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Juve, Agnelli alla squadra: vendicate Marotta
È il 14 aprile, i bianconeri hanno appena battuto i francesi e ricevono il programma della giornata successiva: allenamento confermato alle 15, ma tutta la squadra deve presentarsi al centro sportivo alle 12 per una riunione. Tutti presenti e curiosi, l'indomani i giocatori della Juve vengono accolti dal presidente Andrea Agnelli, dall'amministratore delegato Beppe Marotta e dal dirigente Pavel Nedved, accompagnati dalle rispettive compagne.
Il motivo della convocazione è presto rivelato: Agnelli vuole mostrare alla squadra il video dell'infelice battuta pronunciata lo scorso 26 settembre dal presidente della Lazio Claudio Lotito nei confronti di Marotta a margine della riunione di Lega a Milano. «Il suo problema - aveva dichiarato il patron biancoceleste - è che con un occhio gioca a biliardo e con l'altro segna i punti»: una frase pagata con ventimila euro di ammenda (dieci a titolo personale, dieci in quanto presidente della Lazio), ma mai digerita dal club bianconero e da Marotta, al quale la Federcalcio ha tra l’altro negato il permesso di rivolgersi alla giustizia ordinaria senza la violazione della clausola compromissoria.
Mostrato il video - registrato da un operatore - Agnelli ha caricato la squadra: «Champions e serie A (all'epoca mancava ancora la certezza aritmetica dello scudetto, ndr) sono obiettivi secondari, ora dovete battere la Lazio». Marotta non ha proferito parola, ma la squadra ha ben recepito il messaggio, vincendo 2-0 la sfida di campionato in programma tre giorni dopo a Torino. A fine gara, Agnelli è sceso nello spogliatoio per ringraziare e stringere la mano a tutti i calciatori.
Ma la sfida alla Lazio, nemica anche in Lega e Federcalcio, non è ancora finita. Domani si gioca la finale di Coppa Italia, il presidente bianconero vuole un'altra vittoria e ha nuovamente caricato la squadra. Se qualcuno nutre dubbi sull’approccio della Juventus, può andare a vedere l’hashtag lanciato dal club su Twitter: #finoalladecima, un nuovo record che varrebbe la stella d’argento sulla maglia. Ma soprattutto un’altra «lezione» al nemico Lotito.