L'allenatore dei sogni, il documentario su Sergio Vatta
L.C.
Dal Filadelfia a New York. E' il viaggio compiuto da Sergio Vatta grazie al documentario "L'allenatore dei sogni", realizzato dal regista genovese Christian Nicoletta e dedicato alla storia calcistica del tecnico del settore giovanile del Torino, poi passato alla guida delle Under azzurre. Il film su Vatta è stato proiettato in anteprima nella Grande Mela nell'ambito del festival internazionale "Kicking and Screening Film Festival", prestigiosa rassegna che ospita opere cinematografiche internazionali sul calcio Un salto lungo migliaia di chilometri scrive oggi il quotidiano La Repubblica, dai terreni spelacchiati sommersi da arbusti e piante incolte, la condizione alla quale sono ridotti i mitici campi del Filadelfia, dove iniziarono a giocare Dino Baggio, Benito Carbone, Cois, Cravero, Fuser, Lentini, Mandorlini, Sclosa, Venturin e Vieri. Sono i nomi più celebri della nidiata di 60 giocatori lanciati in Serie A quando Vatta era alla guida del vivaio granata. "E' una grande emozione tornare qui, ma non posso credere che al posto dei nostri campi adesso ci sia questa boscaglia", dice in una delle scene iniziali l'allenatore 76enne, nato a Zara e cresciuto in Piemonte. Sarà proprio un'associazione di profughi dalmati (Anvgd) a organizzare la prima presentazione del documentario in Italia, il prossimo 8 maggio al Salone del Libro di Torino. Vatta è rimasto molto legato alla sua terra al punto da inseguire con forza cinque anni fa il sogno di ricreare la Fiumana iscrivendola in Lega Pro, equivalente dell'ultima categoria disputata dalla squadra dove giocarono Volk, Loik e Varglien quando Fiume era ancora in Italia. Una richiesta affascinante che ha avuto scarso ascolto in Figc. Così "l'allenatore dei sogni" non ha potuto realizzare questo desiderio. Il rapporto con questo mondo era talmente forte da spingere Vatta a rinunciare a un'offerta economicamente allettante da parte del Milan nei primi anni della gestione Berlusconi: "Era una proposta enorme parlando di settore giovanile, degna di una prima squadra. Ma avevo appena firmato un contratto di otto anni col Torino. 'Non preoccuparti, ci pensiamo noi a dirlo al tuo presidente', mi dissero i dirigenti rossoneri. Ma non potevo. Se avessi accettato, come avrei potuto entrare in uno spogliatoio a dire ai ragazzi che i soldi non sono tutto? Così ho finito di pagare il mutuo della casa solo nel 2001. Ma ancora adesso i miei ragazzi mi invitano al matrimonio o mi chiamano quando hanno un bambino. Sono queste le soddisfazioni".