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  • Juve, basta stare in silenzio e fare la figura dei fessi: Di Bello sbaglia per compensare l'errore su Chiesa

    Juve, basta stare in silenzio e fare la figura dei fessi: Di Bello sbaglia per compensare l'errore su Chiesa

    • Marcello Chirico
      Marcello Chirico
    Da domenica sera sta succedendo il finimondo per un rigore non concesso al Bologna contro la Juventus. Sembra essere tornati ai tempi pre-Calciopoli: caos negli spogliatoi a fine partita, dirigenti che sbraitano e si catapultano davanti alle tv per manifestare la propria collera, tifosi imbestialiti sui social, AIA presa di mira dai dirigenti di quasi tutti i club per ricevere spiegazioni di quanto accaduto a Torino.

    Un macello vero, e solo perché di mezzo c’è la Juventus. Che la partita non l’ha nemmeno vinta,ma l’odio nei suoi confronti è tale e tanto accumulato nel corso di più di un secolo da tracimare fino a questo punto, senza che nessuno si azzardi a fermare il fiume in piena. Federazione in testa. Quella che, dopo lo scandalo di Juve- Salernitana dello scorso anno, intervenne eccome per calmare gli animi degli juventini ritenedo le loro rimostranze un casino esagerato. Stavolta invece Gravina tace, e magari si sta godendo pure lo spettacolo. Tutto come da copione. Così come altrettanto lo è il silenzio della Juventus, abituata - già con Andrea Agnelli – a subire e tacere. Anche quando sarebbe opportuno inserirsi nel dibattito e dire la propria. Soprattutto quando vengono in casa tua a darti del ladro. Perché questo è capitato domenica sera. Da qui la reazione nervosa di Allegri all’interno dello spogliatoio, sfociata poi in una rabbia tale da indurlo a trovare una scusa (il leggero malore) per evitare di presentarsi troppo alterato davanti ai media. Magari su consiglio della comunicazione bianconera, in modo da non gettare altra benzina sul fuoco. Anche se ormai il cerino buttato dall’ad bolognese Fenucci aveva già innescato un tale rogo, che a 2 giorni dal fattaccio non è stato ancora domato.

    Adesso non si tratta di cercare a tutti costi delle scuse, di inventarsi qualcosa per giustificare il mancato calcio di rigore non dato al Bologna, ma di raccontare i fatti per quello che sono stati: l’arbitro Di Bello e l’addetto al var Fourneau domenica scorsa ne hanno combinate più di Bertoldo, infatti l’AIA ha deciso di sospenderli. Hanno sbagliato in quasi tutte le decisioni prese, danneggiando entrambe le squadre. Non una sola. Poi è chiaro che se fosse stato concesso il rigore al Bologna, la partita l’avrebbe chiusa e vinta la squadra di Thiago Motta, ma se altrettanto fosse stata sanzionata la carica di Moro su Chiesa al 9’ la gara avrebbe probabilmente avuto un’altra narrazione. Che fossero entrambi episodi da penalty lo ha confessato a fine partita lo stesso Di Bello a Marco di Vaio: “Non ho dato il rigore su Ndoje perché non avevo già assegnato quello su Chiesa”.

    La classica compensazione che non dovrebbe esistere e che ha inevitabilmente determinato il caos. Però se Fenucci urla e strepita davanti alle tv e in sala conferenze per un rigore sacrosanto non concesso alla propria squadra, e nessuno della Juventus gli replica che ci sarebbe stato da fischiare pure quello su Chiesa (e, magari, da andare a vedere al Var anche il fallo di mano di Lucumi: scorsa stagione, in Champions, un episodio identico in Napoli – Milan venne punito col rigore), è normale poi che chi fa più casino prevalga, soprattutto se viene pure assistito da pletore di piromani. Mentre i dirigenti della Juve se stanno silenti a guardare il rogo che divampa, trattenendo a forza Allegri dall’andare a controribattere per le rime a Fenucci. Questa non è la tattica del saggio cinese sulla sponda del fiume, ma del fesso che si vede appiccare l’incendio in casa propria e non chiama nemmeno i pompieri. Cara Madama, bogia ca l’è ora!

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