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    Juvemania, Thiago Motta minimizza uno 0-4  in casa: non ha capito dove si trova

    Juvemania, Thiago Motta minimizza uno 0-4 in casa: non ha capito dove si trova

    • Cristiano Corbo
    "Sono dispiaciuto". "Sono amareggiato". Ma non "deluso". Thiago Motta ha scelto con cura le parole. Non ha chiesto scusa ai tifosi, né ha mostrato rabbia come dopo Empoli. Questa volta, dopo il tracollo con l'Atalanta, ha deciso di minimizzare. E va bene evitare allarmismi, ma di fronte a un ko del genere, la strategia è sembrata la meno adatta. Non serviva ingigantire il senso di vuoto già enorme, ma nemmeno fare spallucce mentre la sedia traballa e si rischia di cadere. 

    Ancora una volta, dopo una sconfitta umiliante, nessun dirigente si è fatto avanti. Nessuna voce della società, nessun segnale dall’alto. Solo Thiago Motta, e il suo messaggio non è stato sufficiente. Era distante dalla rottura post Coppa Italia e più vicino all'incredulità dopo l'eliminazione in Champions. Un modo per dire: "Gli avversari ci sono stati superiori, facciamocene una ragione". Ma dimenticando che la Juventus non può accettare passivamente un 4-0 in casa. Non è solo una sconfitta: è un'umiliazione. Di quelle che non si cancellano facilmente. 

    La vera domanda è questa: per Motta, la Juve è davvero "un'altra cosa"? Oppure è solo un progetto da sviluppare, un'idea di calcio da imporre, indipendentemente dal contesto? Un grande club resta un grande club, e lui lo sa bene. Eppure, anche attraverso le sue parole, emerge la sensazione di una frattura profonda: una visione che sembra voler ridimensionare ciò che ha reso la Juventus unica, come se quegli elementi fossero ormai ingombranti. Ma se l’obiettivo è costruire una squadra giovane, come si concilia con l'ossessione di vincere, che qui è sempre stata l'unica cosa che conta? 

    E poi c’è la crescita, o meglio, la sua assenza. Perché questa Juve non solo non è migliorata, ma sembra addirittura regredita. I leader tecnici sono spariti, inghiottiti da scelte, rapporti complicati o intuizioni errate dell’allenatore. I giovani non possono risolvere tutto se l'Atalanta, come il PSV o persino l’Empoli, ti pressa e trasforma la partita in un esercizio estremo di sopravvivenza. Yildiz ne è stato un esempio. Nico Gonzalez, invece, è rimasto inspiegabilmente fuori dalla partita. Di nuovo. 

    E Motta? Dov’è finito l’allenatore che avrebbe dovuto dare mentalità prima ancora che tattica? Quello che avrebbe dovuto trasformare questa squadra? Quello che avrebbe navigato solo sulle onde delle sue idee? Ha davvero una direzione? Vive alla giornata? Considera l’accesso alla Champions già un traguardo? Troppe domande, nessuna risposta. Nemmeno ai microfoni, dove dovrebbe fornirle, per rispetto dei tifosi. È arrabbiato ma non lo dice, vorrebbe tuonare ma mantiene l’aplomb, ha in mente i suoi avversari eppure chiama tutti "amici". 

    Chiariamo: non serve uno sfogo continuo, non si può sempre reagire con la rabbia di Empoli. Ma una cosa deve essere chiara, per lui e per chi lo guida: Juventus-Atalanta resterà nella storia. È un punto di non ritorno. E non può essere liquidato con una minimizzazione. Perché la Juve è e sarà sempre un’altra cosa. E proprio nei momenti più difficili, quando il rischio è l’assuefazione alla mediocrità, bisogna ricordarlo. 
     

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    Utente CM 999821
    Utente CM 999821

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