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    Derby, Lazio-Roma pari nella noia. Sarri e Mourinho non si fanno male

    Derby, Lazio-Roma pari nella noia. Sarri e Mourinho non si fanno male

    • Gianni Visnadi
      Gianni Visnadi
    Non vince nessuno, anzi perdono entrambe. Mai come stavolta il pareggio fa male. Alla classifica ma non solo. Lazio e Roma giocano un derby più brutto che bello, avaro di emozioni come fin qui avara di soddisfazioni è stata la stagione di entrambe le squadre. Un derby persino meno teso di quanto è normale che sia un derby. Primo pareggio fra Sarri e Mourinho, che hanno preferito pungersi più a parole che in campo. E così le delusioni si sommano a delusioni: la Lazio ha gli stessi punti del Monza, la Roma quelli del Bologna. Altro che prossima Champions e la cosa più brutta, per loro e per i loro tifosi, è che oggi valgono proprio questo, nulla di più. Nonostante Lukaku e Dybala, nonostante Luis Alberto e Felipe, nonostante due degli allenatori più acclamati del campionato.

    Sono Bove e Karsdorp a giocare i primi palloni pericolosi della partita, probabile conseguenza dello spazio che Sarri sceglie di togliere a Dybala e Lukaku. Big Rom in realtà firma la prima conclusione, alzandosi netto di testa su Patric, ma impatta male il pallone che finisce troppo alto. Dybala oscurato nella ragnatela biancoceleste, si muove molto, mostra buona condizione, ma poca efficacia. Segna Cristante, ma è in palese fuorigioco sul precedente tiro di Karsdorp, respinto da Provedel. La Lazio ci mette un quarto d’ora a riprendersi dalla buona partenza della Roma, centra un gran palo con Luis Alberto, costringe Rui Patricio a un plastico volo sul colpo di testa di Romagnoli, ma poco prima dell’intervallo ancora con lo spagnolo sbaglia malamente l’occasione migliore di tutta la partita.

    L’impressione è che Mourinho abbia almeno un po’ provato a giocarsela, anziché aspettare come fa quasi sempre e come gli viene rimproverato, se poi ha dovuto arretrare e difendersi è merito del maggiore ritmo e del palleggio superiore di Sarri, più che sua vera scelta. A conferma di ciò, in avvio di ripresa la Roma torna a essere più aggressiva, approfittando proprio di alcune uscite un po’ goffe dei difensori laziali. Si rivede anche Lukaku, che non riesce a calciare in porta, ma ingaggia un uno-contro-tutti che scuote la partita. Un’illusione, come uno stop di Dybala che fa gridare al miracolo, tanto è il nulla che succede intorno.

    Primo tiro del secondo tempo dopo 28 minuti, di Vecino, da 25 metri. Para Rui Patricio. L’uruguagio calcia e si fa male, era dentro da 12 minuti. Prima, da tutti gli altri, solo muscoli e scintille, Mourinho che reclama più volte il secondo giallo per Immobile, Sarri costretto a cambiare copione, manda dentro Rovella, il grande escluso, forse il grande rimpianto. La Lazio attacca senza scoprirsi, lenta e molle, noiosa come il suo possesso palla. Ripresa di fatto senza una vera occasione. Difficile fare peggio, cercando di vincere.

    Secondo tempo molto meno bello del primo, che già non era stato un modello di spettacolo né di emozioni. Mourinho tiene gli 11 di partenza fino al minuto 82, ma stavolta non somma talento a talento, attaccante ad attaccante: dentro Azmoun, ma fuori Dybala. Con Renato Sanches e poi Celik e Kristensen. Tutto serve per fare scorrere i minuti. Belotti resta in panchina, altro segno che più che a vincere, la Roma puntava a non perdere. Resta davanti alla Lazio, ma entrambe sono molto più indietro delle loro ambizioni.

    @GianniVisnadi
     

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