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    Genoamania: né vittoria, né divertimento, che noia questo Grifone

    Genoamania: né vittoria, né divertimento, che noia questo Grifone

    • Marco Tripodi
    Un vecchio adagio del calcio recita che quando non si può vincere è già buono riuscire a non perdere. E guardando come si erano messe le cose ieri per il Genoa il pareggio scaturito dalla gara con il Sassuolo potrebbe apparire come una buona notizia. Anche perché il punto di Marassi arriva dopo i 3 conquistati lunedì scorso in casa dell'Empoli consentendo ai rossoblù di fare un ulteriore passettino verso la salvezza.

    Eppure se c'era una gara da vincere era proprio quella di ieri. L'1-1 con gli emiliani sa molto di occasione persa non tanto per il risultato ma per come è scaturito. Al cospetto di un'avversaria sicuramente alla portata del grifone ma con una classifica nettamente migliore era plausibile attendersi un Genoa più aggressivo e propositivo rispetto a quello attendista e prevedibile visto sul prato verde del Ferraris.

    Se non si provano a vincere gare come quella di ieri difficilmente si riuscirà a fare un salto di qualità sia sotto il punto di vista del gioco che in classifica. Onestamente non credo che il Genoa corra quest'anno pericoli in ottica retrocessione, anche se nel calcio nulla è mai scontato. Però il fatto di essere relativamente tranquilli sembra svuotare i rossoblù dalla possibilità di regalare ai propri sostenitori un proseguo di campionato se non più ambizioso quantomeno più divertente.

    Chi va allo stadio o guarda la partita in TV dovrebbe farlo per divertirsi, soprattutto quando la posta in palio non è poi così alta come quella che riguarda attualmente il Grifone. Invece assistere alle gare dei rossoblù è quasi un'inutile attesa nella vana speranza che accada qualcosa di imprevisto.

    Ma in fondo questa non è altro che la diretta conseguenza di quella rivoluzione perpetua che regna in casa rossoblù da anni. Se il Genoa gioca male, fa giocare male gli avversari e lo fa ormai da almeno tre stagioni, il problema evidentemente non è di chi siede in panchina ma dei continui cambiamenti radicali ai quali si assiste regolarmente come il cambio dell'ora ogni sei mesi. Una politica che avrà il suo senso dal punto di vista finanziario ma che inevitabilmente finisce per riflettersi sulla qualità decisamente bassa che emerge domenicalmente nelle anonime e noiose gare del Grifone.

    Prandelli dal canto suo sta provando a dare una nuova identità ad una squadra stravolta rispetto a quella ereditata un mese e mezzo fa. Ma l'ultimo a fare dei miracoli fu Padre Pio. E non mi sembra che l'ex CT abbia le stigmate o sia un frate cappuccino...
     

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