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Frosinone, più consapevolezze nonostante la sconfitta. Il percorso salvezza…
Dalla sfida del “Benito Stirpe”, ad ogni modo, esce un Frosinone più consapevole. La banda DiFra se l’è giocata alla pari, in scia alla tendenza espressiva di un calcio un po’ diverso da quello cui eravamo abituati. Specie in chiave salvezza, con le consuete logiche del difendere il risultato arroccandosi in dieci dietro la linea della palla. Il paradigma oggi è mutato: della serie, se proponi e non speculi alla lunga hai maggiori possibilità di centrare l’obiettivo. Basta guardarsi attorno per vedere quanto effettivamente siano reali certe dinamiche. E basta riguardare quanto accaduto ieri ai ciociari non appena hanno diminuito i ritmi e smesso di correre in avanti, portando pressione alla manovra dei rivali. Il Milan, non un'avversaria qualsiasi, dal canto suo ha ringraziato sfruttando in modo cinico le gentili concessioni di una retroguardia da rivedere. Ma lo spirito palesato non è contestabile. Piuttosto, un altro aspetto potrebbe ritagliarsi un ruolo interessante nelle analisi.
Perché se schiacciarsi non rientra nelle corde di questa squadra, difendersi con la palla tra i piedi invece lo sarebbe di più. I palleggiatori con cui sviluppare possesso e respirare gestendo i ritmi non mancano. La maturità nel riconoscere i momenti in cui farlo forse sì. Di fatti, raramente lo si è visto attuare a Mazzitelli e compagni, abituati - al contrario - ad andare a mille all'ora oppure a decelerare senza mezze misure. Neanche una corazzata come il Manchester City riesce a farlo per 90’, d’altronde. Ed è in questo dettaglio che i giallazzurri dovranno compiere il vero step di crescita per mettere d’accordo tutti. Anche chi rimpiange il catenaccio e le sfere spazzate in tribuna. E le parole rilasciate da Di Francesco nel post match suonano un po’ come un avviso ai naviganti: «Ho detto ai ragazzi che l’attenzione ai particolari fa sempre la differenza. Dall’angolo che ha portato al 2-2 fino all’azione del 3-2 sulla quale è stato sfortunato Valeri che non ha visto il pallone venirgli addosso. E guarda caso, finisce sui piedi di un avversario. Per costruire, per creare ci mettiamo cuore, amore e idee e poi bisogna capire che è necessario sempre continuare a giocare. Appena buttiamo la palla rischiamo. Fino al 90’ questa squadra deve cercare il gioco, è nel suo dna e se si snatura possono accadere queste cose». Oltre la sconfitta, il Frosinone c’è. Eccome se c’è.