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    Italia, tutto troppo facile contro Malta. La sfida all'Inghilterra dirà la verità

    Italia, tutto troppo facile contro Malta. La sfida all'Inghilterra dirà la verità

    • Gianni Visnadi
      Gianni Visnadi
    Ovvio che contasse vincere e l’Italia ha vinto. Dopo gli ultimi 3 giorni, gli epurati per scommesse e gl’infortuni, battere Malta e riappaiare l’Ucraina al secondo posto del girone, era l’unica cosa che davvero importasse. Vittoria che fa classifica, punto. Il morale resta lo stesso, le preoccupazioni per martedì a casa Bellingham anche. Il vero test, il primo esame per l'Italia di Spalletti, perché Malta non è un test ma un materasso, di quelli che spesso si dice non esistano più e invece ancora ci sono. Del resto, l’Italia l’ha battuta 10 volte su 10 nella storia e loro nel frattempo ci hanno segnato solo 2 gol, l’ultimo addirittura 30 anni fa.

    Tutto troppo facile per essere vero, magari fosse sempre così, anche se in mezzo c’è pure qualcosa di bello, tipo i gol, che sono frustate alla partita prima ancora che all’avversario. Prodezze individuali più che di squadra, che nascono da errori in uscita dei maltesi, i primi due di Bonaventura e Berardi, o di Kean, che buca il pallone a centroarea, senza sporcarlo e anzi favorendo senza volerlo l’inserimento per il terzo, ancora di Berardi, che diventa l'uomo copertina nella notte di Bari. Immancabile l'acuto di Frattesi, proprio un attimo prima della fine: finta-dribbling-tiro e quarto gol sia per l'Italia sia per l'interista (nelle ultime 3 partite).

    Malta si difende sempre e solo, bassa e sufficientemente ordinata. E quando prova ad attaccare, subito si becca in contropiede il terzo gol. C’è molto di italiano antico nel suo gioco, però purtroppo per il ct Marcolini, ex Chievo, i piedi restano… maltesi. Imbarazzanti quelli del portiere Bonello, a dispetto delle origini, che peraltro non è granché nemmeno con mani e senso della posizione. Nel primo tempo, l’Italia tira 4 volte in porta: fuori con Locatelli in avvio, sulla traversa con Mancini di testa, in gol con Bonaventura e Berardi, due gioielli anche per la complicità del portiere maltese.

    Nell’Italia che schiaccia senza spingere, ché tanto non ce n’è bisogno, sono gli avversari che stanno tutti rintanati a ridosso dell’area di rigore, ci sono Kean e Berardi larghissimi, col rischio di restare a lungo senza palla. Lo juventino ha forza e voglia, ma nel primo tempo sbaglia come forse nessun altro: la misura o la scelta del passaggio, il tiro, la giocata. Resta un’opzione, ma nel ruolo deve crescere per essere la prima. Nella ripresa, e non è un caso, Spalletti lo riporta in mezzo all’area, almeno fino a quando tocca a Scamacca, defilando l’allievo Raspadori sulla sinistra.

    Berardi è un’altra cosa, e si sapeva. Dicasi, certezza in questa Italia. Intanto gioca a calcio, sempre. Meno gamba, ma molta più testa e alla prima occasione, su tocco di Barella, segna il 2-0 che chiude la sfida già prima dell’intervallo (se mai era stata aperta).

    Il nome “nuovo” è Jack Bonaventura, che senza Tonali e a 34 anni può vivere una seconda carriera azzurra, dopo che la prima (15 presenze e nessun gol) non è certo stata da protagonista. Bravo Spalletti a capire che sarebbe stato utile, anche in una posizione differente da quella che Italiano gli ha ritagliato nella Fiorentina. Molto bello anche il suo gol, quello che sblocca il risultato dopo 22 minuti. Forse addirittura più di quello di Berardi: controllo-rotazione-tiro appena dentro l’area di rigore, sul centro sinistra.

    Nell’ultimo scorcio di partita, Spalletti battezza la carriera azzurra dell’ex Udinese Udogie, che a nemmeno 21 anni è andato a fare il titolare in Premier League, nella squadra prima in classifica, il Tottenham. Primo di molti gettoni in Nazionale A.

    @GianniVisnadi
     

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