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Addio 2024, l'anno delle big: Inter vincente, Milan dilettantesco, Roma confusione, Atalanta migliore
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INTER: VINCENTE
Doveva anzitutto dimostrare, l'Inter. Dimostrare che oltre agli applausi c'era di più. Lo doveva fare la squadra e di riflesso anche il suo tecnico, Simone Inzaghi. Perché da Istanbul era arrivato il premio della critica, ma in insieme a quello anche la scomoda medaglia degli sconfitti. Perché dentro i confini italiani Inzaghi era stato fregato prima dal Milan di Pioli e poi dal Napoli di Spalletti. Nel 2024 insomma l'Inter doveva vincere. E ha vinto. Dominando un campionato - quello passato - praticamente mai in discussione e provando a ripartire anche in questa nuova stagione, seppur con le note difficoltà iniziale. I nerazzurri però sono sempre lì. La domanda, casomai, è per il 2025: sapranno trasportarsi questo aggettivo anche nell'anno nuovo?
JUVENTUS: ROTTURA
La parola che più ha rappresentato la Juventus in questo 2024 è stata senz'altro questa. Rottura, di rapporti. Quello con Massimiliano Allegri. Rottura, di equilibri. Quelli di una società che del politically correct e di un certo stile ne aveva fatto vanto, invece nella notte di Roma è finita a lavarsi i panni sporchi in pubblica piazza. Rottura, col passato e con un tipo di gioco, di filosofia. Questo è ciò che vorrebbe portare Cristiano Giuntoli con la sua scelta Thiago Motta. Una nuova dimensione, una nuova modalità di affrontare le cose in campo. Qualcosa che vada al di là del 'vincere è l'unica cosa che conta'. Fin qui, il progetto, fatica a decollare. Anzi, a voler essere anche un po' cattivi - ma fedeli alla parola scelta - veder giocare ultimamente la Juve è un po' una rottura di scatole. Eppure, all'orizzonte, qualcosa si intravede. Di rado, tra la nebbia e le difficoltà di un inizio tortuoso, ma c'è. Per il 2025, più che 'rottura', servirà un altro concetto: fiducia.
MILAN: DILETTANTESCO
Di primo impatto può apparirvi anche duro, ma se ci pensate come altro potremmo definire le scelte prese in casa Milan dalla primavera in poi, quando si è chiaramente capito che con Stefano Pioli si era chiuso un capitolo e se ne sarebbe dovuto aprire un altro? Ecco, dalla cabina di comando in giù il Milan non solo non si è mosso 'da Milan', come imporrebbero tradizione e palmares di cotanto club, ma si è imbarco in una serie di scelte che se analizzate freddamente non si possono definire, appunto, se non come 'dilettantesche'. Dall'Ibrahimovic per cui si è faticato a lungo capire il ruolo, almeno fino all'intervista "sono il boss, comando io"; passando per lo stesso management - composto anche dallo svedese - che per mesi ha fatto capire di non volere un allenatore-manager, uno come Antonio Conte per intenderci. Poi però arriva la seconda/terza scelta Fonseca e al portoghese fanno fare esattamente l'allenatore-manager, lasciandolo solo dall'inizio alla fine. È finita con il botto di capodanno, ovvero il tecnico del Milan che si auto-esonera, nel senso che si caccia da solo dal finestrino della sua vettura prima del comunicato della società. Il tutto con una squadra tendenzialmente costruita male per fronteggiare anche la Champions League, ma che in fondo ripartiva dal secondo posto del tanto contestato Pioli. Mettiamola così, con un eufemismo: si sono viste dirigenze migliori.
NAPOLI: PENTITO E REDENTO
Come il suo presidente, Aurelio de Laurentiis. Padre padrone, per definizione. E dunque da accettare, nel bene e nel male. I primi 6 mesi del 2024 e il decimo posto con cui il Napoli ha chiuso il campionato sono frutto delle sciagurate scelte della stagione precedente. Scelte di cui ADL però, reo confesso, si è pentito. E non poteva essere altrimenti. Così, in pieno spirito, dopo il pentimento c'è la redenzione. Arrivata per ADL con un nuovo atteggiamento, che non è certo passato inosservato. Il presidente del Napoli, da agosto in poi, non ha praticamente più parlato. Una novità figlia in fondo della scelta: Antonio Conte. È questa la redenzione di ADL: aver accettato di passare, almeno per ora, in secondo piano. Di non essere più lui sulla copertina del Napoli. Di lasciare fare al suo nuovo allenatore; uno per altro decisamente poco incline ai compromessi e alle ingerenze. Per ora sta funzionando. Anche meglio del previsto se consideriamo le personalità che convivono. Certo, c'è da vedere quanto dura. Eccola qui la domanda alla voce 'Napoli' per il 2025.
ATALANTA: MIGLIORE
Il miglior anno della storia del club. Poco altro da aggiungere. La Dea ha vinto in Europa e chiude il 2024 al primo posto della classifica di Serie A. Cose dell'altro mondo. Perché ne avevamo già scritto su queste pagine ma giova sempre ricordarlo: fino all'arrivo di Gian Piero Gasperini la storia dell'Atalanta è stata quasi sempre quella di un club che lottava per non retrocedere. 'Migliore', dunque, è davvero l'unica definizione possibile per inquadrare un anno che è la sublimazione di un percorso, di una serie di scelte che stagione dopo stagione, sessione di mercato dopo sessione di mercato, plusvalenza dopo plusvalenza, hanno portato a questa serie di picchi che si concludono idealmente al vertice della Serie A al 31 dicembre 2024. Gasperini, proprio dopo la Lazio, ha in fondo già anticipato il concetto per il 2025: "Lavoreremo affinché questo 2024 non sia stato qualcosa di irripetibile".
ROMA: CONFUSIONE
Mourinho. De Rossi. Juric. Ranieri. Poi Tiago Pinto, Florent Ghisolfi e Lina Souloukou. Dybala va e Dybala resta. 91 milioni di euro investiti sul mercato estivo - di più solo la Juventus - di cui un terzo circa spesi per comprare un doppione di Dybala, che nel frattempo a Roma è restato nonostante l'avessero provato a impacchettare. Basterebbero queste tre righe per spiegare che cosa (non) è stato il 2024 della Roma. Sono passati 4 allenatori, un ds, un general manager, una CEO e un mercato semi-fallimentare. Il tutto dilapidando tempo e denari per risultati che, dati alla mano, sono stati buoni solo nell'iniziale parentesi di De Rossi. Alla Roma hanno fatto una confusione che raramente si è vista. E che non si dovrebbe proprio vedere a fronte dei soldi investiti. Perché i Friedkin non solo hanno speso, ma hanno speso pure tanto. Ma gli investimenti, in questo caso, più che un'attenuante, sono un'aggravante.
LAZIO: RARITA'
Il 2024 della Lazio entra dritto di filata in uno speciale del National Geographic. E il perché è presto detto. In un Paese in cui le dimissioni si vedono con la frequenza del passaggio della cometa di Halley - nessuno più baratta i soldi con concetti come 'integrità' o 'dignità' - Claudio Lotito è riuscito nella non semplice impresa di ottenerne due in 85 giorni: quelle di Maurizio Sarri - che di denari ne ha rinunciati parecchi - e quelle di Igor Tudor. Clima frizzantino dunque a Formello, degno appunto di quella documentaristica che si confa agli eventi di rara portata o alle specie in via d'estinzione. Una di quelle a cui potrebbe appartenere anche Marco Baroni, classico profilo di uno che parla poco e fa tanto, come del resto già visto a Verona. Ecco, la terza scelta dell'anno della Lazio sembra essere partito con la voglia di finirci anche lui nello speciale, ma per meriti sportivi. Frizzante in Europa e ben lanciata anche in Serie A, la Lazio gira in maniera sorprendentemente brillante per essere una squadra in cui si erano fatti da parte due profili di un certo spessore in pochissimo tempo. Rarità.
FIORENTINA:INTERESSANTE
Non ci si è annoiati nel 2024 a Firenze. La seconda finale europea consecutiva - dall'esito sfortunatamente identico - e il passaggio da un progetto tecnico a un altro, con l'arrivo di Raffaele Palladino. Un allenatore inizialmente molto discusso, addirittura quasi contestato, ma infine protagonista assoluto del panorama calcistico italiano degli ultimi due mesi dell'anno. È stato un 2024 dunque interessante sotto molti aspetti quello della Fiorentina, per un concetto che evidentemente la Viola si porterà anche nell'anno nuovo. Cosa può fare questa squadra? A che cosa può realmente ambire? Il progetto di Commisso porterà dei frutti concreti anche dal punto di vista sportivo, o si limiterà a quelli ottenuti fuori dal campo col famoso Viola Park e le mosse per arrivare allo stadio nuovo? Chi lo sa, eppure qualcosa si è mosso a Firenze. Non saranno certo i fasti di gloria del passato - almeno non per ora - ma sono pur sempre segnali di vita. Di quale tipo, appunto, resterà interessante capirlo.
BOLOGNA: NUOVO
Nuovi traguardi, quelli raggiunti da Thiago Motta a maggio. Nuova dimensione, quella in cui si è ritrovato a giocare Italiano. Anche in questo caso è un Bologna 'nuovo' rispetto a come l'avevamo sempre conosciuto in passato. Con la Champions League al Dall'Ara e un campionato da protagonista che dopo le difficoltà iniziali, numeri alla mano, sta restituendo una versione dei felsinei ancora competitiva. E questo nonostante l'arrivo dei 'nuovi volti'; con le star Calafiori e Zirkzee che hanno lasciato e con un serie di innesti che è stato chiamato al difficile compito di rimpiazzare e mantenere al tempo stesso il livello. È tutto 'nuovo' a Bologna e come sempre le novità non sono facili da gestire. L'avvio di stagione è stato complicato ma qualche risultato, ora, sta effettivamente arrivando. Chissà se Sartori - uomo dietro alla nascita del miracolo Atalanta - non riuscirà a dare continuità anche a questa sua promessa di 'nuovo' miracolo italiano.