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    L'Inter e il problema della finta abbondanza. Oggi confronto Inzaghi-squadra

    L'Inter e il problema della finta abbondanza. Oggi confronto Inzaghi-squadra

    • Emanuele Tramacere
    Non siamo tutti uguali. Che grande banalità, figuriamoci se accostata al mondo del calcio dove in campo si scende sempre in 11 e ci sono allenatori che per non meno di 65 minuti, a volte 70, faticano a mettere mano ai cambi e alla panchina. Così gli "scampoli" di partita per i subentranti diventano sempre meno, il malumore cresce e tenere insieme un gruppo composto se va bene da 25 persone diventa un problema. Tutto vero, ma a cosa servono allora gli allenatori se non a prendere decisioni, motivare le scelte e farle digerire a tutti nessuno escluso? In casa Inter in questo inizio di campionato il paradosso più importante non sta nella sconfitta bruciante subita contro la Lazio, bensì proprio nelle modalità con cui Inzaghi ha gestito la rosa, evidenziate senza mezze misure dalle scelte di Sarri.

    ABBONDANZA CHE NON C'È - Il problema di fondo che si fatica ad evidenziare quando si parla di Inter è che sì, la rosa può essere competitiva in ogni suo ruolo (manca ancora il vice-De Vrij), ma gli 11 titolari non sono paragonabili alle riserve per qualità, caratteristiche e rendimento. Per fare un esempio, l'anno scorso Dzeko è stato a lungo un perno imprescindibile dell'Inter, ma Lukaku, sì anche il Lukaku brutto visto contro la Lazio, ha oggi una centralità e fornisce possibilità offensive all'Inter che il bosniaco non aveva e non ha. E non ce ne voglia Matteo Darmian (forse il jolly più sacrificato degli ultimi anni), ma Denzel Dumfries da oggi all'Inter profondità, spunti e centimetri che l'esterno italiano non ha. Gagliardini non è Barella, anzi, Mkhitaryan è lontanissimo dalle prestazioni di Calhanoglu e non va dimenticato come in difesa oltre al trio Skriniar-De Vrij-Bastoni oggi non ci siano centrali di ruolo a disposizione, ma solo esterni adattati.

    CAMBI E CONFRONTO - Oggi, riporta la Gazzetta, ci sarà ad Appiano Gentile un confronto con la squadra, ma quello che dovrà sottolineare Simone Inzaghi non sono tanto gli errori tattici e di atteggiamento, ma che da adesso in poi, se ci sarà bisogno, nei big match i titolarissimi giocheranno fino allo sfinimento, che i cambi saranno solo funzionali e non dovuti per rispetto di chi c'è in panchina, che sì, potrà capitare che giocatori da 5 milioni di euro annui siedano in panchina fino alla fine. In sostanza, che se con Conte la formazione titolare si sapeva quasi a memoria un motivo c'era e che la "lamborghini" posteggiata nella sabbia stava bene lì a prescindere dai lamenti del Leone. Perché con lo Spezia può andarti bene, ma contro le big no.

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