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    E' tornata la Juve, ma è la stessa dell'anno scorso: Allegri non riesce a fare di più

    E' tornata la Juve, ma è la stessa dell'anno scorso: Allegri non riesce a fare di più

    • Gianni Visnadi
      Gianni Visnadi

    È tornata la Juventus, ma è quella dell’anno scorso. Batte il Lecce di misura, ma il corto muso non c’entra. È che gioca proprio male, come appunto l’anno scorso e l’anno prima e come certificano i fischi di tutto lo Stadium alla fine del primo tempo. Restano i 3 punti, e per Allegri quelli contano: giocando così e anche peggio, perdendo 10 volte, alla fine l’anno scorso è arrivato terzo. Ora punta allo scudetto, ma ciò che importa è ritrovare un posto in Champions. Fallirlo con Chiesa, sempre il migliore, può valere quanto un’impresa al contrario.


    Non è questione di valori individuali, anche così la Juventus è molto più forte del Lecce, ma di spartito. I giovanotti di D’Aversa, hanno fame, corrono e sanno dove farlo. La squadra di Allegri è sempre la stessa, la squillante e meritata vittoria sulla Lazio resta un dato puntuale e non fa trend, come nella scorsa stagione. Peccato per Allegri, non ritrovare Sarri fino al 2024.

    Giusto ricordare che Vlahovic in panchina (9 milioni netti quest’anno, 12 fra 2 stagioni) guadagna più di tutto il Lecce, riserve comprese (16,5 milioni lordi), ma del resto quando c’è chi pesca Krstovic in Slovacchia per 4,5 milioni, non si può che applaudire. Il centravanti montenegrino, arrivato a fine agosto e con già 3 gol in Serie A, gioca da pivot al limite dell’area e dà un grande aiuto a tutta la manovra di D’Aversa, bravo a farlo rapidamente fulcro dell’intera manovra offensiva. E pensare che in giro c’è chi ha pagato 10 milioni per Arnautovic e chi dà 3 milioni e mezzo di stipendio a Jovic.

    Il Lecce del resto è un piccolo gioiello: se il calcio di Baroni un anno fa era soprattutto grinta e orgoglio, qui c’è calcio pensato al tavolino e applicato in campo. Squadra corta, veloce e aggressiva, con un po’ di talento piazzato qua e là, tipo il nemmeno 19enne Dorgu, terzino sinistro cui è facile predire un grande avvenire.

    Le statistiche del primo tempo serviranno forse ai venditori di illusioni per illustrare il gioco della Juventus, 9 tiri contro zero. Ma è appunto quasi tutto fumo, cioé tiri da lontano o fuori dalla porta, salvo un paio di sgommate del solito Chiesa. Milik è forse il peggiore di tutti: lento, macchinoso e pure egoista, eppure dopo un quarto d’ora di ripresa è lui a firmare la vittoria e a strappare i compagni dalle sabbie mobili che li stavano inghiottendo. Protesta il Lecce, non tanto per il fuorigioco del polacco (che il Var certifica non esserci) o per il precedente tocco di mano di Rugani (l’azione ricomincia) quanto per l’angolo prima concesso alla Juventus,  nonostante fosse stato Rabiot a toccare per ultimo il pallone (almeno così sembrerebbe).

    Da lì in avanti, le velleità del Lecce, mai veramente pericoloso, si scontrano con la conosciuta capacità della Juventus di congelare il pallone. Troppo severa l'espulsione del giovane Kaba per per doppia ammonizione: sulla seconda non c'era certamente il fallo da rigore di Chiesa, ma nemmeno la simulazione del  giocatore di D'Aversa. Le sostituzioni enfatizzano la differenza: non si parla mai abbastanza di come i 5 cambi abbiano allargato la forbice fra le squadre, ovviamente a beneficio dei più ricchi e forti. E questo vale per tutti le grandi, non solo per la Juventus.

    @GianniVisnadi
     


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