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    La Juve fa sul serio, batte anche la Fiorentina e avverte l'Inter

    La Juve fa sul serio, batte anche la Fiorentina e avverte l'Inter

    • Gianni Visnadi
      Gianni Visnadi
    Dopo il Milan a Milano, la Juventus batte anche la Fiorentina a Firenze: sarà il caso di prenderla sul serio. Vince senza l’armonia rotonda dell’Inter, ma con una ferocia e un’attenzione persino superiori. Giocarle contro è sempre più difficile, farle gol quasi impossibile: sesto clean sheet consecutivo, ottavo in 11 partite di campionato. Inzaghi prende a martellate gli avversari, un colpo dopo l’altro, finché crollano i muri. Ad Allegri ne basta uno, secco e preciso: una coltellata e ammazza la partita. La fase difensiva è pressoché perfetta e quando la Viola riesce a bucare le barricate bianconere, ci pensa sempre Szczesny a rimediare. A Milano su Giroud, a Firenze su Biraghi.

    Decide dopo 10 minuti, il primo gol in Serie A di Fabio Miretti, gran colpo in anticipo su Martinez Quarta, dopo centro basso di Kostic ed esitazione fatale di Parisi, mancino prestato a destra per gl’infortuni, ma in evidente difficoltà contro la freccia serba di Allegri. È anche il primo affondo bianconero della sfida, l’unico vero del primo tempo, nel finale Cambiaso (di testa!) sfiora persino il raddoppio in contropiede. Il vantaggio lampo costringe la Juventus ad alzare la Maginot anche prima del previsto. Tanta Fiorentina, ma abbastanza Szczesny per respingerla, due volte su Nico e l’ultima (difficile e bellissima) su Biraghi, punizione poco prima dell’intervallo.

    Vita sempre dura per i centravanti di Italiano, chissà mai perché. Parte Beltran, arriva Nzola, solo errori e velleità anche stavolta. Così il migliore fra i viola e il più pericoloso è come quasi sempre Nico Gonzalez, uno che in teoria potrebbe fare la differenza. Ma non basta, come non serve nemmeno l’ingresso di Bonaventura, che cambia volto alla manovra offensiva della Fiorentina. Bonaventura magari corre meno di Barak, ma molto di più e meglio fa correre il pallone. Terza sconfitta consecutiva, sempre senza mai segnare: ogni crisi è diversa dall’altra, questa per dire non è la crisi del Milan, ma ugualmente è una crisi. Puoi giocare bene, tirare tanto in porta (25 volte) e tenere palla finché vuoi (70%) ma a calcio si vince solo con i gol.

    La Juventus non incanta, eufemismo, ma tant’è, contano i risultati e la classifica. Non incanta, ma nemmeno si preoccupa di farlo. Resta un peccato non sfruttare la vena di Kean, che sembra buona anche stavolta, ma i punti pesano di più. Nessun timore a stare tutti dietro la linea del pallone o a difendere anche in 9 in area di rigore. Quando, a metà ripresa, Milik entra con Vlahovic al posto di Chiesa e Kean, serve più ad alzare ulteriormente la batteria difensiva che a tentare il contropiede, cui è delegato quasi in esclusiva solo il fischiatissimo ex.

    Vittoria importante, che pesa, vale, massaggia l’autostima di tutta la Juventus, prima la squadra e poi i tifosi. Paradossalmente, continuando a giocare in questo modo, Allegri fino al 26 novembre può prolungare il viaggio a fari spenti nell’alta classifica, valutare più importante il vantaggio sulla quinta (+7 punti) che il ritardo dalla prima (-2). Ma quando sfiderà Inzaghi non ci sarà più spazio per nascondersi.
    @GianniVisnadi
     
     
     

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