Juve, ecco perché Pirlo doveva giocare
Qualche pallone perso di troppo, qualche passaggio solo ordinario e non illuminante, qualche recupero mancato a causa di una corsa non proprio adatta a contrastare le schegge monegasche. Quasi un'ora a giri bassi, bassissimi. Quasi un'ora dedicata a dar fiato al partito dei contro-Pirlo. Poi la giocata che di fatto cambia la partita e permette di avvicinare la Juve alla semifinale di Champions League dopo dodici anni di assenza: un lancio col contagiri per il taglio di Alvaro Morata, una palla che spezza in due la difesa del Monaco fin lì perfetta e manda in totale confusione anche un vecchio lupo di mare come Ricardo Carvalho. Semplicemente la giocata che ti risolve una serata complicata, ancora una volta è opera di quel fuoriclasse che risponde al nome di Andrea Pirlo. Certo, i palloni persi, quelli ordinari, i ritmi bassi e tutto il resto. Ma alla fine non è difficile capire perché Allegri ha deciso di dargli le chiavi della squadra anche dopo cinquanta giorni di lontananza dal campo, anche dopo una fase di recupero più complicata del previsto. Perché quando il gioco si fa duro, keep calm and passa a Pirlo rimane ancora una strategia vincente.
LAZIO IN DUBBIO - Al netto di tutto questo, per nessuna ragione al mondo Allegri si vorrà privare del numero 21 bianconero nella gara di ritorno nel Principato. Fatto il rodaggio ieri sera con settanta minuti abbondanti di partita vera, per il resto della settimana dovrebbe essere consentito a Pirlo di tornare a seguire un programma che possa permettergli di trovare ulteriormente passo e ritmo, rischiando nulla come capitato fino alla vigilia del match di ieri sera. Ecco perché sembra difficile che il tecnico lo schieri già dal primo minuto anche contro la Lazio, partita importante ma non decisiva dall'alto dei dodici punti di vantaggio. Contro il Monaco, invece, fallire sarà vietato: e in quei casi, si sa, nel dubbio keep calm...
Nicola Balice