Diario di una quarantena, Gerbino a CM: 'Qui in Svezia è tutto normale, la gente esce e non ci sono obblighi'
LA FAMIGLIA - Nuova vita, stessa città. Gerbino vive a Stoccolma, ma: "Io sono chiuso in casa da 3 settimane, ma in giro mi dicono che non è cambiato nulla. La gente continua a uscire, nella mia zona è tutto come prima. Ci sono attività e bar aperti". Come nulla fosse quindi, nonostante i dati: "Qui siamo arrivati a 6000 contagi e più di 150 morti. Ma in Svezia non sono abituati a gestire queste situazioni, non hanno mai avuto guerre o grandi crisi". Poi la voce cambia, Luca in questi giorni è preoccupato per la sua famiglia: "I miei genitori vivono a Treviso, mio padre lavora in ospedale a Noale dove è medico dello sport, ma il suo reparto è stato chiuso e ora svolge altri compiti. La settimana scorsa ha fatto il test ed è risultato negativo". Più di 2000 chilometri di distanza azzerati da un cellulare: "Ci sentiamo tutti i giorni. A capodanno sono rientrato in Italia, dovevo riscendere anche per Pasqua ma questa situazione non me l'ha permesso".
CALCIO E STIPENDI - Viaggio rimandato quindi, ma guardandosi intorno Gerbino non è d'accordo con le precauzioni prese dalla Svezia: "Vedendo come stanno reagendo a questo virus mi viene da pensare che se avessi fatto la quarantena in Italia sarebbe stato meglio". Nessun divieto, nessun obbligo. Neanche nel calcio: "Ci sono squadre che continuano ad allenarsi e c'è ancora la possibilità di fare amichevoli. I campionati li hanno sostati perché giocare senza pubblico sarebbe stato un duro colpo dal punto di vista economico. Qui il campionato doveva iniziare iniziare ieri e finire la prima settimana di novembre. Invece è slittato tutto". E anche lì c'è la grana legata agli stipendi dei giocatori: "Hanno fatto una specie di cassa integrazione. In una percentuale che va a salire con il passare del tempo, il lavoratore deve rinunciare alla mole di lavoro e allo stipendio, fino a una certa somma. Lo stato garantisce circa 4000 euro lordi".
NOSTALGIA CANAGLIA - In questo periodo, l'orgoglio italiano di Luca scatta ancora di più: "Fa girare le scatole come vedono la situazione in Italia, perché qui sostengono che non eravamo pronti a gestire l'emergenza, quando invece siamo stati i primi in Europa a dover affrontare il virus". E l'avventura in Svezia può essere arrivata al capolinea: "Questa situazione che si è creata mi sta facendo riflettere, sto pensando a come stanno agendo e come potrebbero muoversi qui in eventuali emergenze future simili a questa. Sembra quasi che stiano riprendendo il modello inglese mettendo in preventivo che ci saranno tanti morti". Manca l'aria di casa: "Quello che mi manca di più dell'Italia è la convivialità e la socialità che qui non c'è. In Svezia mi sono fatto il mio giro di amicizie, ma hanno una mentalità più chiusa e c'è meno spontaneità". Nostalgia canaglia. Proprio come questo coronavirus.
@francGuerrieri