Getty Images
Italia indegna dei 4 posti Champions
Sull’antisportività di questa formula mi sono già espresso. E la catastrofe giallorossa di ieri sera, rimediata contro un Porto fra i più malmessi della storia recente, rafforza l’idea sull’iniquità del nuovo format. Soprattutto, c’è che di questa iniquità il calcio italiano sarebbe il simbolo. Per dirla brutalmente: perché dovremmo meritarci quattro posti in Champions, se da anni il campo stabilisce che non ne valiamo nemmeno tre?
Basta guardare i dati, che inchiodano alla realtà. Da quando è stata avviata la formula dei preliminari voluta da Michel Platini, con l’inizio della stagione 2009-10, per le nostre rappresentanti è iniziato un crollo verticale. Quella riforma è stata disegnata anche per salvaguardare i club dei paesi più in alto nel ranking, ammettendone tre anziché due alla fase a gironi, e obbligando soltanto la quarta al play off. Ebbene, da allora il nostro calcio è riuscito a perdere posizioni nel ranking, vedendo assottigliare da 4 a 3 i club ammessi alla competizione, e da 3 a 2 quelli con accesso diretto alla fase a gironi. Quest’ultimo dato avrebbe comunque dovuto determinare un aumento delle probabilità che la nostra rappresentante, costretta a passare dai play off, risultasse vincente. Lo faceva pensare una ragione elementare: mandare al play off la terza classificata anziché la quarta dovrebbe significare essere rappresentati da una squadra più forte. E invece no: le nostre terze le buscano, e a volte sonoramente, dalle quarte classificate dei campionati inglese (l'Udinese contro l’Arsenal), spagnolo (il Napoli contro l’Athletic Bilbao) e tedesco (la Lazio contro il Bayer Leverkusen). E in generale, su otto edizioni di Champions organizzate con la formula voluta da Platini, soltanto due volte la rappresentante italiana è riuscita a oltrepassare il turno di playoff: la Fiorentina (da quarta) nel 2009-10, e il Milan (da terzo) nel 2013-14. Per il resto è una pena: due eliminazioni per l’Udinese, e una a testa per Sampdoria, Napoli, Lazio e Roma. Tutte quante, tranne la squadra blucerchiata, giunte al play off da terze.
Guardando a questa statistica, bisogna chiedersi perché mai alla nostra Serie A dovrebbero essere garantiti quattro posti. Non li vale né li merita. E si avrebbe un’ulteriore conseguenza negativa, perché il premio spropositato a un movimento che non ne è all’altezza ritarderebbe la necessaria opera di ricostruzione. Non abbiamo l’arroganza che serve per stare lassù, ma intanto ci evitano di fare il dovuto bagno di umiltà. Rischiamo di rimanere a vita dei perdenti di successo.
@pippoevai