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    Da Sarri a Klopp e Mourinho: tutti a caccia del Manchester City di Guardiola

    Da Sarri a Klopp e Mourinho: tutti a caccia del Manchester City di Guardiola

    • MinecraftHead, da VXL
    Stadi belli e confortevoli, campi da gioco curati come prati reali, tutti i servizi legati all’evento sono impeccabili.. non sto parlando della nostra bistrattata Serie A, ma della Premier League, il campionato più bello del mondo, a detta di molti, che è anche quello più seguito e di conseguenza il più ricco. Ora i migliori giocatori, i più pagati, sono tutti lì. Giusto qualche eccezione, leggi Cristiano RonaldoSono lontani i fasti degli anni ‘90 in cui tutti ci invidiavano le nostre squadre di calcio, con le sette sorelle a darsi battaglia per ogni competizione, nazionale o internazionale. Gli inventori del calcio hanno sei squadre, con i fatturati più alti, che lottano per le posizioni migliori: ogni anno una sola vince e due restano fuori dalla Champions League. Il campionato inglese avrà pur superato in termini di valori economici la competizione dell’Uefa, ma il prestigio e l’ambizione di alzare la coppa della grande orecchie resta immutato. Tre giornate si sono già giocate e non sono mancate le sorprese sia positive che negative. I valori in campo sembrano già delineati, anche se siamo solo all’inizio.

    La favorita alla conquista del titolo è ancora il Manchester City di Pep Guardiola, già vincente lo scorso anno con ampio distacco sulla concorrenza. L’organico è rimasto inalterato, in uscita nessuna cessione eccellente, solo movimenti minori. In entrata non c’era bisogno di grossi investimenti, perché la squadra era ed è molto forte. Quindi l’unico acquisto è stato Riyad Mahrez dal Leicester, lungamente inseguito anche nella scorsa finestra di mercato di gennaio. L’algerino è uno di quei giocatori che piacciono a Pep, cioè che sanno dare del tu al pallone, per sviluppare il suo calcio che non può prescindere da giocatori dall’elevato tasso tecnico. Un rientro molto importante è quello del terzino sinistro francese Benjamin Mendy che, arrivato solamente un anno fa, ebbe subito un grave infortunio al ginocchio che lo ha tenuto lontano dal campo per l’intera stagione. Ritornato a pieno regime ha ripreso il suo posto in squadra tenuto in caldo dall’adattato Fabian Delph, ben destreggiatosi in un ruolo non suo per sopperire all’emergenza.

    Il famoso tiqui-taca, arrivato alla ribalta negli anni azulgrana in cui il tecnico spagnolo vinceva titoli a raffica, si è evolutoI principi di gioco sono rimasti gli stessi: recupero palla nel più breve tempo possibile e per farlo un giocatore non deve mai fare più di 5 metri. Solo che ora fondamentali sono i terzini, per far sì che gli esterni possano tentare il dribbling in situazioni di uno contro uno creando superiorità numerica in avanti. Non a caso la scorsa campagna acquisti fu incentrata sugli acquisti, per 150 milioni di euro circa, di Benjamin Mendy dal Monaco, Kyle Walker dal Tottenham e Danilo dal Real Madrid. Il catalano, grazie a diverse ore di allenamento ed alla disponibilità ed intelligenza dei suoi giocatori, è abile a variare moduli, uomini e schieramenti dall’inizio o a partita in corso. La sua è una vera e propria filosofia, sarebbe riduttivo identificarlo con un unico sistema di gioco o modulo. Varia senza problemi dalla difesa a 3 a quella a 4, da un centrocampo a 2 a quello a 3. Basta vedere le prime tre giornate di Premier, con tre moduli differenti, e capire: 4-2-3-1, 3-1-4-2, 4-3-3.

    Il City nell’ultimo turno ha avuto un piccolo ed inaspettato incidente di percorso, contro il neopromosso Wolverhampton è arrivato un deludente pari. Forse quest’anno sarà più dura ripetere le gesta ed i numeri della scorsa stagione dove raccolse la bellezza di 100 punti, frutto di 32 vittorie su 38, 4 pari e solamente 2 sconfitte. Come sempre un occhio di riguardo alla corsa in Champions, molto desiderata dalla proprietà araba, ma soprattutto dall’ex Barca. Non lo dirà mai, ma si considera il migliore, è credo che lo sia, e per suo orgoglio ed ambizione personale non può legare le uniche vittorie in coppa alla sua ex squadra. Ieri il sorteggio al Grimaldi Forum di Montecarlo ha visto un girone abbordabile per gli inglesi, accoppiati con gli ucraini dello Shakhtar Donetsk, i francesi del Lione ed i tedeschi dell’Hoffenheim. Un allenamento in vista delle partite che contano da febbraio in poi. Ad aprile sono stati fatali i quarti di finale, dove è uscito in malo modo, anche per qualche svista arbitrale di troppo, per mano del Liverpool in un derby d’oltremanica ricco di tensioni e polemiche.

    Restando nella terra dei Beatles, la squadra di Klopp, secondo me, è una delle rivali più accreditate per lottare fino alla fine alla conquista del titolo coronato. La sconfitta in finale di coppa contro il Real Madrid ha mostrato i limiti di una squadra forse ancora un po’ inesperta. Per cercare di colmare il gap col City (distante 25 punti la passata stagione) la rosa è stata ulteriormente rinforzata con acquisti mirati. In porta è stato preso il migliore nel ruolo, ovvero il brasiliano Alisson dalla Roma per la modica cifra 62,5 milioni di euro più 10 di bonus. Mentre Karius, dopo la figuraccia in eurovisione, è emigrato in Turchia al Besiktas. A centrocampo sono arrivati Fabinho dal Monaco e Naby Keita dal Lipsia per sopperire alla partenza di Emre Can, andato alla Juventus dopo che gli è scaduto il contratto. Dal retrocesso Stoke City è arrivato Xherdan Shaqiri come alternativa sulle ali offensive. La retroguardia, dopo l’arrivo milionario (85 milioni di euro) dell’olandese Virgil van Dijk a gennaio, non è stata ulteriormente ritoccata. A mio avviso l’olandese è sopravvalutato sia in termini di prezzo che come giocatore. Insomma non vale il prezzo speso. 

    A differenze di Guardiola, il tedesco non è un mago della tattica, il modulo e gli uomini non variano. Nelle prime tre di campionato, sempre stesso modulo, 4-3-3, e sempre identica formazione in campo. Risultato tre vittorie su tre, sette gol fatti e zero subiti. Il suo calcio è essenziale, velocità  pressing. Il cosiddetto "gegenpressing", che è il suo marchio di fabbrica, prevede la pressione asfissiante sul portatore di palla avversario per evitargli la ripartenza. La preparazione atletica è fondamentale per questo tipo di gioco. Si cerca di impedire all’avversario la verticalizzazione rendendolo inoffensivo. In un certo modo, la partenza di Coutinho verso il Barcellona ha reso la squadra ancora più equilibrata. La fase offensiva invece si basa sulle ripartenze a velocità elevatissima che ha trovato in Salah, Firmino e Mané degli interpreti perfetti.  L’egiziano, protagonista indiscusso della passata stagione, capocannoniere con 32 gol ma anche 10 assist, è il mix ideale tra prolificità, velocità ed imprevedibilità che ne fa la stella della squadra. Semplicemente devastante per il gioco di Klopp. Ne sa qualcosa il nuovo Napoli di Ancelotti che, nell’amichevole giocata a Dublino il 4 agosto, è stato asfaltato dagli inglesi a suon di gol. La rivincita però ci sarà molto presto dato che l’urna di Montecarlo li ha messi nello stesso girone insieme a Psg e Stella Rossa.

    Spettatore interessato sicuramente sarà Maurizio Sarri che si è accasato a Londra, al Chelsea. Anch’egli è a punteggio pieno in questo scorcio di Premier, che con appena un mese di preparazione ha già saputo dare la sua impronta alla squadra. La rosa è stata rinforzata nei punti deboli riscontrati dal tecnico toscano insieme alla dirigenza. Kepa Arrizabalaga Revuelta, che con gli 80 milioni di euro versati all’Athletic Bilbao è diventato il numero uno piu pagato al mondo, sostituisce in porta Thibaut Courtois andato al Real Madrid. A centrocampo inoltre sono stati inseriti due innesti di qualità per poter sviluppare il calcio voluto dall’italiano. Sono arrivati Jorginho dal Napoli per 65 milioni di euro circa e Kovacic in prestito dai Blancos. Bakayoko, non ritenuto indispensabile, è andato in prestito al Milan; l’attaccante belga Batshuayi al Valencia; Pasalic, che continua il giro del mondo con l’ennesimo prestito, va all’Atalanta. 

    Come dicevo, la rivoluzione “sarriana”, avvenuta in poche settimane, ha già dato i suoi frutti. A parte il mozzicone di sigaretta in bocca e l’immancabile block notes in panchina, si è subito visto un Chelsea schierato con il 4-3-3, compatto e stretto in pochi metri. Il gioco parte palla a terra dalla difesa e, mentre l’azione si sviluppa, si notano subito i triangoli creati dai giocatori che agevolano il possesso palla. I terzini si comportano come visto a Napoli, uno rimane più basso mentre l’altro avanza andando a dare una mano nella fase offensiva. In queste prime partite è stato soprattutto Marcos Alonso a rendersi pericoloso nella manovra d’attacco e creando notevoli pericoli alle difese rivali. Con questo gioco, fatto di un continuo giro palla, si attirano gli avversari in pressing creando gli spazi necessari per poter avanzare. Ancora non si è ai livelli di Napoli ma, con solo pochi mesi di lavoro, i progressi sono incoraggianti. Forse la rosa non è così profonda per poter lottare fino alla fine per il titolo, ma Sarri ci ha abituati a veri e propri miracoli. L’Europa League potrebbe creare qualche distrazione di troppo, ma potrebbe anche rivelarsi un’ottima possibilità per salire alla ribalta europea e prendersi una rivincita sul presidente Aurelio De Laurentiis.

    A punteggio pieno troviamo anche il Tottenham di Pochettino. In un calciomercato milionario e pazzo come quello degli ultimi tempi, gli Spurs sono rimasti fermi, non hanno fanno nessuna operazione né in entrata né in uscita. Forse la conquista maggiore è stata quella di aver trattenuto tutti i pezzi pregiati di una rosa le cui stelle più luminose sono Dele Alli e Christian Eriksen sulla trequarti oltre che il centravanti Harry Kane. La squadra è cresciuta moltissimo alla guida dell’argentino, suo vero punto di forza ed invano corteggiato dal Real Madrid per il post Zidane. Costantemente nei primi tre posti nelle ultime tre stagioni di Premier, anche quest’anno vuole confermarsi ad alti livelli. 

    Tatticamente camaleontico come il collega spagnolo, Pochettino varia spesso schema di gioco a secondo dell’avversario, più o meno usando gli stessi giocatori. Nelle prime tre giornate: 4-2-3-1, 3-4-2-1, 4-1-2-1-2. Il gioco non si sviluppa in maniera tradizionale partendo dal basso verso un regista, ma principalmente sulle fasce, ovvero sfruttando le catene laterali. I difensori cercano spesso i terzini che avanzano sino a centrocampo o direttamente gli esterni di centrocampo più avanzati. Il pallone poi viene servito al centro con un cross per sfruttare le capacità fisiche ed il colpo di testa del centravanti Kane. La squadra attua raramente il pressing alto, si preferisce l’attesa dell’avversario e tenendo le linee strette si tenta di riconquistare palla. La fase offensiva è molto più curata rispetto quella difensiva per volere della filosofia del tecnico che preferisce una squadra più votata all’attacco. L’ultimo turno di campionato ha vista gli Spurs prevalere nettamente in casa del Manchester United. 

    La squadra di Mourinho, arrivata seconda la passata stagione ma a 19 punti dei rivali cittadini del City, è già in piena crisi. Una vittoria e due sconfitte non possono andare bene ad una squadra che parte ogni anno con l’obiettivo di vincere qualcosa. Gli acquisti sul mercato non erano quelli sperati dal portoghese e di conseguenza si è aperta una profonda divergenza con la dirigenza. A parte il brasiliano Fred in mediana, pochi altri movimenti inferiori. La squadra è rimasta sostanzialmente la stessa. Questa guerra interna, accentuata dai continui battibecchi mediatici con Paul Pogba, è sfociata in un duro sfogo di Mou, avvenuto nel post partita di lunedì scorso, contro la stampa che lo dava già per esonerato. La trama sembra la stessa che si è vista già in passato sulla panchina del Chelsea, con un finale già scritto: generosa buonuscita per levare il disturbo. Chissà se il portoghese arriverà alle due sfide ravvicinate (23 ottobre e 7 novembre) di Champions contro la Juventus di Cristiano Ronaldo

    Più staccata da queste c’è l’Arsenal. Il cambio sostanziale, invocato a gran voce dai supporters, è stato in panchina, dove da oltre 20 anni sedeva Arsene Wegner. Gli è succeduto lo spagnolo Unai Emery. La squadra è stata ritoccata con gli arrivi del portiere tedesco Leno dal Bayer Leverkusen (vincendo la concorrenza del Napoli al quale ha poi ceduto l’esubero Ospina), con il difensore greco Sokratis dal Borussia Dortmund e con gli “italiani” Stephan Lichtsteiner (Juventus) e Lucas Torreira (Sampdoria). A mio avviso, nonostante alcuni buoni giocatori, come il terzino Bellerin, il fantasista Mkhitaryan ed l’attaccante Aubameyang, non ha possibilità di arrivare tra le prime quattro. 

    Sorprendentemente e momentaneamente in testa a punteggio pieno insieme a Liverpool, Chelsea e Totthenam c’è anche il Watford della famiglia Pozzo. L’allenatore portoghese Marco Silva, andato all’Everton, è stato sostituito con lo spagnolo Javier Gracia. Stranamente anche per l’Udinese hanno scelto un tecnico della stessa nazionalità. Di Gracia sinceramente so poco. Prima dell’anno di pausa della scorsa stagione, aveva allenato in Russia al Rubin Kazan e prima ancora aveva avuto alcune esperienze in Spagna. L’inizio sembra promettente, staremo a vedere. Classico 4-4-2 e tra i protagonisti di questo scorcio di stagione c’è una vecchia conoscenza della Serie A, l’argentino Roberto Pereyra. Il mercato ha visto solamente piccoli movimenti. Il partente Karnezis è stato sostituito con un portiere di esperienza ed affidabilità Ben Foster (tra i migliori del campionato) dal retrocesso West Bromwich Albion. Sono anche arrivati i terzini Masina dal Bologna e Navarro dall’Espanyol. Per il resto tanti giovani. Stelle della squadra Deulofeu e Doucouré. Quest’ultimo è un centrocampista moderno, offensivo e col vizio del gol. Richarlison ha seguito all’Everton l'allenatore Silva in cambio di 56 milioni di euro.. la classica offerta che non si può rinunciare.

    Sorpresa in negativo, con tre sconfitte su tre, è invece il West Ham del neo arrivato Manuel Pellegrini, rientrato dalla Cina. Una buona squadra di metà classifica e nulla più. Per innalzare il tasso tecnico, a ChicharitoArnautovic e compagni si sono uniti Felipe Anderson, arrivato dalla Lazio per 38 milioni di euro, Andriy Yarmolenko dal Borussia Dortmund, Lucas Pérez Jack Wilshere dall’Arsenal. Al momento i risultati sono molto negativi. Vedremo se strada facendo le cose migliorearanno.

    Si preannuncia un’annata ricca di sorprese e con match molto avvincenti e combattuti. Sarri, Klopp, Pochettino.. la caccia a Pep è aperta!

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