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    Juventus, i primi cinque anni di Andrea Agnelli presidente: la ricostruzione, gli Scudetti, la Terza Stella, Del Piero

    Juventus, i primi cinque anni di Andrea Agnelli presidente: la ricostruzione, gli Scudetti, la Terza Stella, Del Piero

    C'è chi dice Marotta, chi Paratici, chi ancora Conte o tutti i campioni rimasti e arrivati in casa Juve. Ma la svolta della storia recente juventina, quella vera, è arrivata il 19 maggio 2010: quando il cda bianconero nominava Andrea Agnelli quale nuovo presidente della Juventus. Un giorno che ha segnato un importante ritorno al passato, succedendo alle presidenze di Giovanni Cobolli Gigli e Jean-Claude Blanc e rappresentando il vero nuovo punto di inizio nella ricostruzione della Juve post-Calciopoli. Una nuova iniezione di juventinità, serviva un Agnelli a risollevare il morale dei tifosi e riportare il marchio Juve ai vertici in Italia e in Europa: un cammino non facile, ma che dopo cinque anni ha dato ragione in tutto e per tutto al presidente bianconero, che non solo ha avuto il merito di scegliere gli uomini giusti cui affidarsi. Ma anche e soprattutto di difendere il simbolo Juve sempre e comunque, in ogni circostanza. Come solo suo zio Gianni e suo papà Umberto avrebbero fatto.

     

    IL PRIMO PASSO - A segnare il passo della sua avventura da presidente della Juve, la scelta degli uomini cui affidare la ricostruzione. Non solo. Anche la capacità di insistere su di loro dopo un primo anno fallimentare: Beppe Marotta e Fabio Paratici hanno saputo costruire e ricostruire una squadra vincente, prima in Italia ed ora anche in Europa. Partendo da una stagione chiusa fuori dalle competizioni europee e ricca di flop di mercato. Dal punto più basso della storia recente a quello più alto, il passo è lungo altri quattro anni: per una crescita continua ed esponenziale, avviato con Antonio Conte e portato avanti ancora meglio da Max Allegri.

     

    LA TERZA STELLA - Andrea Agnelli è stato ed è il presidente della Juve che ha saputo guardare al futuro con coraggio e ambizione. È stato ad esempio il presidente che tagliò il nastro all'inaugurazione dello Juventus Stadium nel settembre 2011. Ma è ed è stato un presidente che con orgoglio e determinazione ha difeso a spada tratta la Juve in quanto tale, al di là degli uomini. Poteva riguardarlo solo marginalmente la guerra post-calciopoli, invece è stato lui a guidare con rabbia la battaglia verso la restituzione dello Scudetto revocato nel 2005 e di quello assegnato all'Inter nel 2006, rinnegando anche in parte quanto fatto dai suoi predecessori: una guerra ancora lunga, con il contenzioso tutt'ora aperto con la Figc e che vede nel rimborso multimilionario lo spettro più temuto da Carlo Tavecchio fin dal suo insediamento. Intanto la terza stella ora anche ufficiale, allo Stadium campeggia fin dal primo Scudetto di Conte e non bisognerà aspettare un altro equivoco per vedere Agnelli continuare a rivendicare ciò che la Juve ritiene gli spetti di diritto.

     

    IL CASO DEL PIERO - Tanti successi in Italia, un sogno Champions da coltivare, una battaglia con la Figc ancora lunga da portare avanti. Ma anche un rapporto di amore-odio con Alessandro Del Piero, leggenda bianconera e capitano della prima Juve di Andrea Agnelli, pur essendo il presidente più giovane di un anno rispetto a Pinturicchio. Un rapporto culminato dall'annuncio da parte di Agnelli della fine del legame tra la Juve e Del Piero, il 19 ottobre 2011 quando la prima stagione dell'era Conte era appena all'inizio, in maniera unilaterale e pubblicamente. Modalità mai digerita da Del Piero e per niente condivisa da tutto il popolo bianconero: unico piccolo grande neo nel cuore dei tifosi che in Andrea Agnelli hanno ritrovato un presidente in cui riconoscersi.


    Nicola Balice
    @NicolaBalice


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