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Genoamania: Prandelli e l'arte di saper correggere i propri errori
Non c'è però soltanto la buona sorte dietro a successo del Grifone. La vittoria contro i biancocelesti è prima di tutto merito di Cesare Prandelli. Sono state le sue scelte a capovolgere la gara. È stato soprattutto il suo coraggio nell'abiurare la formazione iniziale a dare la scossa decisiva ai rossoblù. A differenza di molti suoi colleghi l'ex commissario tecnico ha una dote non comune, quella di non fossilizzarsi sulle proprie idee anche quando queste sono palesemente errate. Dopo il primo tempo di ieri era evidente che il 4-3-3 varato all'inizio non fosse il modulo ideale, così come era altrettanto lampante che Lazovic fosse in una di quelle giornate in cui non gli riesce nulla. E così Prandelli all'intervallo non ci ha pensato due volte: fuori il serbo, dentro Bessa con relativo passaggio al 4-3-1-2. Poco dopo fuori anche Radovanovic, altro giocatore che non riusciva a girare a dovere, per lasciare spazio a Pandev. Il Genoa la gara l'ha vinta lì, nonostante il punteggio in quel momento fosse favorevole ancora ai laziali.
In tutto ciò Prandelli ha avuto ben due meriti. Il primo è stato quello di osare, mettendo alle corde una squadra in difficoltà; il secondo è stato quello di riconoscere i propri errori correggendoli in tempo utile. E alla fine, anche con un pizzico di fortuna, il risultato gli ha dato ragione. Perché il calcio in fondo è un gioco semplice. Mandi in campo undici uomini e se qualcuno di loro gioca male lo sostituisci con un panchinaro sperando che quest'ultimo riesca a fare la differenza. Prandelli questo lo sa bene e ieri l'ha messo in pratica. Alla faccia degli integralisti di moduli e interpreti. Che non smentiscono mai se stessi neppure di fronte all'evidenza.