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  • Talk Juve. Beccantini a CM: 'Calciopoli tagliò teste e risparmiò facce, come Carraro...'

    Talk Juve. Beccantini a CM: 'Calciopoli tagliò teste e risparmiò facce, come Carraro...'

    • Gianluca Minchiotti

     

    Roberto Beccantini è una garanzia: garanzia di chiarezza e di schiettezza. La sua penna, e le sue parole, non dicono mai mezze verità e non nascondono niente. Con il gusto della battuta, anche sagace, che lo contraddistingue, il grande giornalista (ex capo dello sport, inviato ed editorialista della Stampa, ex giurato italiano per il Pallone d'Oro, ora blogger su Beck is Back) parla della Juventus in esclusiva per Calciomercato.com. In questa prima parte dell'intervista il tema è Calciopoli, settimana prossima l'argomento sarà il 2011 dei bianconeri. 
     
    Di recente lei ha scritto: 'Più che nel cuore di una organizzazione che teneva sotto scacco i campionati, mi sembrava di essere capitato nel bel mezzo di una guerra per bande'. Cinque anni dopo, le bande ci sono ancora?
    "Il 'bandismo' resiste e persiste, mentre senza intercettazioni non si può fissare il tasso di 'banditismo'. Gli errori arbitrali, da soli, non bastano".
     
    Cinque anni dopo la dirigenza della Juventus è completamente cambiata, mentre in altre società ci sono ancora dirigenti condannati, sia dalla giustizia sportiva che da quella ordinaria...
    "Ho sempre scritto che Calciopoli fece rotolare poche teste e risparmiò troppe facce. Penso all'impunità di Carraro: uno scandalo". 
     
    E' fallito il cosiddetto tavolo della pace. Ma davvero Petrucci pensava di poter risolvere cinque anni di battaglie in questo modo?
    "Abete, l'incompetente del giorno prima. Petrucci, il competente del giorno dopo. Per concepire un calcio diverso, servirebbe la pillola del giorno stesso".
     
    Cosa farà ora la Juventus di Andrea Agnelli? Porterà davvero avanti, di fronte al Tar, la richiesta di risarcimento danni per 440 milioni di euro?
    "Personalmente, avrei atteso l'appello ed eventualmente la Cassazione prima di muovermi. La cifra è abnorme e poi non è detto che il Tar del Lazio gli dia ragione. Aspetto con curiosità le motivazioni di Napoli. Il capoverso del 'Moggi colpevole e la Juventus no' mi intriga molto. La condanna per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva, se passerà in giudicato, allontanerebbe Giraudo e Moggi dal resto d'Italia. Ciò doverosamente premesso, la relazione di Palazzi che, senza prescrizione, avrebbe inchiodato l'Inter di Moratti e Facchetti con l'accusa di illecito sportivo, pesa come un macigno. Fa bene, Agnelli, a pretendere chiarezza, anche se temo che ormai questa chiarezza - sportivamente parlando - interessi a pochi spiriti liberi. Lo stesso Guido Rossi, in una lettera ad Abete, specificò che, ai tempi del processo sportivo, le telefonate di Calciopoli 2 non erano arrivate agli organi giudicanti. Per colpa di chi? Il dottor Narducci e il tenente colonnello Auricchio non spiegano, sfuggono. Non sono in discussione le responsabilità, gravi, di Moggi e c. Il problema, almeno per me, non è "tutti colpevoli o tutti innocenti". Il problema è capire come mai, cinque anni fa, furono esaminate soltanto determinate bobine e non quelle che, parola tardiva di Narducci, ma sempre di Narducci, 'avrebbero avuto (se non altro, l'inciso è mio) rilevanza sportiva'. Mi sa tanto che, sempre detto Inter nos, all'appello manchi qualcuno".  
     
    Dopo il fallimento del tavolo della pace, l'ex presidente della Figc Carraro ha ribadito: 'Gli scudetti della Juve sono 27. Se no l'Inter potrebbe chiedere anche lo scudetto del rigore su Ronaldo e la Roma quello del fuorigioco di Turone'. Ragionando così, però, anche i bianconeri potrebbero chiedere sia lo scudetto del 2001 (quello vinto dalla Roma con il cambiamento in corsa della regola sugli extracomunitari) che quello del 2000 (perso dalla Juve nel pantano di Perugia). Un conto è chiedere, come fa ora la Juventus, la revisione di una decisione (l'assegnazione del titolo 2006 all'Inter) in base a nuovi elementi oggettivi (le intercettazioni che smontano la tesi dell'illibatezza nerazzurra, alla base della decisione di Guido Rossi), un'altra cosa è chiedere titoli in base a presunti rigori negati o presunti gol in fuorigioco, tesi da bar dello sport insomma. Dove vuole arrivare Carraro?
    "Ignoro dove voglia arrivare Carraro. Nel merito: gli scudetti sono 27 e, dunque, qui ha ragione lui. Dove ha torto, secondo me, è quando evoca il bar sport. No, è stata la Federazione stessa, dichiarandosi incompetente, a garantire quel tipo di ragionamento. Lo scudetto all'Inter non figurava né nella sentenza di Ruperto né nel verdetto di San Dulli. Fu il professor Guido Rossi, sentiti tre saggi (ripeto: tre saggi, non tre giudici) a regalarlo. Quindi, al prossimo giro, se un nuovo Abete o un nuovo Rossi decidesse di riesumare e riassegnare il titolo del 1927, quello che fu confiscato al Toro e non dato al Bologna, proprio questo precedente gli consentirebbe di farlo. Tornando al tavolino, si trattava di un atto amministrativo, burocratico, non di una sentenza: dunque, Abete e il consiglio federale avrebbero dovuto, e sottolineo dovuto, rispondere nel merito all'esposto della Juventus: 1) revoca dello scudetto all'Inter e non assegnazione definitiva; 2) conferma dello scudetto all'Inter. Ci volevano attributi, non aggettivi". 
     
    E chiudiamo l'argomento Calciopoli proprio con Guido Rossi. Parlando di chi pensa che anche le intercettazioni a carico dell'Inter avrebbero meritato di essere oggetto del processo sportivo del 2006, di recente ha dichiarato: 'Quelli che dicono le stronzate vanno fatti tacere'. Cosa intendeva dire secondo lei?
    "Si potrebbe pensare a un'autocitazione". 
     
    1.continua

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