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    Diego Maradona jr a CM: 'Papà vive, lo vedo negli occhi della gente. Rapporti con i miei fratelli? No... Insigne fa bene a lasciare il Napoli'

    Diego Maradona jr a CM: 'Papà vive, lo vedo negli occhi della gente. Rapporti con i miei fratelli? No... Insigne fa bene a lasciare il Napoli'

    • Andrea Sereni e Giovanni Annunziata
    Un allenatore impegnato, un giovane uomo sereno, lontano dai tormenti di una vita che non gli appartiene più. Quando Diego Maradona junior parla del papà, il calciatore più grande di sempre, gli occhi si illuminano in modo particolare. C’è un filo di tenerezza nella sua voce che si gonfia di orgoglio. Sono sempre più simili fisicamente. Se guardi Dieguito, oggi 35 anni, rivedi il Pibe. Nel modo di muoversi, nell’espressione, nel sorriso. “Mi emoziona la gioia che ha lasciato nella gente – racconta a Calciomercato.com -. L'amore che vedo ancora nei loro occhi. Mi fermano e mi dicono che nessuno ha difeso la maglia del Napoli come lui, la stessa cosa succede in Argentina. Questo per me è motivo di estremo orgoglio".

    Un momento e scivola un velo d’ombra sullo sguardo, quando dice che il padre “era un uomo buono, forse a volte anche troppo”. Un riferimento (tra le righe) al modo in cui medico, avvocato e il circo che ruotava attorno a Maradona hanno gestito le sue ultime settimane di vita. “Ho un'idea molto ben strutturata nella mia testa. C'è un processo, quindi non posso dire quello che penso. Sono convinto che la legge in Argentina farà il proprio corso e chi ha sbagliato pagherà. Papà doveva e poteva vivere di più, questo è fuori discussione".

    Sente i suoi fratelli, ha ancora un legame con loro?
    “Al netto di alcune cose che gestiamo insieme ben poco. Nessun vincolo umano. Anzi, con Dalma il rapporto è migliorato ma restiamo distanti. Con Gianna le cose vanno meglio, Diego Fernando è ancora troppo piccolo. Con il resto della mia famiglia in Argentina parlo. Non con tutti, ma sono problemi comuni ad altre famiglie. In questo non siamo speciali".

    Speciale è la sfida di giovedì tra Napoli e Barcellona, due delle squadre del cuore di suo padre, nel ritorno del playoff di Europa League.
    “Sì, una partita particolare, è stato bello anche quando è venuto Messi al ‘Maradona’: il principe a casa del re. Ma papà non ha avuto una storia d'amore con il Barcellona bella come quella con il Napoli. Tanto è vero che è voluto andar via. Poi io sono affezionato a tutte le squadre in cui ha giocato tranne il Boca, sono del River (ride, ndr). Ma nella gara d’andata dopo cinque minuti ho dimenticato tutto: c’era solo il mio Napoli che lottava per andare avanti in Europa League”.

    Quante chance ha la squadra di Spalletti di superare il turno?
    “Il Napoli del primo tempo a Barcellona ha buone possibilità. Meno quello visto nella ripresa".

    Sarà allo stadio giovedì sera?
    “Certo, come in tutte le partite in casa”.

    Come vanno i dialoghi con la società? Si è parlato tanto di presunte cause per la maglia da gioco con stilizzata la faccia di Maradona. Cosa c’è di vero?
    “Il mio rapporto con il club è buono. Sia con Edo De Laurentiis che con le altre persone che lavorano lì. Però credo abbiano sbagliato quando hanno fatto quella maglia dedicata a mio padre. Non perché non dovevano farla, sia chiaro. Ma io, da figlio, mi sarei aspettato un minimo di considerazione. Pensavo si sarebbero rivolti a noi per sviluppare il progetto. Mi hanno deluso ma non ho avanzato nessuna causa penale. Non farei mai qualcosa contro il mio Napoli".

    Napoli che non ha trovato un accordo per rinnovare il contratto di capitan Insigne, che a fine stagione andrà a Toronto.
    “A Lorenzo voglio bene. Non sono nessuno per giudicare la sua scelta. Chi lo sta criticando cambia lavoro per 50 euro al mese. Quando non ti vogliono più è giusto andare via. Lorenzo ha fatto di tutto per rimanere ma il Napoli, in maniera lecita, ha preso una strada diversa. Così è anche normale che Lorenzo abbia deciso di andare in Mls. Questa scelta non cancella quello che ha fatto e fa per la squadra. Andrà via ma resta un figlio di Napoli e merita estremo rispetto".

    Anche Mertens è in scadenza di contratto. Cosa consiglia al presidente De Laurentiis, dovrebbe confermarlo?
    “Il mio cuore ha già sofferto tanto nel salutare Insigne, pure Mertens no, sarebbe troppo. Sono di parte, per me un giocatore come Dries ancora oggi ce l'hanno poche squadre. Lasciatemelo ancora un altro paio d'anni, voglio vederlo smettere con la mia maglia".

    Ecco, la sua squadra ora è anche il Napoli United, di cui è allenatore. Una selezione multiculturale di giovani giocatori, aiutati anche nell’inserimento nel tessuto sociale. Come si trova in questa veste?
    “Era meglio quando giocavo, ero più tranquillo (scherza, ndr). Sono qui perché credo in questo progetto, perché dietro abbiamo una società sana che ha una funzione sociale molto importante. Io sono figlio di uno straniero che è venuto a lavorare in Italia, quindi capisco le storie dei miei ragazzi. Siamo stati un’ancora di salvataggio per molti di loro, li abbiamo aiutati a fare i documenti. Alcuni sono arrivati in società professionistiche”.

    Arrivano da diverse parti del mondo?
    “Sì, siamo multietnici e li aiutiamo a integrarsi. In rosa abbiamo quattro africani, tre francesi, un portoghese, otto argentini. Alcuni sono cresciuti nel Gimnasia La Plata e nel Boca, le squadre di papà”. Un’altra connessione, padre e figlio ancora insieme, in ogni modo possibile.

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