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    Ganso, Neymar, Aguero e Pastore: quelli che non valgono manco la metà delle loro folli valutazioni

    Ganso, Neymar, Aguero e Pastore: quelli che non valgono manco la metà delle loro folli valutazioni

    di Xavier Jacobelli
    direttore quotidiano.net

    Non so se abbiate seguito la partita Brasile-Venezuela. Una noia mortale, un pessimo debutto per la Seleçao contro i modesti avversari: 0-0, gioco zero, emozioni zero, tranne la traversa colpita da Pato, poi sostituito. Succede nelle migliori famiglie e, certamente, il ct Menezes, in queste ore martellato senza pietà dalla stampa compatriota, riuscirà a risollevare la testa.

    Non è questo il punto. Il punto è che nel Brasile hanno giocato alcuni pezzi da novanta del mercato 2011: fra questi, Ganso e Neymar. Sul primo è meglio stendere un velo pietoso, il secondo ha regalato due lampi di classe e nulla più, oltre all'orripilante acconciatura disegnata da un parrucchiere con evidenti problemi esistenziali. Transeat. Il valore di un giocatore non si misura dal suo taglio di capelli. Il problema sono quelli che a questi giocatori conferisocno valutazioni folli, sperando che qualcuno ci caschi e qualcuno che ci casca c'è sempre. Può Ganso valere 30 milioni? No che non può, e manco 20. Può il cartellino di Neymar sfiorare i 40 milioni di euro? No che non può. E Pastore, per il quale, Zamparini dixit, "40 milioni sono solo un acconto" non induce a pensare che, se così fosse, Messi dovrebbe costarne almeno 300 di miloni?

    Per non dire di Aguero. Ha evitato all'Argentina la figuraccia di una sconfitta con la Bolivia, è vero. Ha segnato un bel gol e nessuno lo mette in duscussione. Ma Sant'Iddio, si può leggere l'indomani: Juve muoviti, altrimenti costerà ancora di più? Come se i 100 milioni che i bianconeri dovrebbero spendere fra cartellino, clausola rescissoria e ingaggio dell'argentino fossero noccioline?

    Il fair-play finanziario dell'Uefa non è nè un'invenzione dei giornali nè un capriccio di Giove. E' una realtà, durissima, con la quale, tutti dovranno fare i conti. E sarà meglio darsi una regolata. La Coppa America è una vetrina luccicante, ma bisogna stare attenti a distinguere i gioielli dalle perline. Le fregature possono essere dietro l'angolo.


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