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Il Pagellone del 2024: mago Gasperini, Guardiola è finito? Klopp "falso", Mbappé è da 4, Cardinale vale 1
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Buon Anno allora e buona lettura!
MANCHESTER UNITED 0: per distacco, la peggior “grande” società in giro attualmente per il mondo. Nemmeno l’ingresso nel management di un imprenditore di successo come sir Ratcliffe ha saputo cambiare l’inerzia autodistruttiva di un club leggendario, ormai sempre più vittima di dileggi e sberleffi. Old Trafford non è più da tempo il Teatro dei sogni, ma è sempre più il palcoscenico perfetto per giornate da incubo, ovviamente per i supporters dei Red Devils. Tutto ciò che il Man United tocca si deteriora e nel circolo vizioso sembra essere caduto pure un tecnico emergente e di grande talento come Ruben Amorim. Più che Re Mida, sembra…
GERRY CARDINALE 1: rispetto al suo connazionale con base a Roma, ha pure l’aggravante di continuare a predicare un modo di gestire una grande come società come il Milan come se fosse un’azienda che produce vernici. San Siro non è Hollywood e il calcio non è cinema e tanto meno soltanto business. La Milano rossonera non avvertiva l’esigenza dello Zio Sam, se questo deve essere il suo modus operandi, e i tre allenatori avvicendatisi in questo 2024 - Pioli, Fonseca e infine Conceiçao - sono lo specchio della confusione che regna sovrana.
DAN FRIEDKIN 2: la sua Roma continua ad essere una creatura indecifrabile. Costa un centinaio di milioni di euro all’anno solo di passivi, continua ad essere oggetto delle attenzioni economiche - o se preferite degli sperperi - del suo patron che, dopo aver bruciato l’ultimo allenatore (Mourinho) capace di riaccendere l’entusiasmo nella piazza, ha silurato pochi mesi dopo (in seguito ad un oneroso e forse improvvido rinnovo di contratto) una leggenda del romanismo come Daniele De Rossi. L’esperimento Juric, il ritorno disperato di Claudio Ranieri, ma soprattutto la folle gestione del duo Souloukou-Ghisolfi completano una disasterclass su tutti i fronti.
KLOPP 3: rispetto massimo e gratitudine eterna, anche non da tifosi del Liverpool, per quello che ha saputo costruire ad Anfield e per come ha saputo alimentare il fascino della Premier League in giro per il mondo. Ma la decisione di ritornare nel mondo del calcio - da consulente della galassia Red Bull - soltanto a pochi mesi di distanza dall’annuncio di quello che sembrava essere un ritiro dalle scene (o comunque un lungo periodo sabbatico) ha deluso e tradito la sensibilità di tanti appassionati. Stile rivedibile. Falso.
MBAPPE’ 4: a livello di calciatori, la più grande delusione dell’anno che se ne va in archivio. In rotta da tempo col Paris Saint-Germain ed incapace per l’ennesima volta di trascinarlo al sospirato obiettivo della Champions League - spettatore non pagante in occasione della clamorosa eliminazione in semifinale per mano del Borussia Dortmund - un fantasma agli Europei con la maglia della Francia, ancora non del tutto convincente nei suoi primi mesi al Real Madrid. Dov’è finito il fuoriclasse che tutti conoscevamo?
SPALLETTI 5: il bellissimo percorso in Nations League, con tanto di qualificazione ai quarti di finale (con la chicca della vittoria in casa della Francia) e accesso alle qualificazioni ai prossimi Mondiali da testa di serie, non può cancellare lo sfacelo agli Europei. Un disastro sotto ogni punto di vista: tecnico, tattico, fisico, di gestione. E quindi di immagine. Un’insufficienza di incoraggiamento, nella convinzione che si tratti di un passaggio a vuoto: fallire l’accesso alla Coppa del Mondo del 2026 sarebbe invece imperdonabile.
GUARDIOLA 6: solo il maggio scorso festeggiava la quarta Premier League consecutiva - come nessun altro prima di lui - la sesta in assoluto. Pochi mesi più tardi, di quel Manchester City è sparito tutto: il suo giocatore migliore (Rodri), il suo gioco, le sue certezze. Da una sessantina di giorni a questa parte, il tracollo è stato impressionante e mette addirittura a repentaglio la qualificazione alla prossima Champions League. Siamo alla fine di un grandioso ciclo?
THIAGO MOTTA 7: il voto vale principalmente per la straordinaria impresa di Bologna, che ha spianato al club emiliano le porte della Champions League per la prima volta nella sua storia. E all’allenatore italo-brasiliano, con merito, quelle di un grande club come la Juventus. Nella quale si intravedono, ad oggi, solo tracce della rivoluzione culturale che dovrebbe cancellare l’allegrismo. Il giudizio su quest’ultimo aspetto è momentaneamente sospeso, ma è giusto ammettere che tutti quanti ci aspettassimo di più.
LAMINE YAMAL 8: il volto nuovo e fresco del calcio internazionale. Un impatto sulla scena come spetta solamente ai predestinati. Se la fortuna e la salute lo assisteranno, siamo probabilmente di fronte al nuovo idolo generazionale di questo sport. I colpi sono già da grande, potenzialmente da grandissimo.
ANCELOTTI 9: gli aggettivi sono finiti da tempo, come confermano i 6 titoli aggiunti in bacheca nell’anno solare. E, attenzione, non inganni una seconda parte di 2024 che ha proposto molti più scuri che chiari, perché Carletto l’aggiustatutto ha già iniziato a rimettere insieme i cocci pure di questa stagione. Partita in sordina e proseguita in crescendo, di nuovo ai vertici della Liga e con una Champions League che offre ancora prospettive molto interessanti. Numero uno.
GASPERINI 10: l’Atalanta è diventata grande e lo deve in primis al suo fantastico condottiero. Che a 67 anni si regala il primo titolo (internazionale) della sua carriera e la considerazione ormai assoluta dei palcoscenici mondiali. E adesso a Bergamo parlare di Scudetto non è più una bestemmia. Grazie a lui.