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Gran Galà, Spalletti miglior allenatore 2022/23: 'L' Italia è come il paradiso. E su De Laurentiis...'
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LE DICHIARAZIONI - "Sono d'accordo con De Laurentiis che amare vuol dire lasciare liberi? No! E' stato tutto bellissimo. E' venuta fuori una squadra incredibilmente collaborativa, dove tutti si aiutavano a vicenda. Io ho dovuto fare poco lavoro. Sono stati bravi a capire fin da subito, perchè eravamo li e perchè lo dovevamo fare. Oltre ad essere una squadra di grandi giocatori, è stata una squadra di uomini veri e si sentirà parlare a lungo di loro. Il momento in cui abbiamo capito che potevamo farlo? Il presidente è bravissimo a motivare gli altri. Quando sono arrivato mi ha detto che lui secondo era già arrivato. A Napoli non vai per aspettare la fine del mese. Vai li per cercare di vincere. Non hai alternative. Se passeggi per la città, l'amore dei napoletani te lo senti addosso".
GIRONE EUROPEI - "Un girone tostissimo. Sono partite che potrebbero essere tutte dei quarti di finale. Il nome che portiamo, la storia che ci hanno donato quelli come Gigi Buffon (presente in sala ndr.) sono storie importanti. Mancano 200 giorni all'Europeo. Se riusciamo ad organizzare bene gli spazi temporali sono tanti, altrimenti rischiano di essere pochi. Spero in un po' di collaborazione da parte dei club. Dobbiamo trovare degli spazi e l'Italia deve stare a cuore a tutti".
NAZIONALE - "Io vivo per questo, ho lasciato la famiglia per stare dietro al pallone dalla mattina alla sera - ha proseguito Spalletti dal palco sul quale è salito per ricevere il premio come migliore allenatore della passata stagione -, ora allenare la Nazionale per me è come essere in paradiso". Agli Europei mancano circa 200 giorni: "Se sono tanti o pochi? Dipende - ha aggiunto il Ct -, se gli spazi che abbiamo a disposizione si usano bene potrebbero essere tanti, altrimenti sono pochi. Noi tenteremo di fare tutto il possibile, ma ora ci vuole anche un po' di collaborazione da parte dei club. Bisogna riuscire a trovare degli spazi e l'Italia deve stare a cuore a tutti. Noi dobbiamo provare a fare un calcio relazionale: del mio Napoli tutti ricordano l'azione in cui 10 giocatori tornarono in difesa per recuperare dopo un calcio d'angolo battuto male, con Osimhen che arrivò prima di tutti per dare una mano. In quel gruppo non c'erano gelosie e nulla poteva minare una squadra di quel genere, io voglio portare questa cultura: creare una squadra con la mente forte e far capire che stiamo facendo tutto per l'Italia".