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Juventus in crisi, tutti gli errori di Thiago Motta: dalla non ossessione per la vittoria ai rapporti con i calciatori
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L'OSSESSIONE PER LA VITTORIA
L'uscita in conferenza stampa sul fatto di non avere l'ossessione per la vittoria è stata un madornale errore di comunicazione. Noi non crediamo che Motta, che è un professionista del calcio dal lontano 1999 e che ha vinto tutto da calciatore, non lavori ogni giorno con l'obiettivo finale di vincere partite e trofei. Crediamo anche alle buone intenzioni di Motta, che cancellando il principio dell'ossessione per la vittoria intendeva togliere il macigno della responsabilità dalle spalle di una squadra molto giovane (la seconda rosa più giovane della Serie A, dopo il Parma). Ma al netto delle intenzioni, la frase di Motta è sembrata alla stragrande maggioranza dei tifosi (e, chissà, agli stessi giocatori), come un affronto a 128 anni di storia bianconera. Per dirla alla Edgar Davids: "Alla Juventus devi vincere, se no prendi la valigia".
IL RUOLO DI KOOPMEINERS
L'olandese è un fantasma rispetto a quello ammirato con la maglia dell'Atalanta. C'entra anche la gestione tattica del suo ruolo da parte di Motta? Detto che, a parere di chi scrive, un campione o presunto tale la posizione ideale se la va anche a cercare anche da solo, e che la personalità ce l'hai o non ce l'hai, indipendentemente dall'allenatore, ma i continui cambi di posizione possono aver contribuito a disorientare il classe 1998. Koopmeiners in questi mesi è stato schierato soprattutto come trequartista, trovandosi spesso in difficoltà nel ricevere palla spalle alla porta, e in sporadiche occasioni nei due davanti alla difesa. E mai nel ruolo di mezzala, il ruolo che ricopriva all'Atalanta.
LA GESTIONE DI VLAHOVIC
Premesso che all'origine del caso Vlahovic ci sono la situazione contrattuale (in scadenza nel 2026) e la mancanza di un vice, errori non imputabili a Thiago Motta, il tecnico della Juventus ha commesso una serie di errori nelle tempistiche dei cambi del serbo: con il Napoli, quando il numero 9 venne sostituito all'intervallo sullo 0-0 (poi risultato finale del match); con la Fiorentina (sostituito con la Juve in vantaggio 2-1, poi 2-2); e soprattutto con il Milan in Supercoppa (sostituito sull'1-0 per i bianconeri, poi sconfitti 2-1).
LA GESTIONE DEL CASO DANILO
La sensazione è che, nonostante le dichiarazioni di facciata, Danilo sia stato epurato già ad agosto da Thiago Motta, con l'appoggio di Cristiano Giuntoli, con l'obiettivo di dare un taglio netto al passato. Il capitano della Juventus di Allegri è stato da subito accantonato e declassato, poi è stato utilizzato quando la difesa è stata decimata dagli infortuni di Bremer e Cabal, e infine è stato definitivamente messo fuori rosa e sul mercato. In mezzo, i rumors dalla Continassa riguardo a un rapporto a nervi tesi con l'allenatore, e alcune prestazioni nelle quali il brasiliano da una parte è stato mandato allo sbaraglio (Inter-Juventus 4-4), e dall'altra ci ha messo anche del suo, fornendo prestazioni non all'altezza del suo passato e del suo valore assoluto.
LA GESTIONE DI CAMBIASO
Anche in questo caso, si tratta di un concorso di colpa fra errori personali del calciatore (la folle azione personale che ha portato al pareggio del Lecce al 93', lo scivolone che ha dato il la al pareggio della Fiorentina all'88'), e la gestione del tecnico. In questa seconda accezione, la sensazione è che i troppi cambi di ruolo possano aver mandato fuori giri anche chi ha la caratteristica del jolly come proprio punto di forza: terzino destro, terzino sinistro, mediano, esterno alto, mezzala, e chi più ne ha ne metta. Risultato: Cambiaso è passato in tre mesi da titolare della Nazionale e obiettivo del Real Madrid a panchinaro nelle ultime due partite della Juventus.
LA GESTIONE DI GATTI
Anche in questo caso, una gestione ondivaga del calciatore da parte del tecnico, unita alle responsabilità personali, può aver influito sul rendimento altalenante. La stagione di Gatti finora è stata vissuta sulle montagne russe: dall'esaltazione per la fascia di capitano alla mortificazione della 'retrocessione' nelle gerarchie alle spalle di Manuel Locatelli, da partite leonine come quella di Lipsia a prestazioni incolori (e anche sfortunate) come quella con il Milan in Supercoppa.
IL RUOLO DI YILDIZ
Detto che Kenan Yildiz ha solo 19 anni e che è comunque una delle note positive della stagione della Juventus, e che quindi qualsiasi riflessione sulla sua gestione va contestualizzata entro questi cardini, la sensazione è che dal punto di vista tattico il turco sia un po' sacrificato dalla posizione di esterno. Yildiz è all'inizio della sua carriera, e ha tutto il tempo per crescere e per trovare la sua collocazione definitiva, e lo stesso Motta non ha mancato di sottolineare il fatto che il numero 10 sia in grado di giocare in qualsiasi posizione dell'attacco. Al netto di tutte queste considerazioni, resta il fatto che il miglior Yildiz della stagione lo abbiamo visto quando è stato impiegato in posizione più centrale, alle spalle della prima punta, e con libertà di scegliere di arretrare o di svariare a destra e sinistra.
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