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    Juve, la verità su Vlahovic e l’ennagono bufala. Allegri ha capito l'errore

    Juve, la verità su Vlahovic e l’ennagono bufala. Allegri ha capito l'errore

    • Luca Bedogni
      Luca Bedogni
    La cosa più comica dei tre palloni toccati da Vlahovic nel primo tempo di Sampdoria-Juventus, è che il primo è stato il calcio d’inizio, il secondo un passaggio all’indietro e il terzo un liscio clamoroso schizzato contro il proprio palo sugli sviluppi di un corner dei blucerchiati. Ma alla fine ha preso su Miretti. 
    In realtà non voglio commettere un errore uguale e contrario puntando il dito contro il serbo. Il mio approccio sarà sistemico. La prestazione grottesca di Vlahovic, infatti, è certamente solo un sintomo. Qui per fortuna non siamo a caldo e possiamo ragionare con calma. Anche sul presunto ‘dodecagono’ o ‘ennagono’ saltato fuori sui social e diventato presto virale nel dopo partita. Una vera sciocchezza, se posso parlar franco, e lo dimostrerò a breve nell’articolo. Lo definirei anzi un utilizzo strumentale e pretestuoso della lavagna tattica, che anziché gettare luce sugli eventi crea solo confusione. Come non è stato elegante da parte di Allegri enfatizzare paternalisticamente una corsa all’indietro sbagliata di Miretti a fronte di una prestazione complessiva del genere, allo stesso modo non è corretto criticare il tecnico livornese con dei falsi argomenti. Fatta questa premessa, cerchiamo di capire insieme e senza mancare di rispetto a nessuno cosa non ha funzionato nella partita di Marassi. Perché Vlahovic ha toccato nove palloni in tutto?

    FACT-CHECKING TATTICO - Partiamo dall’immagine virale utilizzata per inchiodare il gioco di Allegri. Prima cosa: uno screenshot editato si colloca sempre in un contesto. Siamo al decimo minuto di Sampdoria-Juventus. Perché i giocatori sono messi così? Quali sono le dinamiche che hanno portato a questa configurazione provvisoria? Seconda cosa: diamo un nome alle posizioni occupate dai giocatori bianconeri rieditando l’immagine in maniera neutra. Terza cosa: assegniamo un colore per reparto allo sviluppo del 4-3-3 di Allegri (arancio-fucsia-giallo). Domanda: la figura geometrica divenuta virale, questo benedetto ennagono (che tra l’altro non considera la presenza di Rabiot), è voluto dall’allenatore? No. C’è appena stato uno scambio di posizione fra McKennie (mezzala destra) e Cuadrado (esterno destro del tridente), ma il colombiano sta ricevendo in questo preciso momento un’indicazione da Allegri (si vede l’indice puntato del tecnico e Cuadrado girato verso lui). Vuole che vada più al centro, proprio dove si è creata la voragine.

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    E infatti il movimento successivo di Cuadrado è conseguente. Diciamo che è stato colto un attimo di sfasamento, a cui si stava prontamente ponendo rimedio.

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    Non c’è nessun ennagono nella testa di Allegri, figuriamoci. Il problema del primo tempo, inoltre, non è stato tanto quello delle posizioni e degli spazi (derivati dalle idee di fondo con cui l’allenatore ha preparato la partita). È che le armi tattiche (ovvero proprio queste idee di fondo) erano troppo prevedibili, e paradossalmente troppo studiate a tavolino per non risultare scolastiche e ripetitive. All’assenza del fantasioso Di Maria, Allegri ha reagito semplificando al massimo, convinto di poter sorprendere con poco la famosa linea di Giampaolo (alta, stretta e che non si lascia ‘spezzare’). La palla, altra conseguenza dell’impostazione teorica di fondo, veniva spesso mossa orizzontalmente dai difensori, lenta e senza altre intenzioni che verticalizzare direttamente sul centravanti o cambiare gioco in diagonale per gli esterni. Qui sotto (è lo sviluppo della stessa azione) vediamo Rugani appoggiarsi a Danilo su un lato dove la Juve non ha il minimo vantaggio da giocarsi. Vlahovic è fermo e isolato mentre Danilo attende, McKennie tenta la profondità anche se il brasiliano ha palla ormai quasi coperta, e soprattutto non c’è superiorità numerica (se non quella della Samp). Per di più manca la possibilità di progredire con passaggi intermedi verso la zona di rifinitura. Insomma questo passaggio di Rugani, benché non sia errato, è privo di contenuti. Solo interlocutorio.

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    Perché l’idea di Allegri era semplicemente questa: fare a meno della mediazione tecnica del centrocampo (da qui la scelta di due mezzali ‘di corsa’ come McKennie e Rabiot), per giocare sui punti deboli della linea di Giampaolo. O con un cambio gioco (vedi questo pallone tornato a Rugani e dal centrale lanciato a Kostic).

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    O con questa palla qui sotto, molto leggibile, direttamente per Vlahovic sopra la testa dei difensori blucerchiati. (Si noti la ridondanza nei movimenti di McKennie e Vlahovic, oltre che il fuorigioco di quest’ultimo dovuto al fatto che il serbo si aspettava da Danilo un lancio in due tempi anziché in tre).

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    Ma la Juve e Vlahovic in particolare hanno raccolto veramente poco da questo piano, malgrado l’occasione più nitida del primo tempo (quella di Cuadrado) sia nata proprio da un cambio di gioco di Bremer per l’esterno colombiano. Fra parentesi, uno, c’è stato un super errore di Augello, due, Cuadrado poteva giocarla a Dusan, che si era smarcato in area molto bene. Il serbo, a fine primo tempo, avrebbe toccato quattro palloni e segnato un gol, probabilmente. 

    COSA C’ENTRA BREMER CON VLAHOVIC? - È sempre grazie a un approccio sistemico che si possono collegare problemi apparentemente tanto distanti. Cosa c’entrano i problemi di costruzione di Bremer schierato sul centrosinistra con la partita di Vlahovic? 

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    Bremer torna sul destro volentieri quando costruisce, e se uniamo questa cosa alla poca predisposizione di Rabiot a farsi vedere tra le linee, e alla consegna generale di Allegri, ebbene, dal centrosinistra (la zona che spetterebbe non a caso al creativo Pogba per innescare Vlahovic) non è arrivato niente per il centravanti.

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    NELLA RIPRESA ALLEGRI HA CAMBIATO PIANO - Potremmo dire che la capacità di Allegri di risolvere un problema a partita in corso è inversamente proporzionale alla creatività con cui la prepara. Nella ripresa la Juve ha giocato più ‘dentro’, innescando maggiormente le mezzali. Ne è derivata un’attivazione più varia per Vlahovic, che nel primo tempo invece andava solo in area per ricevere cross (sempre sballati, nonostante lo specialista Kostic). 

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    E infatti l’unica volta che è arrivato a tirare è stata questa, quando Rabiot gli ha servito un filtrante da posizione centrale.

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    MIRETTI-VLAHOVIC - In questo senso è stato importante soprattutto l’ingresso di Miretti, che, lungi dall’ aver danneggiato la Signora, ha portato più fraseggio sul centrosinistra. Da una sua palla recuperata più imbucata è nata l’azione del gol annullato, nella quale, sottolineo, Vlahovic (fuorigioco a parte) era stato determinante come assist man. Il non impiego di Fagioli in questa partita, ossia del centrocampista che fra i convocati aveva più fantasia, resta comunque un mistero, tanto quanto la non fiducia a Zakaria.

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    Nel secondo tempo, cioè quando Vlahovic è stato servito appena meglio, la Juve ha cambiato modo di giocare, sono cambiate cioè le intenzioni di fondo con cui veniva mosso il pallone. Basta prendere questa immagine per capire le principali modifiche apportate dal tecnico: niente Salida Lavolpiana del regista (che con Locatelli a impostare fra i centrali creava gli sfasamenti affrontati sopra) e maggior ricerca della mediazione delle mezzali, in particolare sul centrosinistra, col link De Sciglio-Miretti. Questa che vedete è l’azione che porta al tiro Rovella, salito al posto di Locatelli. Insomma non esistono solo le categorie dei giocatori, esistono anche le idee degli allenatori. 

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