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Empoli, Rebecca Corsi: 'Sogno un calcio senza maschilismo, tremano i muri quando discuto con mio padre'
"Il segreto dell'Empoli è mio padre: nel calcio è un genio, perché sa vedere più avanti degli altri. Ma è troppo scaramantico e questo lo frena nella pianificazione. Io cerco di stimolarlo, cercando di alzare l'asticella, senza guardare sempre il bicchiere mezzo vuoto: se il Chievo ha fatto tanti anni di A, perché non possiamo riuscirci noi?".
"Il calcio, in un paese maschilista come l'Italia, è considerato uno sport per uomini. E per le donne che ci lavorano non è facile, a nessun livello: il mio sogno è che non ci siano più episodi come quello degli insulti alla guardalinee da parte di un telecronista. Vorrei che ci si concentrasse sulla sostanza, non sul fatto che una persona sia uomo o donna. Ma sono ottimista sulle nuove generazioni. La tattica? Ho giocato a basket e non ne parlo perché è un tema che non sento mio. Sugli esoneri degli allenatori ad esempio ascolto e imparo".
"Quando siamo tornati in A, per esigenze di sponsor abbiamo dovuto arretrare le panchine. E Sarri prima della partita cercava di farle spostare di un metro abbondante. Diceva che la panchina distante ci costava 6-7 punti… Ma adesso cambierà anche quello: se entro settembre partiamo coi lavori, entro due anni avremo uno stadio totalmente rinnovato — senza pista e con una tribuna preservata — come quello di Udine. Con babbo si discute e ci si confronta, ma l’idea, arrivati a questo punto, gli piace. Del resto sono qui per costruire qualcosa assieme a lui".