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    Inzaghi sbaglia e perde: la nuova Inter non c'è ancora ed è (quasi) tutta colpa sua. L'avvertimento di Calhanoglu

    Inzaghi sbaglia e perde: la nuova Inter non c'è ancora ed è (quasi) tutta colpa sua. L'avvertimento di Calhanoglu

    • Gianni Visnadi
      Gianni Visnadi
    Pochi come noi hanno difeso il lavoro di Simone Inzaghi al primo anno di Inter (valorizzato da 2 trofei), perché  abbiamo voluto vedere nello scudetto perso in volata più i meriti del Milan che le colpe dell’Inter. Però dal giorno in cui Calhanoglu disse nell’intervista alla tv del suo Paese che la sconfitta nel derby e da lì nel campionato, maturarono per le scelte sbagliate dell’allenatore, abbiamo avvertito Simone che quest’anno nessuno gli avrebbe perdonato nulla. E se nell’Inter che ha rumorosamente e meritatamente perso a Roma emergono le difficoltà evidenti nel sostituire Perisic, il ritardo al limite dell’imbarazzante nella condizione fisica di Lukaku (ci si riguardi l’immagine di lui che esce dal campo con la maglietta fradicia di sudore a disegnargli i contorni), le responsabilità più evidenti sono tutte dell’allenatore, che sta smontando la bella creatura della scorsa stagione senza ancora riuscire a costruire il nuovo puzzle.

    Eppure, Lukaku a parte, e dovrebbe essere valore aggiunto, a Roma è scensa in campo una formazione con solo giocatori già in organico nella scorsa stagione. Certo, la scelta di lasciare fuori Calhanoglu per inserire il mediano Gagliardini da mettere sulle tracce di Milinkovic-Savic, non solo non ha pagato, visto il partitone di SMS, ma ha anche tradito l’insicurezza dell’Inter e del suo allenatore, preoccupati più di impedire il gioco agli avversari che di sviluppare il proprio. Non è questa la filosofia che Inzaghi ha imposto nella scorsa stagione, quando i buoni risultati furono innanzi tutto la conseguenza del bel gioco.

    Finora, l’Inter ha fatto un’estate di amichevoli al limite del disastroso (1 sola vittoria, col modesto Lugano), ha vinto come ricordiamo a Lecce, con merito ma anche grande fortuna, ha travolto il rinunciatario Spezia di Gotti a San Siro, e nell’euforia di chi aveva colto in quella vittoria il segnale del “tutto a posto” è scesa a Roma per il primo test match della stagione. Bocciata senza appello, se ne riparla il 3 settembre, nel derby-rivincita col Milan. In mezzo la non semplice partita della prossima settimana contro la Cremonese, visto come sta giocando la squadra di Alvini.

    Da qui al derby, e figuriamoci se dovesse andargli male, Inzaghi vivrà sulla tensione di chi ha già sbagliato e sa di non poterlo rifare. Quest’anno, almeno in avvio, la concorrenza scudetto sembra più agguerrita che nella scorsa stagione, si può sbagliare molto meno di quanto fatto un anno fa, quando nonostante 7 punti in 7 partite, l’Inter perse poi per l’aritmetica solo per la papera di Radu col Bologna. Quest’anno non sarà così.

    Tante volte si è detto che dalla panchina, Inzaghi pesca le risorse per vincere le partite. Anche a Lecce, all’esordio in campionato. Ma ugualmente tante volte, non solo dal diretto interessato Calhanoglu, è stato rilevato come proprio con i cambi a partita in corso, Inzaghi rovini le sue serate e quelle dei suoi tifosi. La prima fu proprio l’anno scorso in casa la Lazio, quando tolse Perisic e spense di fatto la luce della squadra. Poi ci fu l’esempio clamoroso del derby di ritorno, che farà per sempre letteratura su come si perde una partita. E anche stavolta, al di là dell’evidenza con i cambi di Sarri che hanno fruttato anche materialmente la vittoria, non è che le sostituzioni abbiano migliorato l’Inter, giusto per usare un eufemismo. Tra l’altro, Asllani – solo per curiosità – dov’è finito? 

    @GianniVisnadi
     

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