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    Genoamania: avanti un altro. Come se il problema fosse il tecnico...

    Genoamania: avanti un altro. Come se il problema fosse il tecnico...

    • Marco Tripodi
    E adesso sotto a chi tocca. Liquidato anche il decimo allenatore in poco più di quattro anni, ora al Genoa non resta che affidarsi per l'ennesima volta al suo taumaturgo per antonomasia, quel Davide Ballardini capace di trasformare il rossoblù in oro. Come se la vera soluzione agli ormai atavici problemi del club più antico d'Italia fosse di tipo tattico.

    Forse davvero, per l'ennesima volta, il Balla riuscirà nella straordinaria impresa di salvare dalla retrocessione una formazione che appare ormai spacciata. Non tanto per la classifica che la caratterizza, quanto per tutto ciò che le fa da contorno da un quadriennio abbondante a questa parte. Ma anche se il prodigio del vate di Ravenna dovesse ripetersi ancora si tratterebbe pur sempre di un nuovo paliativo. Un rimedio temporaneo, incapace di curare in maniera definitiva un paziente da troppo tempo agonizzante. Perché come ormai è palese a chiunque i veri problemi del club più antico d'Italia non sono in campo né tantomeno in panchina. Al massimo quelli sono gli specchi che riflettono la vera realtà rossoblù. Una realtà alla deriva, lasciata in balia degli eventi e delle correnti.

    Per rendersi conto di quale area tiri dalle parti di Pegli non serve guardare infatti solamente al numero di allenatori alternatisi sulla panchina rossoblù, per quanto questo dato la dica lunga sulla mancanza di una progettualità anche minima degna di tale etichetta. Nell'ultimo lustro i cancelli di Villa Rostan si sono rivelati delle vere e proprie porte girevoli per una serie quasi infinita di professionisti del mondo pallonaro. Un viavai di lavoratori degno del mercato orientale di Via XX Settembre che ha riguardato tecnici e giocatori ma anche direttori sportivi, direttori generali, team manager, amministratori delegati, uomini mercato, segretarie, dietologi, massaggiatori, perfino autisti. Anche se, inevitabilmente, a saltare all'occhio e a finire nel mirino della critica sono stati sempre e soltanto gli allenatori.

    Emergenti o esperti che fossero, giovani o anziani, ambiziosi oppure conservatori tutti i tecnici che sono transitati da queste latitudini dopo la fine dell'era Gasperini sono uno dopo l'altro miseramente naufragati nel medesimo buco nero, seguendo l'identico destino riservato a tutte le altre componenti del mondo rossoblù. Con una sola eccezione che riguarda colui che da quasi due decenni detiene il pacchetto di maggioranza della società. Una persona che tanto ha fatto per il club ma che da troppo tempo ha perso quell'entusiasmo che lo contraddistingueva. 

    Se il Genoa invece che un club sportivo fosse un'azienda di qualsiasi altro tipo il suo fallimento sarebbe già iscritto nei libri contabili da parecchio tempo. Ma siccome il calcio è un mondo con regole del tutto speciali ai tifosi del Grifone non resta che fare buon viso a cattivo gioco e sperare ancora una volta che a gettare un salvagente provvidenziale allo spennacchiato pennuto ci pensi quel signore abituato alle acque placide e poco profonde del Mar Adriatico ma che nelle tempeste sa bene come comportarsi.

    Con la consapevolezza che se anche l'ennesima salvezza dovesse arrivare tutto verrebbe resettato nei primi giorni del prossimo luglio. Facendo ricominciare da capo l'ennesima agonia.

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