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Senza contropiede, l'Inter (si) perde: così Gattuso ha incartato e battuto Conte
POCO SPETTACOLO - Non è stata una partita memorabile sul piano del gioco, il primo tempo poi è sprofondato in una noia mortale. L’Inter giocava contro il Napoli pensando alla Lazio, il Napoli giocava contro l’Inter pensando al ritorno. Ritmo dopolavoristico, emozioni ridotte all’ultimo istante, il 47', quando Padelli ha respinto a Zielinski l’unica vera palla-gol. Toccava alla squadra di casa gestire la manovra, ma l’Inter non riusciva mai a sfondare né per vie esterne (un solo bel cross di Biraghi girato di testa da Lautaro Martinez con palla fuori, nessuno spunto di Moses), né per vie centrali (Sensi non è mai entrato nel gioco, Barella raramente). Non si contavano i passaggi in orizzontale fra De Vrij e Skriniar o quelli verticali ma corti (micro-passaggi) fra Barella e Skriniar e fra Sensi e De Vrij. Tanto per chiarire, l’olandese ha stabilito il suo record di tocchi, 119, e di passaggi, 115, da quando gioca in Italia e se un difensore centrale ha questi numeri non è un bel segno per la sua squadra. Nemmeno Bastoni, il più portato dei difensori nerazzurri a costruire il gioco, riusciva ad aiutare Brozovic, regista in versione banale. Sembrava più o meno il primo tempo interista del derby. Inespressivo.
NAPOLI DIFENSIVO - La ragione di tanta difficoltà nerazzurra (per averne una diretta conferma basta ricordare che nei primi 45' Lukaku non è mai arrivato alla conclusione) era da rintracciare soprattutto nell’atteggiamento del Napoli che lasciava solo Mertens in attacco e si difendeva con 9 uomini schierati in un puro 4-5-1. Gattuso era stato costretto a rinunciare a Insigne (in panchina da acciaccato) e nel tridente aveva inserito un centrocampista come Elmas. Da questa scelta si poteva intuire l’intenzione del tecnico.
L’AVVIO DA DIETRO - Per ordine dell'allenatore, gli azzurri facevano partire l’azione sempre da dietro (per questo gioca Ospina e non Meret, per i piedi), anche quando il pressing dell’Inter era alto con le due punte, più Moses e Biraghi sugli esterni. Abbiamo contato nel primo tempo 10 tentativi di uscita bassa, solo 2 sono andati a buon fine, nelle altre 8 occasioni il Napoli ha perso palla. Contento Gattuso...
LA PERLA DI FABIAN - Un po’ per il pensiero rivolto alla Lazio, un po’ per il giallo preso a inizio gara, nel secondo tempo Conte ha tolto Skriniar e inserito D’Ambrosio. Appena ha aumentato (poco poco) il ritmo e alzato (di una quindicina di metri) la linea del palleggio, appena ha concesso un po’ di spazio, l’Inter è stata punita. Il gol e l’azione che l’ha preceduta sono stati l’unico momento di grande calcio di questa partita. Vale la pena raccontarli: palla recuperata da Zielinski, su Sensi, a ridosso della propria area, ripartenza immediata, subito palla a Fabian Ruiz che l’ha toccata per la prima volta in questa azione travolgente, al centro per Mertens, al volo per Di Lorenzo che è partito come un treno sulla destra, l’Inter era messa male dietro e stava rientrando precipitosamente; tocco di Di Lorenzo ancora per Fabian Ruiz (e siamo alla seconda partecipazione), palla al centro per Demme, a sinistra per Mario Rui, ancora al centro per Demme, ancora a destra per Fabian Ruiz (e siamo alla terza) e dallo spagnolo in area per Di Lorenzo che gliel’ha restituita di prima (e siamo alla quarta partecipazione di Fabian); in quel momento è diventato chiaro l’obiettivo nella sua mente, voleva la porta: accentrandosi ha cominciato a spostare palla col quel sinistro micidiale, prima Sensi, poi Brozovic e infine lo spazio, il pertugio dove, sempre col sinistro, sarebbe entrata la palla partita come una freccia velenosa dal limite dell’area. In tutto 32 secondi di azione con 11 tocchi. Da applausi.
CON ERIKSEN - L’Inter continuava a stare in campo senza giocare. Una volta in vantaggio, il Napoli ha reso ancora più corposa la sua fase difensiva e la squadra di casa ha continuato a sbatterci contro. Conte aveva una sola possibilità, quella di Eriksen, entrato al 22' al posto dello spento Sensi. Il tecnico salentino era molto nervoso, se l’è presa con Calvarese (che l’ha ammonito: si è letto il labiale del tecnico salentino “fai sempre il fenomeno”) perché non poteva prendersela con se stesso: il più inesperto Gattuso, allenatore della squadra più debole, lo stava incartando. Quando è entrato anche Sanchez (29'), l’Inter è passata alla difesa a 4, più precisamente al 4-3-3. Gattuso è rimasto fedele al modulo iniziale, inserendo Milik (al posto di Mertens), poi Politano (fuori Callejon), infine Allan (fuori Zielinski e 200 partite nel Napoli per il brasiliano) per potenziare il centrocampo. Tutte sostituzioni logiche. L’Inter ha cercato di forzare i tempi e le giocate, ma il Napoli si è difeso con ordine, rischiando davvero solo al 49' quando Ospina ha anticipato D’Ambrosio. Da ricordare che l’Inter ha perso dopo una serie di 10 partite in cui aveva ottenuto 6 vittorie e 4 pareggi. Merito di Gattuso.
IL TABELLINO
Inter-Napoli 0-1
Marcatori: 12’ s.t. Fabian Ruiz
Assist: 12' s.t. Di Lorenzo
Inter: Padelli; Skriniar (dal 1’ s.t. D’Ambrosio), de Vrij, Bastoni; Moses (dal 29’ s.t. Sanchez), Barella, Brozovic, Sensi (dal 21’ s.t. Eriksen); Biraghi; Lukaku, Lautaro.
Napoli: Ospina; Di Lorenzo, Manolas, Maksimovic, Mario Rui; Fabian Ruiz, Demme, Zielinski (dal 37’ s.t. Allan); Callejon (dal 33’ s.t. Politano), Mertens (dal 28’ s.t. Milik), Elmas.
Ammoniti: Skriniar (I), Manolas (N), Mario Rui (N), Ospina (N)
Espulsi:
Arbitro: Gianpaolo Calvarese (della Sezione di Teramo).