco. Al termine sarebbe dovuto rientrare all'Ardita, ma “Poldo”, al quale viene prospettata la possibilità di giocare con la prima squadra nel massimo campionato federale, non ne vuole sapere e così Ardita e Enotria trovano l'accordo per il passaggio del giocatore per la cifra di 50 lire. Conti passa così definitivamente all'Enotria Goliardo presieduta da Alessandro Gaetani, uomo di indole mite tanto da valergli il soprannome di “Papà Gaetani”, ma lì il ragazzo ci rimarrà davvero per poco.
DAL TRIONFO AL RAPIMENTO - Giusto il tempo necessario all'Internazionale di metterci gli occhi sopra. Anche se forse sarebbe più corretto dire che i tifosi dell'Internazionale hanno adocchiato Conti. Alcuni dirigenti nerazzurri in un primo momento provano a convincere “Papà Gaetani” a cedere il campioncino, ma il presidente dell'Enotria – che ha appena scucito 50 lire per rimborsare la precedente squadra – non vuol sentire ragioni e si oppone alla cessione. Come racconta peraltro anche Simone Cola nel suo blog L'Uomo nel pallone i dirigenti dell'Internazionale a quel punto pare rinuncino all'operazione, ma non i loro tifosi, capitanati per l'occasione da Leone Boccali, futuro giornalista e fondatore de Il Calcio Illustrato e l'Almanacco Illustrato del Calcio. I tifosi nerazzurri si mobilitano, durante una partita dell'Enotria vanno al campo e al termine prelevano a forza Conti sollevandolo letteralmente da terra e osannandolo. Sulle prime la situazione è piuttosto singolare ma nulla più, però i tifosi interisti di far scendere “Poldo” pare proprio che non ne abbiano nessuna intenzione, anzi iniziano ad avviarsi verso l'uscita sempre tenendo in aria il giocatore e, sfilando per le vie milanesi, si dirigono verso la sede dell'Internazionale. Ora sì che la situazione si fa torbida. I tifosi dell'Enotria iniziano a capacitarsi di ciò che sta capitando e anche loro, assieme ai dirigenti, arrivano sotto la sede dell'Internazionale. Ma in quella sede cosa sta accadendo? Leopoldo Conti è lusingato dell'interesse mostrato dall'Internazionale, ma è anche bloccato da una sorta di debito di riconoscenza nei confronti dell'Enotria. Insomma: Conti vuole andare eccome a giocare per i nerazzurri, ma vorrebbe che le due società si mettessero d'accordo. Il presidente dell'Enotria aveva da poco rifiutato una prima offerta dell'Internazionale, ma ora davanti alla volontà del calciatore e alla cifra-record di 100 lire messa sul piatto dalla dirigenza interista, “Papà Gaetani” cede e così Leopoldo Conti diventa un calciatore dell'Internazionale. Con la maglia nerazzurra Conti diventa un calciatore affermato, bandiera dell'Internazionale degli anni'20, ma la sua avventurosa storia non è ancora giunta al termine.
PROFESSIONISTI O DILETTANTI: QUESTO E' IL DILEMMA - Da sempre il nostro calcio, nato dilettante, ha avuto a che fare con casi di professionismo che la Federazione ha sempre tentato in tutte le maniere di osteggiare, reprimere e punire severamente e di molti di questi casi ne abbiamo raccontato in questa rubrica. I mesi del primo dopo guerra non fanno dunque eccezione. La Gazzetta dello Sport nel numero del 6 dicembre 1920 riporta quella che è stata l'idea di fondo che ha portato alle dure punizioni inflitte dalla F.I.G.C. alle società e ai giocatori anche solo accusati di professionismo: “(...) il C.F. usando la massima severità nei riguardi di società e giocatori imputati di professionismo ha voluto agire in difesa della purezza sportiva del football e della sua organizzazione.” Tutto ciò detto, pare evidente che la “storia” di Conti e del suo passaggio all'Internazionale abbia fatto suonare parecchi campanelli d'allarme in Federazione. Così parte un'inchiesta e nella seduta del Consiglio Federale tenutasi il 4 e il 5 dicembre del 1920 Leopoldo Conti (nella foto Calcio 2000 in piedi di fianco al portiere) viene riconosciuto “colpevole” di professionismo e squalificato per 2 anni: “(...) Conti, Francesconi e Girani per i quali il Consiglio ha ritenuta raggiunta, se non la prova dei fatti, la persuasione che il professionismo sia stato il movente per cui i tre giuocatori hanno abbandonata la Società precedente e li hanno condannati tutti e tre a due anni di squalifica.”
L'avventura in maglia nerazzurra di Leopoldo Conti dunque inizia in maniera burrascosa: fa in tempo a vincere il campionato del 1919/20 e poi la stagione successiva viene fermato dalla squalifica per professionismo. Il suo destino, però, è scritto. Tornato in campo diventerà una bandiera dell'Internazionale dove rimarrà sino al 1931 facendo in tempo a vincere anche un secondo scudetto, prima di andare a chiudere la carriera alla Pro Patria.
(Alessandro Bassi è anche su http://storiedifootballperduto.blogspot.it/)