Da Monaco a Monaco, quanta Juve c'è
Da Monaco a Monaco, quanta Juve c'è. Da quel 2 aprile 2013 a Monaco di Baviera al prossimo 22 aprile nel Principato di Monaco sono trascorsi poco più di due anni, calcisticamente parlando un'eternità guardando soprattutto ad un percorso che tra bassi (pochi) e alti (tanti) ha visto la Juve tornare ad un passo, ed uno soltanto, dalle grandissime d'Europa. Abbastanza per non illudersi, ma non troppo per evitare di sognare.
DA MONACO... - La Juve del 2 aprile 2013 era una squadra che si riaffacciava in punta di piedi al grande calcio europeo, nel pieno dell'ascesa firmata Antonio Conte. Ma anche una realtà che non poteva competere con un colosso come quel Bayern Monaco che ne fece un solo boccone, in Germania come allo Juventus Stadium: altri uomini rispetto a quelli di oggi, ma anche una mentalità da provinciale che è sempre stata allo stesso tempo più grande forza e massimo limite nel momento in cui ci si sarebbe aspettati il salto di qualità anche a livello europeo, come nella passata stagione. Era una Juve che, guardando al campo, non aveva ancora trovato la quadra per schierare un Pogba pronto ad esplodere insieme ai tre moschettieri Vidal-Pirlo-Marchisio. Era una Juve che, guardando alla scrivania, non aveva ancora la giusta solidità per imporsi sul mercato, dovendo, ad esempio, aspettare dodici mesi per arrivare a Llorente e strapagare un cavallino di ritorno come Giovinco, pur di completare un reparto d'attacco rimasto tallone d'Achille e meno all'altezza del palcoscenico europeo. Era una Juve a immagine e somiglianza di Conte, legata mani e piedi al proprio tecnico che ne rappresentava scudo totale ma anche l'unica vera prima donna, nel bene e nel male.
...A MONACO - La Juve dell'aprile 2015 è una squadra che sa reggere l'urto delle grandi, non ancora in prima fila ma nemmeno più indietro della seconda a livello europeo. Una Juve che grazie alla gestione di Max Allegri ha saputo ritrovare un'identità propria e che mette i giocatori al centro del proprio mondo: Conte dopo pochi giorni di ritiro ha abbandonato la barca, convinto che non ci fossero più le condizioni per continuare a migliorare. Una stilettata all'orgoglio di tutti quei campioni che hanno saputo smentirlo e che ora si preparano ad arrivare dove Conte non credeva si potesse. È una Juve che, guardando al campo, anche a livello europeo, grazie ad un sorteggio benevole il giusto, può puntare alla semifinale di Champions, anche dovendo rinunciare di volta in volta a elementi chiave come Pogba, Pirlo, Barzagli o Asamoah. È una Juve che, guardando alla scrivania, è stata sufficientemente solida da trattenere tutti i suoi campioni andando a completare la propria rosa senza perdere di vista il proprio percorso tra usato sicuro (vedi Evra) e giocatori di prospettiva (Morata e Pereyra), pronta a proseguire con Marotta e Paratici per altri tre anni. È una Juve a immagine e somiglianza di Allegri, quindi non legata ad un sistema tattico schiavizzante ma in grado di cambiare a seconda dei giocatori a disposizione e delle necessità del momento: anche ieri col Monaco si è vista una Juve capace di partire dal 4-3-1-2 caro al tecnico livornese, ma poi in grado se necessario di passare ad un 4-4-2 diverso ed al 3-5-2 di fine partita. È una Juve pronta al grande salto, che se dovesse riuscire a trovare la giusta brillantezza di testa e di gambe può puntare dritto al sole. Ma che prima deve completare senza voltarsi la sua personalissima corsa, dopo tantissima Juve già percorsa: da Monaco a Monaco il traguardo è proprio lì, a un passo.
Nicola Balice