Juve, questa è davvero bella: c’è molto più dei 3 punti. Allegri, altra lezione a Sarri
Questa conta, questa è bella e non fa solo classifica. La Juventus batte la Lazio e la schiaccia 7 punti più in giù. Sarri mastica un’altra volta amaro nello stadio che mai l’ha amato. Dusan Vlahovic gioca come forse mai in bianconero: apre la partita e la chiude quando pare che l’avversario possa sfuggire a un verdetto che invece è una sentenza. Sempre di destro, che non sarebbe il suo piede, e sempre con lampi che sono gioielli.
Doppio Vlahovic più Chiesa, ancora loro. Sette gol in 2 in 4 partite. Allegri ha trovato i nuovi gemelli. Ma stavolta la Juventus è anche altro. Molto altro. È la pressione alta e corale del primo scorcio di sfida, quello che indirizza il meteo di giornata. È il controllo senza affanno sul palleggio laziale del primo tempo. È la capacità di reagire a ogni mossa della Lazio, annullandola. Rovella meglio di Cataldi, ma non basta. Luis Alberto timbra di nuovo il cartellino, Felipe Anderson è brillante come a tratti anche Zaccagni. Manca Immobile, forse il peggiore di tutti, distrazioni dei difensori a parte. Non è un bel segnale per Sarri, che ora ha solo gatte da pelare, 3 sconfitte in 4 partite, e che anche quest'anno lascia lo Stadium con 3 gol al passivo.
La Juventus scatta dei blocchi con una partenza da sprinter. Nel primo quarto d’ora, ha 4 calci d’angolo e altrettante occasioni da gol. Alla seconda è già in vantaggio, con una girata spettacolare di Vlahovic, al volo, su imbeccata di Locatelli. L’impressione che il precedente controllo di McKennie fosse oltre la linea laterale è verificata e cancellata dal Var.
Sarri ci mette un po’ a scuotersi, sembra sorpreso dall’aggressione avversaria. Allegri vince tutti i confronti diretti, finché arrivano le prime sgasate di Zaccagni e Felipe. Ci prova più volte Kamada, senza successo. Bravo Szczesny quando serve. Ed è proprio quando che la Lazio sembra tornata in partita e il pareggio pare solo questione di qualche altra giocata, che un’altra spallata bianconera la sbatte definitivamente fuori dalla sfida. Bravo McKennie, bravissimo Chiesa (sinistro sul palo del portiere), troppo allentata la difesa laziale.
Stesso copione o quasi in avvio di ripresa. Subito la Juventus, con Rabiot che di testa grazia Provedel per 2 volte in 1 minuto. Più veloce, compatta e concentrata, mai con una giocata di troppo. Kostic padrone a sinistra, McKennie ordinato dalla parte opposta, Locatelli rigenerato dal buon ritorno in Nazionale. È un pallone ingenuo perso da Bremer in una partenza dal basso a generare il gol della Lazio, un delizioso pallonetto di Luis Alberto che probabilmente getta nel panico chi ha meno fede fra i tifosi bianconeri. Non così i giocatori, non così soprattutto McKennie e Vlahovic, cambio campo e lancione di 50 metri, controllo e gol del 3-1 dal limite dell’area, contro 3 difensori di Sarri. Tremendamente ingenuo Casale. Finale velleitario della Lazio, tutto fumo e niente arrosto. Finale bulimico della Juventus, che divora almeno 3 volte il pallone del quarto gol. Ma per stavolta va bene anche così. Questa vittoria conta, molto. E non solo per la classifica.
@GianniVisnadi