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Intermania, Skriniar da innamorato a traditore: cosa fare adesso
DIVORZIO - Quando i matrimoni finiscono, quasi mai la colpa si trova soltanto in una delle due parti. La scorsa estate i dirigenti nerazzurri hanno rifiutato i 50 milioni di euro offerti dai campioni di Francia: inizialmente poteva sembrare una "prova di forza", col senno di poi si è rivelata una scelta sbagliata. Perché il club perderà un patrimonio senza incassare un euro e così nel prossimo mercato sarà costretto a sacrificare almeno un'altra pedina importante nello scacchiere di Inzaghi sull'altare del bilancio.
AI FERRI CORTI - Poco importa se nel frattempo è cambiato l'umore della piazza, che prima contestava la società e ora punta il dito contro il calciatore. In ogni caso è stata smentita la presunta lite ad Appiano Gentile con il team maneger della squadra, Riccardo Ferri.
E ADESSO? - Ormai il danno è fatto e non serve più a nulla guardarsi indietro. Aspettando di capire con chi sostituirlo in futuro, è meglio concentrarsi sul presente. La prima mossa da fare subito è togliere la fascia di capitano a Skriniar, poi la palla passa a Inzaghi. Sarà l'allenatore a decidere se, quando e quanto farlo giocare. Se il calciatore dovesse continuare ad allenarsi e impegnarsi al massimo da professionista come ha sempre fatto (e vedrete che sarà così), sarebbe assurdo non utilizzarlo finché resta a libro paga. Ci sono già diversi esempi di calciatori schierati nonostante fossero in scadenza di contratto e avessero già firmato per altri club. In un senso o nell'altro basti pensare al Bayern, che prima aveva preso Lewandowski dal Borussia Dortmund e poi ha perso Alaba passato al Real Madrid sempre a parametro zero.
VERO AMORE - Tanti non hanno digerito la decisione di Skriniar ripensando ad alcune sue dichiarazioni d'amore rilasciate in passato, ma ciò non significa che fossero false. Milan ha amato la maglia nerazzurra per davvero e lo ha sempre dimostrato in campo, ma al giorno d'oggi niente dura per sempre. Nemmeno l'amore, a parte quello dei tifosi per la propria squadra del cuore. L'unica certezza in un mondo del calcio senza più bandiere e punti di riferimento. La prova? Vedere per credere San Siro sempre pieno.