Il deejay De Ceglie e il campione del mondo Perrotta
SIMONE PERROTTA, 1977, nato ad Ahton in Inghilterra, ex trequartista di Reggina, Juventus, Bari, Chievo e Roma. Si è ritirato nel 2013. Campione del mondo nel 2006 Ad Ahton, dove è vissuto fino all'età di 5 anni, c'è una sua statua, insieme a quelle degli altri 2 campioni del mondo che vi ebbero i natali: Jimmy Arfield e Geoff Hurst
«Non sapevo neanche che ci fosse quella statua, ci avvertì uno zio. Mio padre a 18 anni è partito da Cerisano (Cosenza) senza una lira in tasca e lavorando dalla mattina alla sera alla fine era diventato gestore di un pub dove scorrevano fiumi di birra... Ma in Inghilterra per noi italiani era dura. Razzismo? No, la definirei “discriminazione territoriale”. Così papà, per evitare che io e i miei fratelli restassimo lontani dagli affetti e dal calore della nostra terra, ci ha riportati in Italia». Mi ricordo ancora il presidente Foti che mi parlò dell'interessamento, della Juve oltre a quello dell’Inter. Foti mi invitò a casa sua e mi chiese per quale squadra facessi il tifo. Gli risposi che simpatizzavo per il Napoli perché ero cresciuto con le giocate di Maradona. Foti mi tirò la maglia della Juventus. Ero felice e spaventato. Avrei lasciato il mio “ovile” dove ero cresciuto, per andare in una società completamente diversa, di vertice, in cui l’unico obiettivo era vincere. Realizzavo il sogno di mio padre che è un grande tifoso della Juventus”. In bianconero, però restò poco Il meglio lo ha dato col Chievo «La squadra del mio destino. Dopo esser passato da Bari, al Chievo arrivai in pratica da “scaricato” dalla Juventus. Ricordi bianconeri? La pressione di un ambiente in cui sei “condannato” al successo. Il pareggio, ieri come oggi, è visto come una sconfitta e il motto che ti inculcano è da sempre quello bonipertiano: “Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”». Perrotta quello spirito vincente lo trasferì subito nel Chievo di Gigi Del Neri. «Senza retorica, quella del Chievo è una grande favola che continua ad essere riscritta. Al primo anno in Serie A – 2001-2002 – fino a Natale restammo clamorosamente al comando della classifica. Vincendo 2-1 a San Siro, scavalcammo dal secondo al primo posto l’Inter di Ronaldo...». E con la Roma «Purtroppo abbiamo stabilito il triste record degli eterni secondi [dal 2004 sei volte secondo posto, quattro con Perrotta in giallorosso, ndr]. Eravamo come Toto Cutugno al Festival di Sanremo – sorride –. Però, specie con Spalletti, la Roma ha mostrato il calcio più bello e divertente. E molti di quei movimenti e dei meccanismi di gioco di noi romanisti sono stati utili anche alla Nazionale di Lippi nel 2006». Si è ritirato il 29 giugno 2013 "Non credo di continuare a giocare, perché preferisco finire come ex calciatore della Roma e non come ex di un'altra squadra, volevo finire con questa maglia e credo sia giusto così “ E' consigliere federale dell'AIC “Noi vorremmo “combattere” alla pari nel rispetto e la tutela dei diritti di tutta la categoria, ma questo oggi non è possibile perché siamo governati da chi crede che il nostro calcio, specchio del Paese, sia ancora il migliore del mondo. Io invece più viaggio e più mi convinco che l’Italia è forse il posto più bello del mondo, ma non è più quello dove si lavora e si vive meglio». Nel 2013 ha dichiarato la sua simpatia per i 5 Stelle“Diciamo che Grillo è un po’ me, bravo a gettarsi negli spazi lasciati dagli altri, un po’ Totti che quegli spazi li trova con un lancio. Il tutto condito da grande fantasia. Il Ponte sullo Stretto e la Tav, in un momento di crisi come questo non servono proprio. Meglio preoccuparsi dei bisogni minimi della popolazione, purtroppo siamo a questo: i problemi di tutti sono evidenti, non m’importa che io e la mia famiglia siamo sistemati assai bene. Perché deve essere chiaro che non si sta davvero bene se non stanno bene tutti»
MAURO MILANESE, 1971, ex terzino sinistro di Massese, Triestina, Cremonese, Napoli, Parma, Perugia, Inter, Ancona, QPR, Salernitana, Varese. Attualmente è DS e proprietario della Triestina, acquistata la primavera scorsa assieme a suo cugino Mario Vittorio Biasin, anch'egli triestino, ma emigrato molti anni fa in Australia dove con duro lavoro ha messo in piedi una fortunata e redditizia attività immobiliare e si è impegnato nel calcio con il Melbourn Victory, squadra che milita nella massima serie del campionato del soccer australiano e che questa estate si è tolta lo sfizio di piegare i campioni italiani della Juventus in un'amichevole. Il legame con la città d'origine l'hanno spinto ad investire per acquistare la squadra della sua amata e lontana Trieste.
MARIO SOMMA, 1963, allenatore del Catanzaro, giò sulla panchina di Pro Cisterna, Terracina, Baracca Lugo, Potenza, Albalonga, Cavese, Arezzo, Empoli, Brescia, Piacenza, Mantova, Triestina, Cosenza, Grosseto, Salernitana, Latina. Da giocatore, difensore, giocò in serie A col Genoa. E' padre di Michele, difensore del Brescia
Auguri anche a ALBERTO GIULIATTO, 1983, ex terzino sinistro di Belluno, Treviso, Lecce, Nocerina, Parma, Savona, Venezia
ANTONIO BITETTI, 1974, ex centrocampista di Taranto, Matera, Cagliari, Reggina, Avellino, Ascoli, Castellaneta. A Reggio Calabria era compagno di stanza con Simone Perrotta con cui condivide il compleanno. “In quella stagione ci siamo conosciuti molto bene. Simone era un ragazzo riservatissimo, molto timido perché era molto giovane. Ragazzo molto umile. Un tipo tranquillo. Ricordo quando dovevamo scegliere i numeri delle maglie. Siamo nati lo stesso giorno e lo stesso mese. Io sono nato il 17 settembre del 1974, mentre Simone il 17 settembre del 1977. Entrambi volevamo il 17. Lui lo lasciò a me. Mi disse: “Antò, è giusto che il 17 lo prenda tu, sei più grande di me”. Io lo ringraziai da grande amico. Poi lui ha ripreso la maglia numero 17 quando andò a giocare nel Bari. Diceva che quel numero era molto importante per lui. Infatti con la maglia n.17, segnò il suo primo gol in Serie A, con la maglia biancorossa. Si è ritirato nel 2003 dopo un un brutto infortunio al ginocchio
PETTER RUDI, 1973, ex centrocampista norvegese, al Perugia da gennaio a giugno 1997
DARIO CORDONE, 1971, ex centrocampista di Pro Patria, Casale, Livorno, Monza, Ternana, Catania, Genoa, Ivrea, Catanzaro, Sestese
FERDINANDO GASPARINI, 1969, ex centravanti di Verona, Modena, Vicenza, Fidelis Andria, Ravenna, Alessandria, Trapani, Novara, Carpi, Casaleone, Lugagnane, Mestre. Si è ritirato nel 2007
DARIO DONA', 1961, ex centrocampista di Treviso, Varese, Milan (solo 2 partite in Coppa Italia), Vicenza, Bologna, Verona, Catanzaro, Reggiana, Ancona, Giorgione, Miranese. A Verona ha vinto lo scudetto 1984-85 con 12 presenze, di cui 2 da titolare contro le 2 milanesi, Si è ritirato nel 1998
MASSIMO VENTURINI, 1957, ex difensore di Novara, Pistoiese, Sampdoria, Avellino, Catanzaro, Pescara, Salernitana, Potenza- Si è ritirato nel 1989
OSCAR RIGHETTI, 1948, ex difensore, ex difensore di SPAL, Inter, Piacenza, Crotone, Piacenza, Suzzara, Monopoli. Si è ritirato nel 1978
MARCO CRISTINI, 1985, centrocampista della Carrarese
IRAKLI SHEKILADZE, 1992, attaccante georgiano del Tuttocuioio
LORENZO LIBUTTI, 1997, centrocampista del Melfi
HARALLAMB QAQI, 1993, noto come LAPIS KIAKIS, difensore albanese del KF Laci, ex Varese, Verona, Carpi, Barletta
MICHAEL RABUSIC, 1989, attaccante ceco di origini croate del FC Vysocina (Cechia), ex Verona, Perugia, Crotone
Per la categoria METEORE, Buon Compleanno a
JOSE GONCALVES, 1958, difensore portoghese del Revolution (USA), 3 partite nel Venezia da gennaio a giugno 2005
MILAN BERCK BEELENKAMP, 1977, ex difensore olandese, al Genoa nel 1998-99. Fu voluto fortemente da Claudio Onofri, all’epoca nello staff tecnico rossoblu. Giunto insieme agli altri altrettanto misteriosi Van Dessel e Van Kallen – per formare un trio olandese di “bidoni” da brividi– nell’ultima stagione aveva giocato in prestito al Volendam, ma era di proprietà dell’Ajax che lo lasciò libero. Contattato in seguito ad un blitz concluso con l’apposizione della sua firma sul contratto che lo legò ai grifoni per tre anni nella casa genovese dell’allora Presidente rossoblu Massimo Mauro, giocò in 14 occasioni, ma senza sussulti. In seguito tornò in Patria, alternandosi tra la prima e la seconda divisione olandese. Da allora Onofri, divenuto responsabile del settore giovanile rossoblu, auspica prudenza, quando parla di giovani rampanti, anche per evitare di appiccicare etichette troppo frettolose. «Cinque anni fa – ricorda Onofri in un’intervista del 2003 – portai qui Beelenkamp, Van Dessel e Van Kallen di 18-19 anni, e furono bollati come brocchi. Ora giocano nella Serie A olandese e Van Dessel, da capitano del Roda, ha stretto la mano a Paolo Maldini nelle Coppe europee». Tornando a Beelenkamp, nel 2006 pare che abbia fallito addirittura un provino con lo Stabak, Serie A norvegese. Forse non sono tanto nascosti i motivi per i quali l’Ajax lo lasciò libero di accasarsi altrove.
Auguri anche allo storico giornalista GIAMPAOLO ORMEZZANO, 1935