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Intermania, da "ingiocabili" a inguardabili: così nacque il Triplete, ma è allarme per Napoli
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Allora mancavano soltanto 4 giornate alla fine del campionato, stavolta restano ancora 15 turni e l'autore dell'erroraccio che regala agli avversari l'ultimo gol è di Dimarco, quando però la partita era già compromessa. Il 3-0 finale parla da solo, è un risultato meritatissimo dalla Fiorentina che sovrasta i nerazzurri sotto ogni punto di vista: tecnico, tattico e caratteriale. Al contrario dell'anno scorso, quando Lautaro firmò un sofferto e pesante successo di misura prima dello scontro diretto vinto contro la Juventus a San Siro.
Il bello del calcio è che può bastare una sola settimana per passare da "ingiocabili" (autodefinizione di Mkhitaryan dopo il 3-0 rifilato al Monaco con tanto di quarto posto nella fase a campionato in Champions League 2 punti dietro al Liverpool capolista) a inguardabili. Il confine tra autostima e superbia è sottile, anche per i calciatori più esperti come l'armeno.
L'Inter vista ieri sera è troppo brutta per essere vera. Simone Inzaghi (che non aveva mai perso con 3 gol di scarto) lo sa, se ne assume la responsabilità senza cercare alibi e saggiamente non alza i toni contro la propria squadra davanti alle telecamere. Ma sarebbe interessante sapere cosa ha detto nello spogliatoio o cosa dirà alla ripresa degli allenamenti ad Appiano Gentile. Il suo usuale metodo di lavoro prevede la ricerca di una soluzione comune, senza incolpare i singoli.
I nerazzurri chiudono la gara con 4 attaccanti in campo: i titolari Lautaro e Thuram più le riserve Arnautovic e Taremi. Una mossa alla Mourinho, che nel 2010 a Catania terminò l'incontro (perso 3-1 in dieci uomini per l'espulsione di Muntari) con Milito, Eto'o e Sneijder più Quaresma e Pandev entrati dalla panchina. Per poi cambiare definitivamente sistema di gioco, passando dal 4-3-1-2 al 4-2-3-1. Materazzi racconta che per l'occasione lo Special One "distrusse" a parole i propri calciatori: "Ci ha fatto uno shampoo a tutti, anche a Toldo che non giocava mai. La partita dopo abbiamo vinto a Londra contro il Chelsea in Champions League e da lì abbiamo iniziato la volata verso il Triplete, siamo diventati quasi invincibili come gruppo".
Già: quasi, perché dopo quella di Catania arrivò soltanto un'altra sconfitta: nello scontro diretto per lo scudetto a Roma con Ranieri. Oggi è tutta un'altra storia, anche se l'Inter è ancora in corsa in tutte e tre le competizioni. Il campanello d'allarme più preoccupante è la difficoltà della squadra quando gioca contro avversari bravi a difendersi bene per poi far male nelle ripartenze grazie a calciatori di gamba. Le migliori qualità del Napoli di Antonio Conte, che già si frega le mani in vista dello scontro diretto per lo scudetto in calendario a inizio marzo dopo le prossime tre giornate con Udinese (in casa), Lazio e Como (entrambe in trasferta).
L'Inter cerca la rivincita contro la Fiorentina lunedì a San Siro, fa visita alla Juventus e poi ha altre due partite in casa con Genoa e Lazio (quest'ultima in Coppa Italia). A fine aprile 2018 il Napoli di Sarri perse lo scudetto in albergo a Firenze guardando in tv la vittoria in rimonta della Juventus di Allegri a San Siro contro l'Inter di Spalletti. Adesso l'ago della bilancia pende dalla parte degli ex Conte e Lukaku, inseguiti in classifica dai nerazzurri, costretti a rincorrere. "Montoya, por favor!".
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