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  • Gravina deluso da Mancini, se non sarà Spalletti toccherà a Conte. Ma a Udine Luciano pagò lui la clausola

    Gravina deluso da Mancini, se non sarà Spalletti toccherà a Conte. Ma a Udine Luciano pagò lui la clausola

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    O Spalletti o Conte. Due piani A. E se il presidente federale, Gabriele Gravina, ha deciso di puntare subito su Luciano, Antonio non ha fatto una piega. Ha capito la preferenza iniziale e si è messo a disposizione comunque. Nel caso in cui Spalletti non dovesse liberarsi da De Laurentiis (impossibile che il presidente faccia un beau geste, per la semplice ragione che non ne è capace), sarà di nuovo Conte a prendere le redini della Nazionale. L’ex juventino ed ex interista è stato un signore, sa che non sarebbe in nessun caso una seconda scelta, ma ha accettato che la precedenza vada al collega più anziano. Come se non bastasse tutto il resto, Gravina, che viene descritto “sorpreso e dispiaciuto” per il tradimento di Mancini, deve vedersela ora con il patto di non concorrenza contenuto nella clausola di rescissione stipulata nel momento dell’addio di Spalletti al Napoli.

    Pro Spalletti ci sono quelli che dicono che un patto di non concorrenza, in campo sportivo, non può essere applicato per un contratto di lavoro con una Nazionale. Contro Spalletti, resiste la fronda di chi sostiene che la non concorrenza è estendibile a tutta l’attività. Pochi, pochissimi ricordano la volta in cui un giovane Luciano pagò di tasca sua per liberarsi dei Pozzo - era all’Udinese - e accasarsi alla Roma. Ecco, tra i tanti, sarei il meno sorpreso se Spalletti restituisse i 3 milioni e mezzo che De Laurentiis gli ha dato o gli dovrebbe dare per l’anno sabbatico e andasse a fare il ct tra gli applausi di una nazione meravigliata.

    Come ho già avuto modo di scrivere nella Sveglia di questa mattina, Spalletti ha una parola sola ed è disposto ad andare anche contro i suoi interessi per onorarla. Di sicuro i soldi che De Laurentiis pretende non li può mettere la Federcalcio. Il problema è che il tempo stringe e che entro la fine della settimana una decisione deve essere presa. Gravina è al lavoro, ma il suo umore non è dei migliori. Con Mancini aveva pianificato i prossimi quattro anni, aveva deciso che il ct sarebbe stato anche il coordinatore dell’Under 21 e dell’Under 20, aveva confermato tutti i suoi collaboratori (tranne Evani, il suo vice, tra l’altro nome scelto da Mancini), alcuni dei quali, assai probabilmente, hanno già firmato il rinnovo del contratto. Fino alla partenza per Mykonos (dove Mancini si trova in vacanza) nulla lasciava presagire lo strappo.

    Venerdì, invece, Gravina e Mancini - amici anche fuori dall’ambito professionale - si sono visti e l’allenatore gli ha detto che gli stavano venendo meno le motivazioni. Il presidente lo ha pregato di rifletterci anche perché fra una settimana ci sarebbero state le preconvocazioni per le gare di qualificazione all’Europeo. Silenzio il sabato, la bomba è scoppiata nel primo pomeriggio di domenica, quando dalla Grecia è arrivata la Pec, scritta e firmata di suo pugno da Mancini, in cui il ct rassegnava le dimissioni. Così il sogno di vincere il Mondiale di Messico, Canada e Stati Uniti, un proposito ribadito da Mancini dopo Spagna-Italia di Nations League, è naufragato in un azzurro mare di agosto. Come la peggiore delle scappatelle estive.

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