Intermania: vendiamo Icardi
Impotenza. L'Inter esce a mani vuote dallo Juventus Stadium, senza punti e con l'autostima sotto i tacchi. Un k.o. facilmente pronosticabile, come dicono i numeri del campionato nel 2016: 3 vittorie, 3 pareggi e 4 sconfitte per l'Inter con 11 gol fatti e 14 subiti; 9 vittorie, un pareggio e zero sconfitte per la Juve con 20 gol fatti e solo uno subito.
LA LEGGE DEL PIU' FORTE - La ferita che fa più male è il modo in cui è maturata la sconfitta: l'Inter non è scesa in campo per non prenderle, ma per prenderne poche (di reti); la Juve ha giocato al gatto col topo, consapevole della propria forza senza cadere nel rischio di prendere l'impegno sottogamba. Anzi, quando vedono le maglie nerazzurre gli juventini hanno il sangue negli occhi e giocano sempre con maggior furia agonistica. Che, unita alla superiorità tecnica, non può che portare alla vittoria. Chissà perché, lo stesso non succedeva a parti invertite, quando l'Inter era più forte. Anche nell'anno del Triplete, per battere la Juve a San Siro servì una magia di Maicon e non un regalo degli avversari. Meno male che, prima di quello di D'Ambrosio nella ripresa, gli attaccanti bianconeri non hanno sfruttato quelli di Murillo a inizio gara, altrimenti il passivo sarebbe stato ancora più pesante.
MANCINI SENZA VOCE - Teoricamente si potrebbe pensare di provare a colmare questo gap con delle mosse tattiche, invece Mancini ha scelto di giocare ancora a specchio con lo stesso modulo degli avversari (3-5-2). Così facendo, è ovvio che alla fine vinca il migliore. Ma la verità è che questa volta l'allenatore poteva inventarsi ben poco. Ad esempio, se avesse schierato un 4-4-2 con Perisic e Ljajic o Biabiany per cercare di mettere in difficoltà gli esterni (dove invece Alex Sandro ha stravinto il duello con D'Ambrosio), la Juve avrebbe dominato in mezzo al campo sfruttando la superiorità numerica.
AUSILIO DURO - Mancini non ha parlato dopo la partita, lasciando l'incombenza al vicepresidente Zanetti e al direttore sportivo Ausilio. Quest'ultimo ha puntato il dito contro i giocatori, accusandoli di mancanza di concentrazione, di personalità e di attributi. Proprio in questa rubrica, alla vigilia di Juve-Inter, avevamo chiesto ai nerazzurri di tirare fuori le "palle", scegliendo un titolo che si è poi rivelato un clamoroso autogol ("Icardi, zittisci Bonucci!") e per il quale chi scrive è pronto a subire gli sfottò dei tifosi nei commenti. In realtà il campo ha detto altro: la Juve non ha vinto solo per la grinta, ma semplicemente perché è nettamente più forte. Anche scambiando qualsiasi singolo giocatore, il risultato non sarebbe cambiato.
CASO ICARDI - Scherzo del destino, Bonucci ha segnato il gol del vantaggio, mantenendo la promessa di affossare l'Inter e annullando Icardi. Il capocannoniere in carica della Serie A è un corpo estraneo alla squadra, non per colpa sua. L'attaccante argentino è il classico uomo d'area, che finalizza il gioco. Siccome l'Inter non ce l'ha (un gioco) allora forse sarebbe meglio entrare nell'ordine delle idee di sacrificare Icardi sul mercato in uscita, facendo cassa prima che si svaluti ulteriormente. E rimpiazzandolo con un centravanti operaio, che corra per 90 minuti e lavori per la squadra. Ovviamente è una provocazione: sarebbe l'ennesimo autogol.
@CriGiudici