Joe Barone e l'eredità del Viola Park. La nuova casa della Fiorentina che supera l'idea del centro sportivo
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MASTODONTICO - Era proprio il 2019, primo anno di insediamento della proprietà Commisso, quando la Fiorentina acquistò il terreno di Bagno a Ripoli dove nel giro di qualche anno sarebbe sorto il monumentale centro sportivo della Fiorentina. Quattro anni di lavoro per vedere sorgere una struttura da far stropicciare gli occhi. 26 ettari totali, 2 stadi, 12 campi da calcio, oltre 100 posti letto, un centro medico dotato di tecnologie estremamente all’avanguardia e tanto, tantissimo altro per un investimento da ben oltre i 100 milioni di euro. Il Viola Park è uno dei centri sportivi più grandi e all’avanguardia di tutta Europa e, come ribadiva sempre Barone, la casa di tutti i tifosi della Fiorentina.
CASA VIOLA - Un centro sportivo, sì, ma anche molto di più. Perché nella visione del dirigente gigliato il Viola Park sarebbe dovuto diventare un qualcosa di fruibile tutti i giorni. Al suo interno viene infatti organizzata la visione delle partite dentro il bar, nel quale peraltro si può andare per prendersi un caffè e fare l’aperitivo. E al Viola Park si possono organizzare anche convegni o congressi. Come detto, parliamo di una struttura che supera la concezione canonica di centro sportivo.
PROTAGONISTA - E in tutte le tappe che hanno portato alla sua costruzione, il compianto dirigente gigliato ha giocato un ruolo chiave. Dall’acquisto dei terreni, alla scelta del colore delle piastrelle, dalla posizione dei campi, fino alle interlocuzioni con la soprintendenza per quanto riguarda i vincoli territoriali. E non è allora un caso se il dg ha sempre mostrato un certo orgoglio nel mostrarlo (per usare un eufemismo) quando ha accompagnato i visitatori al suo interno, che fossero giornalisti, istituzioni o semplici tifosi. Tant’è che anche nelle sue dichiarazioni pubbliche non ha mai perso occasione per rivendicare lo straordinario lavoro fatto dalla Fiorentina nella costruzione del Viola Park. E ci piace pensare che si sia spento magari anche con un piccolo sorriso ripensando a quello che è stato il suo più grande lascito per Firenze e la sua Fiorentina.