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    Juvemania: crisi, nuova casa e rinascita

    Juvemania: crisi, nuova casa e rinascita

    • Gianluca Minchiotti

     

     
     
    Cosa c'è di più bello che toccare il fondo e ripartire verso l'alto, verso nuove vette? Cosa c'è di più meraviglioso che vivere la crisi come un'opportunità di crescita e di evoluzione? La Juventus del 2011, e i suoi tifosi, hanno questa grande occasione. 
     
    La stagione sportiva 2010-11, come sappiamo, si è chiusa con uno dei peggiori risultati della storia bianconera. Per la prima volta dal 1991 la squadra è rimasta esclusa dalle competizioni europee. E questa volta niente Calciopoli, niente complotti veri o presunti: la responsabilità è stata solo della Juventus. Della sua dirigenza, della sua guida tecnica, dei suoi giocatori, dei suoi tifosi.
     
    Poi, dall'estate, qualcosa è cambiato: un vento nuovo e una nuova assunzione di responsabilità (Antonio Conte non manca mai di ricordare da dove veniamo e cosa vogliamo costruire). E una nuova casa da cui ripartire: lo Juventus Stadium, lo stadio che cambia il calcio, il primo stadio di proprietà di un top club italiano. Là dove sorgeva il Delle Alpi, nella stagione 2011-12 la società bianconera è ripartita: alle porte di Torino, con lo sguardo rivolto verso le Alpi, verso nuove vette da conquistare.
     
    Il 2011 non sarà ricordato negli annali, negli almanacchi e negli albi d'oro, sui quali il nome Juventus non resterà inciso. Ma fra non molto, quando torneranno i successi sportivi (e torneranno, questo è certo), ci ricorderemo di questo anno come di uno dei più importanti della storia bianconera: il 2011, un anno meraviglioso.       
     
     
    Credevo che il mio viaggio
    fosse giunto alla fine
    mancandomi oramai le forze.
     
    Credevo che la strada 
    davanti a me
    fosse chiusa
    e le provviste esaurite.
     
    Credevo che fosse giunto
    il tempo
    di trovare riposo
    in una oscurità pregna
    di silenzio.
     
    Scopro invece che i tuoi
    progetti
    per me non sono finiti 
    e quando le parole ormai 
    vecchie
    muoiono sulle mie labbra
    nuove melodie nascono dal
    cuore;
    e dove ho perduto le tracce
    dei vecchi sentieri
    un nuovo paese mi si apre
    con tutte le sue meraviglie.
     
    (di Rabindranath Tagore, poeta indiano premio Nobel per la letteratura nel 1913)

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