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  • Inter stanca, al Milan l'elettroschock di Conceicao non basta: prossimo mese decisivo per lo scudetto

    Inter stanca, al Milan l'elettroschock di Conceicao non basta: prossimo mese decisivo per lo scudetto

    • Massimo Callegari
      Massimo Callegari
    La Supercoppa Italiana pesa 7,5 chili ed è la più leggera tra le coppe nazionali, ma il peso metaforico sulla stagione delle due finaliste potrebbe essere enorme. Capiamo insieme perché. Gli indizi delle semifinali. “Una partita allo stadio ne vale dieci viste in tv”: fedele a uno dei miei principî cardinali, a Riad ero convinto che la vittoria dell’Inter in semifinale non doveva nascondere le spie di allarme che si erano accese nel secondo tempo e che la finale contro il Milan ha poi fatto suonare fragorosamente.

    I campioni d’Italia avevano controllato/dominato per 60’, fallendo una serie incredibile di occasioni e non sfruttando appieno le scelte di Gasperini, con giocatori rientranti e/o fuori ruolo (Scalvini, Brescianini, Zaniolo). La mezz’ora finale è stata l’anteprima del secondo tempo contro il Milan: le folate, gol annullato a Ederson e doppia paratona di Sommer, si sono trasformate nelle volate di Leao e Theo e quindi nell’uragano che ha portato alla rimonta subìta. Sempre con le seconde linee in campo, soprattutto Asllani e Frattesi, e con deficit di attenzione preoccupanti.

    La stanchezza che non si vede. Insomma, un mix di mancanza di qualità e di energie che può fare la differenza nella volata scudetto. Perché se Gasp ha avuto la conferma da Zaniolo e c. che “iniziare una partita è più difficile che subentrare”, Inzaghi l’ha avuta sulle gerarchie che il campo gli ha sempre indicato: giocare con Asllani e Frattesi non è come farlo con Calhanoglu e Barella, come ci segnala la sempre attenta utente di X @GraziaArc… .

    Il punto è che l’Inter, come le altre partecipanti a Supercoppa e Champions, sta gestendo una mole di impegni mastodontica, in cui alle partite si somma il peso (rieccolo) di viaggi, trasferte, lontananza dalle famiglie, assenza di recupero. È un gran bel mestiere e qualcuno deve pur farlo, ma nasconderne le conseguenze sarebbe un peccato grave. Se i rincalzi si confermano tali per definizione e pure “per prestazione”, nemmeno chi gioca quasi sempre e bene come Barella e Bastoni è esente da errori e omissioni. Mancano le energie che fanno perdere centesimi e centimetri in cui si insinuano gli avversari (Theo e Pulisic sul 2-2). I nerazzurri hanno affrontato la trasferta araba con grande dedizione, arrivando per primi e andandosene per ultimi.

    Ora li attende gennaio, il mese che fin dall’inizio ho considerato decisivo per indirizzare la stagione delle big, perché è iniziato con la Supercoppa e finirà con due partite ravvicinate di Champions utili per evitare i playoff, ovvero un altro tour de force, a febbraio. Il peso della stanchezza si somma a quello della sconfitta e dei verdetti del campo sui singoli, quasi definitivi: togliersi tutto dalle spalle non sarà facile.
    Ancora una volta la prima partita di febbraio, Milan-Inter, potrebbe indirizzare la corsa scudetto come accadde nel 2022 (Inter-Milan 1-2) e 2024 (Inter-Juve 1-0).

    Le responsabilità del Milan. Anche per i rossoneri la Supercoppa ha un peso: quello delle responsabilità. Per il cammino accidentato dei primi mesi se le è prese Fonseca, per la vittoria di Riad Conceiçao. Ma per il giudizio sulla stagione sarà sui calciatori. Come per i cugini, semifinale e finale hanno avuto andamenti simili: le spie della vitalità si sono riaccese contro la Juve e hanno lampeggiato contro l’Inter. Ma tra “lampeggianti” e “abbaglianti” c’è una grande differenza, quella che passa tra talento e classe (semicit. Rino Tommasi, grazie di tutto Maestro). Il Milan ha giocatori da grandi giocate e da grandi partite (Leao, Theo, Pulisic, Morata) ma non tutti da grandi stagioni a livello top. Leao ha una media con il Milan di un gol ogni tre partite e mezzo, Morata di uno ogni tre partite in carriera, Theo è sparito due mesi, zero gol e zero assist, prima di riemergere a Riad. Senza continuità gli effetti dell’elettroschock di Conceiçao svanirebbero subito, senza capacità di reazione l’Inter disperderebbe l’ottimo lavoro della prima metà di stagione. E gennaio non sarebbe rossonero né tantomeno nerazzurro (milanese/bergamasco) ma solo troppo azzurro. E lungo, per le rivali scudetto del Napoli fresco, riposato e senza pesi sulle spalle.
     

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    Utente vxl 17111
    Utente vxl 17111

    Ma come si fa a giudicare il lavoro di un allenatore dopo poche settimane? L' elettroshock dovreb...

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