Khedira vuole tutto: 'Juve, è arrivata l'ora di rivincere la Champions'
“Se ricordo bene, la Juve non vince la Champions dal 1996. Quindi direi che è ora di rivincerla”: testo e musica di Sami Khedira. Intervista da Uefa.com il tedesco non vuole nascondersi e parla da leader vero, qual è, di questa Juve. La ricerca dell'alibi o la volontà di mettere le mani avanti non fanno parte della sua cultura, della sua mentalità di giocatore vincente e che non a caso ha già vinto praticamente tutto in carriera. Anche se non sarà facile: “Ecco perchè sono qui, per questo ho firmato con la Juve. Ma so anche che non è facile, che si può sempre sognare di vincerla e che si deve sempre lavorare duramente per riuscirci. Credo fortemente che la nostra squadra può competere per il titolo, ma sappiamo bene che ci sono altre squadre fortissime in lotta. In Champions League, ci sono almeno otto squadre che possono realisticamente ambire al titolo. Un bel gruppo di grandi squadre e di grandissimi calciatori che puntano tutti alla stessa cosa. Sappiamo che servirà anche un pizzico di fortuna. Ma lottiamo e lavoriamo duramente ogni giorno per quel sogno di vincere la Champions League. L’anno scorso ci siamo trovati davanti l’avversario più duro negli ottavi, il Bayern, e ci siamo andati molto vicini. Alla fine siamo stati eliminati, ma va così, può sempre andare in un modo o nell’altro. Noi dobbiamo solo continuare a crederci. Non dobbiamo dirlo, dobbiamo solo lavorare duramente, anche di più rispetto ad altre squadre".
PERCHE' LA JUVE – Un anno a intermittenza, ora sempre presente. La scelta di sposare la causa bianconera sta facendo rinascere Khedira, che pure aveva davanti a sé la possibilità di legarsi a vita al Real. Ecco perché poi ha deciso di accettare l'offerta della Juve: “A un certo punto ti fermi a pensare cosa devi fare della tua vita e della tua carriera. Ho capito che il Real Madrid era stata la cosa più bella che mi poteva capitare. Avevo passato cinque anni stupendi a Madrid, conosciuto gente speciale e grandi calciatori. Ma a 28 anni avevo due scelte: rinnovare e finire la carriera al Real Madrid o cercare una nuova sfida. Volevo vedere qualcosa di nuovo, un nuovo ambiente, qualcosa di diverso. Dovevo riscoprire me stesso. Poi ho ricevuto la chiamata della Juventus ed è stato subito chiaro che avrei cambiato club. La Juve era campione d’Italia ed era arrivata in finale di Champions League, stava quindi ritrovando l’aura del passato. Per me un nuovo Paese, una nuova cultura, una nuova lingua. E parlando con il tecnico ho capito che potevo avere il ruolo che volevo: avere maggiori responsabilità, compiti da leader. Ho raggiunto un’età in cui posso assumermi le mie responsabilità. Ha funzionato e credo che firmare per la Juventus sia stata la scelta migliore".
GRAZIE STADIUM – Ed a Torino ha scoperto uno Stadium autentico dodicesimo uomo in campo, anche a sorpresa: sembrava quasi incredibile al tedesco vedere come uno stadio da 40 mila posti circa potesse spingere così forte la squadra nei momenti di difficoltà: “La mia prima partita con la Juve è stata in Champions League, contro il Siviglia. Ero stato in questo stadio da spettatore e l’atmosfera era speciale. Ma poi l’ho provata dal campo. Appena 40.000 spettatori e ho subito pensato: “E’ incredibile”. Quando chiudi gli occhi e assapori l’atmosfera, pensi che è uno stadio da 100.000 spettatori o più considerando l’entusiasmo dei tifosi. Ci spingono davvero molto. Basta vedere partite importanti come quella dell’anno scorso contro il Napoli quando il risultato era inchiodato sullo 0-0 e i tifosi hanno continuato a spingerci fino alla fine. O contro il Bayern, quando eravamo sotto 2-0 e non stavamo giocando bene, ma i tifosi ci hanno aiutati a rimontare: per poco non abbiamo vinto quella partita”.