Galles-Giggs, storia di cuore e DNA: il figlio di Ferguson per consacrare Bale
Come tutti i campioni che sembrano perfetti, e non per niente compagni e avversari lo chiamavano «Mr Clean», Giggs ha avuto zone d’ombra in una vita che non sempre è stata cristallina. La moglie Stacey qualche anno fa lo lasciò perché stanca dei continui tradimenti del marito, che ci provava con chiunque gli capitasse a tiro, dalle modelle buone per una sera alla cognata, Natasha, ex moglie del fratello, con cui ebbe una relazione - tenuta segreta - per otto lunghi anni. Ryan non ha avuto un’infanzia facile. Figlio di Danny, un afroamericano donnaiolo che giocava a rugby a Cardiff, e di Lynne, babysitter; inizialmente era di nazionalità inglese, ma scelse il cognome della madre, Giggs appunto, quando il padre se ne andò e abbandonò la famiglia. Aveva appena compiuto sedici anni. Non scelse il Galles. Scelse la madre, e di conseguenza il Galles. Non chiedetevi cosa avrebbe potuto fare se - scegliendo diversamente - avesse giocato con l’Inghilterra, non vale più la pena chiederselo, non ha più senso. Da allenatore ha fatto il traghettatore al Man Utd dopo il fallimento di Moyes, è stato vice di van Gaal ma - soprattutto - ha avuto per vent’anni uno dei migliori maestri al mondo, quell’Alex Ferguson che quando lo vide scosse la testa per il disappunto per quanto era magro quel ragazzino, ma da quel momento in poi ne ha fatto l’icona della squadra che ha segnato quest’epoca moderna. Per Giggs, abbandonato dal vero padre nell’età delle decisioni, Ferguson è stato il padre putativo, il punto di riferimento, l’esempio da seguire. L’abbiamo detto all’inizio: questa è una storia di padri che ti capitano, per dna, e di padri che ti scegli, con il cuore.