Getty Images
Genoamania: Andreazzoli pagherà ma le responsabilità non sono solo sue
Ancora una volta Parma risulta indigesta ad un allenatore del Genoa. Poco più di un anno fa la sconfitta interna con i ducali costò carissima a Davide Ballardini, dando ad Enrico Preziosi il pretesto per cacciare quel tecnico con cui mai era entrato in sintonia. Ieri la storia si è ripetuta, con la scoppola rimediata dal Grifone al Tardini che ha rappresentato il capolinea dell'avventura di Aurelio Andreazzoli sulla panchina del club più antico d'Italia.
Il passetto avanti fatto intravedere con il Milan due settimane fa è stato solo un'illusione, vana e passeggera come quella vissuta in estate quando anche il più pessimista dei tifosi pensava che questo collettivo potesse puntare finalmente ad una stagione quantomeno tranquilla. Ma siccome la serenità dalle parti di Pegli è uno stato d'animo raro come la neve sulla cima della Lanterna, eccoci di nuovo a commentare l'ennesima annata vissuta a masticare pane duro.
L'ufficialità ancora non c'è, ma ipotizzare un supplemento di fiducia da parte del Joker a Mastro Aurelio appare un inutile sforzo di fantasia. Dopo una gara del genere, che chiude idealmente una parentesi aperta il 15 settembre all'interno della quale è stato racimolato un solo punto in sei partite, pensare ad un cambio tecnico risulta semplicemente obbligatorio. Oltre ad una chiara crisi di risultati, questo Genoa ha evidenziato altrettanto lampanti limiti tattici e caratteriali, esplosi in tutta la loro evidenza proprio ieri dopo il primo gol parmense. Nel giro di dodici minuti, a cavallo dell'intervallo, i rossoblù sono riusciti nell'impresa di subire ben quattro reti, mostrando ad ogni gol una passività e una rassegnazione non comuni a questo punto della stagione. E quando una truppa non ha motivazioni né nerbo la responsabilità non può che essere del suo condottiero che inevitabilmente finirà per pagarne le conseguenze.
Tuttavia le responsabilità di Andreazzoli in questa situazione sono molte ma non isolate, perché un fallimento non scaturisce mai dalle mancanze di un solo elemento. L'allenatore toscano è stato lasciato solo nella bufera da una società che in quest'ultimo mese ne ha messo in dubbio il lavoro cercando a destra e manca un sostituto che non c'era e che pubblicamente non si è mai esposta nei suoi confronti, lasciandolo in un limbo di incertezze i cui risultati sono ora sotto gli occhi di tutti e screditandolo agli occhi della squadra. Ora toccherà proprio alla dirigenza, presidente in testa, provare a tirar fuori la squadra dal pantano in cui si è cacciata. Incominciando coll'individuare un tecnico preparato e convinto al quale si dia supporto e fiducia. Quella vera. Non quella proclamata.