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    Fallimento Italia: ecco come ripartire

    Fallimento Italia: ecco come ripartire

    • Emanuele Tramacere

    La spedizione brasiliana dell'Italia ai Mondiali si è rivelata un vero e proprio fallimento. Un'Italia descritta allo sfascio, azzerata da arbitri, scelte sbagliate, gol non segnati e, soprattutto da Costa Rica e Uruguay due movimenti che, però, non sembrano poi così diversamente floridi rispetto a quello italiano. L'Italia si è aggregata a Spagna e Inghilterra, nobili del calcio, decadute in questo Mondiale, ma già pronte a ricominciare sfruttando l'importante lavoro fatto a livello giovanile da club e federazione.

    ITALIA NEL CAOS - Le dimissioni di Cesare Prandelli da Commissario tecnico e di Giancarlo Abete da presidente federale hanno lasciato una lunga ed inquietante ombra sull'intero movimento calcistico italiano che, in un colpo solo, ha perso la certezza di una squadra vincente (per il secondo Mondiale consecutivo gli Azzurri escono nei gironi eliminatori), un allenatore riconosciuto da tutti come l'elemento di distacco dal passato e il presidente che ha accompagnato il calcio italiano lontano (anche qui con tante ombre) dagli scandali Calciopoli e Scommessopoli provando anche a rilanciare il movimento dalla base. L'Italia sembra in caduta libera nel vuoto, senza un paracadute nè una rete di protezione. Il popolo composto dai 60 milioni di ct invoca già al nuovo salvatore della patria senza accorgersi, tuttavia, che questa Italia sembra essere proprio giunta alla fine.

    GLI ERRORI DI PRANDELLI - Ma la notte di Natal è stata la fine di questa Italia, non dell'Italia. Non sarà più l'Italia di Pirlo e di Buffon, probabilmente sarà ancora quella di Chiellini e De Rossi, ma il movimento italiano ha già iniziato, seppur senza una guida certa, a rinnovarsi e rilanciarsi. Dietro ai 23 partiti per Mangaratiba, infatti, c'è un movimento in piena corsa, ma ancora privo di slancio. L'Under 21 di Devis Mangia è vice-campione d'Europa in carica e sebbene nei top-club di serie A non ci siano grandi talenti affermati da sfruttare, questa stagione ha dimostrato che dando fiducia ad un gruppo di giovani si può comunque raggiungere dei risultati.

    TALENTI DA SERIE A - E' il caso del Sassuolo di Di Francesco trainato da Berardi, Zaza e Antei, del Verona con Jorginho (poi passato al Napoli e chiuso dal centrocampo svizzero), della Roma dei vari Destro, Florenzi, ma anche Romagnoli che al debutto non ha deluso. Senza dimenticare Darmian, Perin, De Sciglio, Verratti (emigrato in Ligue 1), Immobile e Insigne che dei 23 azzurri hanno fatto parte forse senza troppa fiducia da parte dell'allenatore.

    CADETTI DI LUSSO - Ma è in Serie B che, in questa stagione, le squadre hanno dimostrato di credere maggiormente in giovani italiani di qualità. Il Palermo di Belotti e Verre ha dominato la serie cadetta, l'Empoli e il Cesena che ritroveremo in Serie A l'anno prossimo hanno lanciato ad alti livelli i talenti di Rugani, Verdi D'Alessandro, ma è con le favole di Crotone, Bari e Latina che i giovani talenti Azzurri hanno trovato maggior risalto. Da Crisetig a Dezi passando per Cataldi e Bernardeschi alla corte di Drago, da Viviani con i Leoni Alati a Sabelli, Fossati e Galano veri protagonisti del miracolo de "La Bari".

    RIPARTIRE DAI GIOVANI - Il talento c'è, e tanti nelle rose primavera e nelle nazionali giovanili italiane stanno continuando a crescere. All'Italia, alla Serie A in particolare, manca il coraggio di lanciare questi giocatori, da titolari in prima squadra. Non sempre, infatti, si può riuscire a scovare a livello giovanile il fenomeno da top team. Spesso il grande giocatore passa da una gavetta importante in cui costruire personalità e resistenza alla pressione. L'obiettivo del nuovo presidente federale dovrà essere quello di "convincere" le società italiane a spingere in questa direzione. Il Mondiale 2018 in Russia dovrà essere, invece, l'obiettivo principe del progetto tecnico della prossima nazionale. Una Nazionale che, all'alba del 2014, non può più permettersi di tirare in porta soltanto 5 volte nell'arco di tre partite in un Mondiale. Una Nazionale che, ovviamente, avrà bisogno di tempo e pazienza per crescere insieme ai suoi ragazzi. Per una volta nella storia del nostro paese abbiamo già fatto gli italiani, ora non resta altro che ri-fare l'Italia.

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