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Italia Under 21, Nicolato: 'Le società non abbiano paura a far giocare i giovani. Miretti e Rovella che personalità'
LA QUALIFICAZIONE - "Sinceramente non ho dormito, dopo le partite solitamente non ci riesco. Avevo l’adrenalina ancora alta per la vittoria sull’Irlanda che ci ha dato il pass. È stata una grande soddisfazione per aver centrato un obiettivo importante, soprattutto per come siamo riusciti a ottenerlo. Ho dormito poco ma ero contento. Per quanto riguarda le nostre ambizioni è ovvio che proveremo a dare il massimo e ci dovremo confrontare con realtà di valore assoluto come la Spagna e il Portogallo, per non parlare di Francia e Inghilterra. Si tratta di movimenti calcistici che in questo momento vanno meglio del nostro, ma tutte le partite vanno giocate».
TATTICA - "I cambi di modulo? Sono state scelte figlie delle necessità. Abbiamo studiato bene le condizioni dei nostri giocatori, le caratteristiche dell’avversario, il tipo di partita che volevano impostare e quindi si è sposato un tipo di modulo. Con l’emergenza in corso tra infortuni e via vai non era possibile immaginare di puntare soltanto su un sistema di gioco".
MIRETTI - "Non lo scopro certo, è il capitano della Nazionale Under 19 e ha già fatto un bel percorso internazionale nonostante sia così giovane. Per lui come per tutti bisogna poi testarsi in maniera non sporadica con i grandi, là dove sale ulteriormente il livello. Ha potenzialità notevoli, un buon piede e personalità, ci verrà utile. Può giocare sia mezzala che play: un conto è giocare e con al fianco gente come Rabiot, altro invece essere tu il pilastro insieme ad altri giovani azzurri"
ROVELLA - "Nicolò è un ragazzo che mi piace molto, ha tecnica ed è sempre animato da uno spirito guerriero, caratteristiche che non si abbinano spesso in un unico giocatore... È stato bravo, ha disputato tre grandi partite pur venendo da un periodo per lui complesso, non giocava una partita intera dal raduno di marzo contro la Bosnia...".
BACINO DI CALCIATORI - "Che i ragazzi trovino spazio non può che fare piacere, anzi piacerissimo. Dall’ottica della Nazionale noi possiamo avere un futuro se aumentiamo il bacino dei calciatori che giocano. È un problema anche di cultura del calcio. Partendo dal presupposto che un ragazzo deve giocare solo se merita, il problema si concretizza se merita sempre qualcun altro! Io credo nel merito: se uno ha 50 anni e gioca meglio di quello di 20 deve scendere in campo il primo. Ma nel caso opposto non gli va preclusa l’occasione solo perché è giovane e non ha esperienza".