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  • Inter, Roma e Fiorentina hanno poco da rimproverarsi, ma la Storia non si ricorderà del loro orgoglio

    Inter, Roma e Fiorentina hanno poco da rimproverarsi, ma la Storia non si ricorderà del loro orgoglio

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    E’ dura da accettare, è dura da digerire. Sia la sconfitta dell’Inter contro il Manchester City, sia quelle della Fiorentina in Conference League e della Roma in Europa League. Non era mai accaduto che tre squadre della stessa nazione perdessero tutte all’atto conclusivo nelle tre principali coppe europee. Da sabato sera questo poco invidiabile record appartiene all’Italia che pure, tra le fine degli anni 80 e la metà degli anni 90, ha vinto tutto e con più società.

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    Paradossalmente è che non abbiamo nulla da rimproverare alle nostre tre formazioni. Hanno fatto tutte il massimo e, Inter e Roma, sono andate anche oltre qualche limite oggettivo. Quindi è relativo sostenere che è mancato solo un soffio per pareggiare con il City o vincere ai rigori con il Siviglia. La realtà dice che ancora non siamo al livello di due medie squadre europee (Siviglia e West Ham), mentre l’Inter può giocare a fare il City per mezz’ora, ma non è il City. C’è una grande differenza tra la vittoria (anche ai calci di rigore) e una bellissima sconfitta. Sul piano tecnico, comportamentale, fisico e morale le distanze possono anche assottigliarsi, ma chi alza la coppa avrà fatto, agli occhi della storia, sempre qualcosa in più. Cioé avrà vinto. Quindi, come minimo, non avrà sbagliato o non sarà stato vittima di errore.

    Percepisco molto orgoglio, da parte dei tifosi interisti, per come la loro squadra ha giocato contro l’avversario, in teoria più forte del mondo, e anche per il rispetto che hanno loro testimoniato, sportivi italiani di altre fedi. E’ un sintomo generale di maturità e di crescita. Però, alla fine, il City è campione e l’Inter no. L’unica cosa che resta e non torna.

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